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saverio ma giusto

Sintomi da Festival: 11 milioni di italiani in isolamento per Amadeus

Saverio Raimondo

L’Rt al 54,7 per cento di share, sabato il picco. Dubbio: ci si addormenta “con” o “per” Sanremo?

Con l’arrivo degli ascolti, la sala stampa del Festival di Sanremo 2022 si trasforma nel Comitato tecnico-scientifico. Amadeus è Gianni Rezza, il direttore Stefano Coletta fa Franco Locatelli. La curva blu degli ascolti mostra inequivocabilmente quanto il Festival di quest’anno sia contagioso, più che l’Ariston pare Omicron: quasi 11 milioni gli italiani in isolamento domestico davanti alla tv, compresi gli asintomatici – quelli che tengono il Festival acceso in sottofondo ma non lo guardano e nel frattempo fanno altro.

  

Senza giri di parole: con questi numeri, Sanremo 2022 è un lockdown di fatto. Molti minimizzano: “Sono solo le solite canzonette”, dice la dottoressa Gismondo; mentre molti medici denunciano che a causa di Sanremo gli altri problemi – l’Ucraina, l’economia, l’ambiente – finiscono in lista d’attesa. Ma l’incidenza del Festival è alta anche fra i giovani, e l’indice Rt segna il 54,7 per cento di share. Sulle chat i No Festival gongolano: la doppia dose di Amadeus non è servita a nulla, la gente se lo guarda anche con la terza, ora vedrai se l’anno prossimo non fa anche la quarta edizione. Secondo gli esperti, la curva degli ascolti è destinata a stabilizzarsi nei prossimi giorni, con un sostanziale plateau nelle serate di giovedì e venerdì; ma il picco dovrebbe essere raggiunto sabato con la finale. I dati sulla permanenza e la trasversalità del Festival preoccupano molto.

  

Si rischia un “long Sanremo”, con gente che ne parla o canta le canzoni anche nelle settimane successive, se non per mesi. E in molti ora sono preoccupati anche per i danni psicologici. In sala stampa comincia a farsi strada il dubbio se sia giusto o meno dare i dati d’ascolto tutti i giorni: creano ansia da prestazione, e forse andrebbero spiegati meglio, per esempio quanti sono quelli che si addormentano “per” Sanremo e quanti quelli “con” Sanremo? Un conto è chi a fine giornata si mette sul divano già stanco, e si addormenta davanti alla tv qualunque cosa trasmettano; un conto è quello che ha preso sette caffè durante il giorno per guardare il Festival fino alla fine ma già alla sesta canzone gli casca la testa sul petto.

 

Alcuni virologi sbottano contro Sanremo: “Con questi numeri meglio chiudere prima, tipo a mezzanotte”; ma sarebbe un duro colpo per l’economia – gli sponsor hanno pagato gli spazi pubblicitari fino all’una di notte – quindi Amadeus tira dritto e tira tardi. Ma quali sono i sintomi di Sanremo 2022? Secondo i critici, la perdita di gusto e udito è riscontrabile in quelli che hanno apprezzato la canzone di Ana Mena. Ma anche dolori e malessere generale, soprattutto fra noi che il Festival lo seguiamo in prima linea. Mangiare bene qui è sempre difficilissimo (ieri una frittura di totani non sapeva di niente, ho fatto un molecolare e non è Covid, era proprio la frittura), e l’acidità di stomaco ti corrode dentro come fosse salsedine. Le restrizioni inoltre peggiorano il quadro: la sala stampa con i divisori in plexiglas non favorisce il clima goliardico delle passate stagioni, e il sistema dei pass della Rai è più complesso di quello governativo (quello in mio possesso mi dà accesso al Casinò ma non all’Ariston né al Green Carpet, ribattezzato dopo il passaggio dei cantanti Super Green Carpet). Inoltre in giro c’è meno gente che alla vigilia del Festival: è bastato che l’altra sera in piazza Bresca, centro della movida sanremese, uno starnutisse che i locali si sono tutti svuotati.

 
Ma al Festival – a parte Zalone – non si parla del virus: a tenere banco anche qui è il tema della riforma elettorale. Pure Sanremo si interroga se non sia il caso di cambiare il sistema di voto: l’attuale è maggioritario, con il televoto che dà il premio di maggioranza; ma in molti chiedono un ritorno al proporzionale. Cosa cambierebbe? Sostanzialmente con il proporzionale a Mahmood e Blanco sarebbe convenuto presentarsi in gara con due pezzi distinti, per poi unirsi in duetto solo alla finale, dopo il voto ma prima della classifica definitiva. Ma se dovessero vincere il Festival anche con questo sistema maggioritario, difficilmente le case discografiche troverebbero l’accordo per una riforma.

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