L'arte al tempo del Covid-19: la tecnologia corre in aiuto

Blocco dei prestiti di opere e perdite economiche, ma anche una spinta alla divulgazione, sia pure virtuale. Allo studio del Mibact un canale sul modello di Netflix con storie-contenuti per valorizzare il patrimonio artistico 

Onelia Onorati

Il 18 maggio i musei riapriranno al pubblico. Un annuncio, quello del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che è stato accolto con soddisfazione da addetti ai lavori e privati cittadini. Anche se, sullo sfondo, restano ancora tantissimi dubbi e incognite sulle necessarie misure di sicurezza (in primis il cosiddetto “distanziamento sociale”) che dovranno essere adottate.

 

E non solo. Uno dei temi più delicati nella gestione del lockdown del mondo dell’arte è quello delle opere nazionali “bloccate” all’estero. Attualmente sono diverse le mostre fuori dai confini nazionali che hanno in consegna beni di proprietà di fondazioni private e musei italiani. Le improvvise misure di contenimento legate alla pandemia hanno costretto i proprietari a lasciarli fuori Italia senza poterli recuperare. 

I problemi, per gli addetti ai lavori, riguardano soprattutto la conservazione delle opere e l’estensione dell’assicurazione, assolutamente necessaria quando queste si spostano dalla propria sede museale naturale. Il museo di Capodimonte, ad esempio, ha aderito alla Mostra internazionale del Museo Kimbell in Texas prestando la “Flagellazione” del Caravaggio, che è ancora Oltreoceano.

A sua volta, poi, l’istituzione napoletana ha in consegna circa quattrocento tra sculture e disegni di Santiago Calatrava per la mostra monografica dedicata al grande architetto spagnolo.

 

In una situazione analoga si trovano alcune istituzioni private, come la Fondazione Sorgente Group di Roma che ha partecipato con due opere all’esposizione di Basilea “Gladiatore. La vera storia”. Valter Mainetti, che presiede la Fondazione insieme alla moglie Paola, ha concesso sia una scultura di Tigre rampante in marmo pavonazzetto del II sec. d.C., sia una Tigre incedente in marmo cipollino mandolato della fine del I sec. – II sec. d.C.

“Tra le finalità della Fondazione Sorgente Group - rileva Mainetti - vi è proprio quella di promuovere l’arte in Italia e in tutto il mondo. Le nostre opere rientreranno presto in Italia e fatti straordinari, come la pandemia, non devono scoraggiare la movimentazione delle opere d’arte nel mondo. Proprio grazie a questi eventi museali è possibile interessare e coinvolgere il pubblico, avvicinandolo all’arte e alla cultura. Le opere italiane concesse in prestito compiono un iter di controllo, sicurezza e tutela di altissimo livello grazie agli elevati standard imposti e al personale altamente qualificato. Attendiamo quindi il ritorno delle due pregevoli tigri, pronti ad accogliere positivamente altre richieste da parte delle istituzioni museali”. 

  

Ma proprio a causa del “blocco” dell’esposizione di Basilea, che ha riscosso interesse e successo, è saltata la replica nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, prevista ad aprile. E qui si evidenzia un altro aspetto critico. Per via di una serie di ricorrenze biografiche, il 2020 sarebbe dovuto essere un anno di grandi eventi. A Roma, ad esempio, uno dei progetti di punta era la mostra “Raffaello 1520-1483” organizzata in occasione del quinto centenario della morte dell’artista rinascimentale alle Scuderie del Quirinale. Aperta dal 5 marzo, aveva già registrato il tutto esaurito in termini di prenotazioni. Mario De Simoni, presidente Ales - Scuderie del Quirinale sta lavorando a un’estensione della mostra: “Le Scuderie del Quirinale sono attualmente impegnate nella richiesta di prolungamento dei prestiti, da coordinare con i 52 prestatori coinvolti nella mostra”.

“All’esito di questa fase saranno definite e comunicate le date esatte di ripartenza e di chiusura dell’esposizione. Al momento della riapertura – precisa De Simoni – saranno assicurate le condizioni di massima sicurezza, nel pieno rispetto delle indicazioni normative che fornirà il governo e di specifici protocolli.”

 

Eugenio La Rocca, archeologo di fama internazionale e professore emerito della Sapienza, ritiene che una soluzione praticabile per alcune grandi esposizioni sarebbe il loro prolungamento se, come sembra, a metà maggio ci sarà una progressiva e controllata riapertura degli spazi. “In casi di mostre ferme come Raffaello a Roma o Latour a Milano – afferma – sarebbe opportuno estendere il periodo di apertura al pubblico una volta che le misure di contenimento si saranno allentate. Non credo che le istituzioni che hanno prestato le proprie opere sarebbero contrarie a questa soluzione, anche perché in tutto il mondo i musei più importanti hanno ricevuto le stesse prescrizioni di chiusura”.

 

In termini economici, comunque, il lockdown ha prodotto e produrrà seri danni al sistema. Da marzo, quando il governo ha predisposto le principali misure di contenimento anti coronavirus, la perdita stimata per musei e spazi espositivi italiani è di venti milioni al mese. Questo senza contare l’indotto. Per fare un paragone, nel 2019 i musei statali hanno incassato 365 milioni di euro lordi, di cui 198 milioni di euro dai biglietti, circa 16,5 milioni al mese di media. Cifre che nei mesi primaverili, “alta stagione” della cultura, salgono inevitabilmente.

 

Ma se le perdite economiche appaiono già oggi piuttosto gravi, quelle strettamente culturali, forse, potrebbero essere più limitate. Sfruttando lo slogan #iorestoacasa il personale museale ha infatti continuato a mantenere un filo di Arianna molto saldo con il pubblico, sfruttando le nuove tecnologie per visite virtuali e ricerche . 

Il Mibact stesso ha moltiplicato la propria attività sui social e sui siti istituzionali. Soprattutto nei weekend. “È nel fine settimana che le famiglie amano dedicare tempo alla cultura e per questo manteniamo la buona abitudine di pubblicare contenuti aggiornati a ridosso del sabato”, spiegano al ministero. “Stiamo pensando a una sorta di Netflix della cultura, cioè un canale di contenuti che utilizza il linguaggio seriale per trasmettere pillole e storie relative al nostro immenso patrimonio artistico”. Qualcosa è già stato fatto. Sul canale ufficiale YouTube del Mibact ci sono oltre 70 contributi audiovisivi e sul sito web 785 appuntamenti virtuali divisi nelle categorie educazione, musei, archivi e biblioteche, teatro, musica e cinema.

Insomma, oltre a firmare di recente un decreto da 20 milioni di euro presi dai fondi istituiti con il decreto Cura Italia, il ministero guidato da Dario Franceschini sta investendo molto sulle nuove tecnologie e sui nuovi linguaggi per tenere viva e rilanciare l’immagine dell’arte italiana. Un patrimonio unico al mondo. 

 

Progetti che La Rocca considera molto interessanti anche sotto il punto di vista della cura delle opere d’arte: “Ci siamo abituati a garantire un’apertura dei musei sempre più ampia. Ma questo non sempre va nella direzione della tutela dei beni artistici, bombardati da migliaia di visitatori ogni giorno. Pensiamo a grandi realtà come il Colosseo o il Pantheon, letteralmente subissati di visite, contro piccoli spazi che posseggono capolavori spesso sconosciuti o poco considerati. Inoltre il museo dovrebbe essere soprattutto un luogo di cultura, di riflessione, non solo foriero di sviluppo turistico”.

“E allora ben vengano tecnologie come quelle dei droni e della realtà virtuale – prosegue – che sono in grado di fornirci contributi di una qualità visiva straordinaria. In questi giorni sui siti ufficiali di alcuni musei ho potuto cogliere alcuni dettagli dei dipinti come non sarebbe stato possibile nemmeno dal vivo, rispettando la distanza di sicurezza”.

E anche la Fondazione Sorgente Group si è attivata. “In queste settimane – annuncia Mainetti – stiamo valutando anche noi come rendere fruibili le nostre opere attraverso  le nuove tecnologie. Pensiamo ad esempio, a tour virtuali e video divulgativi a cura di esperti di storia dell’arte”. 

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