Ricetta seriale

The Regime, il Palazzo del potere di Kate Winslet

Su Sky Atlantic e Now arriva la ministerie firmata HBO che racconta di una piccola nazione della Mittleuropa governata da un regime autocratico. La recensione

Gaia Montanaro

Arriva stasera su Sky Atlantic e Now il primo dei sei episodi di "The Regime – Il Palazzo del potere", miniserie prodotta da HBO che racconta di un’immaginaria piccola nazione della Mitteleuropa governata da un regime autocratico. Al centro del potere c’è la cancelliera Elena Vernham (Kate Winslet, brava come sempre e forse più), leader debole e piena di paure, ossessionata dai germi e dalle malattie, folle e in parte disturbata che cerca di mantenere la propria influenza in una corte sui generis dove collaboratori zelanti tentano da un lato di tamponare le sue idiosincrasie, dall’altro di manipolarla.

 

 

La storia inizia con l’arrivo a palazzo del caporale Herbert Zubak, militare che non va tanto per il sottile e che viene assunto come guardia del corpo di Elena, preposto soprattutto a valutare per ogni stanza il livello di umidità data la fissazione della Cancelliera per la muffa. Con Zubak, Elena ha un rapporto strano fatto di eccessi d’odio accanto a momenti quasi introspettivi. L’uomo, non esente da pratiche autolesioniste, comincerà ad avere un’influenza sempre maggiore sulla Cancelliera fino a sembrare che possa lui stesso muovere i fili nella gestione del potere. Accanto a loro, vari personaggi – dalla collaboratrice Agnes, al figlio Oskar al marito Nicholas – si dispongono come una corte reale, ciascuno con il proprio ruolo e la propria funzione che li lega a Elena. La serie, ambiziosa come spesso accade per i prodotti Hbo, ha molti legami con un’aspra critica sociale del nostro presente (e molteplici sono i richiamini a personalità che oggi spadroneggiano, tristemente). È una farsa a tutti gli effetti e, si sa, la cosa più difficile da mantenere nella farsa è il tono.
 

The Regime non fa eccezione in questo, cercando – non proprio sempre in modo riuscitissimo – di mantenere l’equilibrio tra registro comico (nero), dramma e distopia farsesca appunto. Interpreti di prim’ordine agevolano questo equilibrio, a partire dalla Winslet ma i nomi sono tanti come Matthias Schoenaerts, Hugh Grant, Guillaume Gallienne e Andrea Riseborought così come la regia affidata a Stephen Frears e Jessica Hobbs. La serie è stata creata da Will Tracy, già presente in Succession con cui The Regime pare condividere un certo impianto drammaturgico, di shakespeariana memoria. Va da sé che qui i temi trattati sono più ostici, il linguaggio più sfidante e vi è qualche difficoltà di accesso in più. A livello visivo, tutto sempre impeccabile come di qualità, e scelte per contrasto, sono le musiche di Alexandre Desplat. Vale la visione del secondo episodio, per entrare nel mood e capire se può essere una interessante cup of tea.
 

Qual è l’estetica di The Regime? È quasi maniacale l’attenzione alla messa in scena che, come spesso accade nei prodotti seriali di fascia alta, diventa essa stessa un elemento drammaturgico preciso. Qui la location principale è un hotel di lusso che è stato scelto da Elena come sua residenza non appena ha preso il potere. Ampie vetrate, broccato quanto basta, ambienti dall’arredo classico. Girato per la gran parte in Austria, The Regime mutua colori che vanno dal verdone all’ocra, con sfumature di giallo spento. Costumi curatissimi che alternano abiti militari a vestiario quasi da alta moda. Una commistione che aumenta il senso claustrofobico e straniante della visione.

Qual è il tono della serie in tre battute?

"Mai respirare nella sua direzione, non vomitare e resta calmo".

"Tu non sei proprio nessuno, questo vuol dire che possono fidarmi. Vero?".

"Vi benedico tutti e benedico il nostro amore. Sempre".

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