Marcello Ciannamea durante la conferenza stampa per l'avvio del festival di Sanremo - foto Ansa

Diario sanremese

A Sanremo nasce un gran personaggio: il direttore Rai Marcello Ciannamea

Salvatore Merlo

Fiorello lo chiama "Ciannameaculpa", i giornali invece "il salviniano Ciannamea". In effetti è tutto un Salvini: ha l’aria di sapere molte più cose di quante non ne capisca. Ha tagliato il nastro rosso e stretto le mani al posto dell'ad Roberto Sergio, a casa con la febbre

Cos’è Sanremo? “Un racconto a tutto tondo che racconta a tutto il mondo”. Non è una filastrocca,  non è nemmeno una canzone di Alessandra Amoroso, ma sono le parole pronunciate da Marcello Ciannamea, il manager Rai responsabile di Sanremo, durante la conferenza stampa di apertura del Festival. Fiorello lo chiama “Ciannameaculpa” (egli è quello di Pino Insegno, insomma non precisamente uno che le azzecca tutte). I giornali invece lo chiamano “il salviniano Ciannamea”, senza nome proprio. Come uno si chiamerebbe Oreste o Camillo o Annibaliano. E lui, in effetti, è tutto un Salvini. Lo abbiamo ascoltato per 45 minuti mentre accumulava parole su parole alle quali tutto arrideva, tranne un senso, fino al capolavoro della filastrocca involontaria che sarebbe piaciuta forse a Gianni Rodari. O a Ionesco.

 

L’anno scorso, accanto ad Amadeus, c’era Stefano Coletta, ormai ex direttore dell’Intrattenimento Rai, padrone della scena con la sua aria da intellettuale di provincia  (è abbruzzese). Ma poiché gli hanno dato la colpa del bacio con la lingua tra Fedez e Rosa Chemical, adesso di fronte ai giornalisti del teatro Ariston si presenta lui, appunto: il “salviniano Ciannamea”. Eccolo. Uno che ha la passione dei tumulti lessicali. In inglese e in latino, niente meno. “Sanremo in primis è un aftersciò”, dice con l’aria di sapere molte più cose di quante non ne capisca. Poi: “È fondamentale l’importanza del multidevais”. Fantastico. E ancora: “Sottolineo il brand integrescion”. Anvedi. Infine un capolavoro che sembra fare il verso a “Boris”, la serie televisiva che a sua volta faceva il verso alla mediocrità dei dirigenti della Rai: “Puntiamo sempre di più alla qualità”. Qualità! Ecco. Lo urlava anche René Ferretti (prima di aggiungere rivolto all’attrice incapace e raccomandata dalla politica: “Cagna, cagna maledetta”).

 

Ciannameaculpa, altrimenti detto “salviniano Ciannamea”, è arrivato a Sanremo in treno come la maggior parte dei dipendenti e dei manager Rai. Noi stessi abbiamo preso questo treno speciale carico di genti e masserizie che nelle ultime settimane ha avuto il compito di trasferire, all’incirca, tutta Roma a Sanremo. La Rai, con i suoi quasi quindicimila dipendenti, è stata smontata, caricata sui vagoni e rimontata in questo paesone della Riviera ligure in cui attori, cantanti, leccapiedi, sottopancia, giornalisti, influencer, comici artritici, ballerini intorcolati e direttori generali di case discografiche sono stipati come olive in un barattolo. Mancano soltanto i trattori. Aria goliardica, sul treno speciale. Battuta gettonatissima dai dipendenti Rai: “Non ferma a Ciampino. Non ci sono ministri a bordo”.

 

Ospiti e dipendenti, agguerritissimi intorno ai gadget regalati da Trenitalia: cappellini, ombrellini, magliette e felpe. Quando a un certo punto ci si accorge che ci sono anche delle cuffiette wi-fi comincia la corsa a restituire felpe, magliette e cappellini per avere le cuffie. Grande assente, l’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio. A casa con l’influenza, Sergio ha dovuto guardare il direttore generale Giampaolo Rossi che tagliava nastri e stringeva mani al posto suo. Posto che Rossi potrebbe presto prendere per intero. Ieri fino alle due di notte grande festa di Vanity Fair, l’ultima prima dell’inizio della gara (stasera). Cantanti e Campari. Ma da oggi tutti sobri, perché ci si giocano i contratti discografici. Come direbbe “salviniano Ciannamea”: in primis good luck.

 

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.