Vittorio Sgarbi (foto LaPresse)

Altro che futuro, alla Rai c'è solo una persona che monitora quel che gira sul web

Lorenzo Marini

Cosa fa Celestina Pistillo, dell'ufficio stampa di Viale Mazzini, quando si trova davanti a una polemica social scatenata da uno dei programmi della tv di stato

Roma. Come in molti settori, a cominciare dalla mancanza di un decente portale web d’informazione (il cui progetto in passato fu affidato a Milena Gabanelli ma poi non se ne fece nulla), la Rai è indietro anche nel campo dei social network. Nel senso che non c’è un gruppo di lavoro adibito al solo universo di Facebook, Twitter, Instagram e Telegram. Nessuna “bestia” in stile Matteo Salvini dentro Viale Mazzini. Se prima questa funzione veniva gestita all’interno della sezione digital, ora il monitoraggio di quello che riguarda l’azienda sul web è praticato da una persona sola. Si chiama Celestina Pistillo e fa parte dell’ufficio stampa Rai. Da quando si è insediato il nuovo vertice, Pistillo è stata inserita nello staff del direttore della comunicazione Marcello Giannotti. E’ lei che, facendo un gran lavoro, aggiorna le pagine ufficiali di mamma Rai sul web e monitora i commenti sui social alle trasmissioni della tv di stato. Non è un compito completamente solitario, che sarebbe impossibile. Ogni rete ha una figura simile, che si occupa di aggiornare la pagina Fb e Twitter del canale in questione. Poi ogni programma importante, da “Domenica in” a “Che tempo che fa”, ha una persona che si occupa dei social. Quando c’è una crisi, ovvero un programma o un personaggio viene bersagliato da attacchi o insulti sul web oppure diventa trend topic, i vari responsabili social chiamano Pistillo che, a suo volta, si consulta col suo superiore, Giannotti. Se la piccola frana diventa una valanga, viene informato anche l’amministratore delegato, Fabrizio Salini. Poi il vertice decide il da farsi, a seconda di quanto il caso “monta”. Si può non fare nulla o si può diffondere un comunicato che, oltre a comparire sui social, viene mandato ad agenzie e media. Ma si può arrivare anche alla sospensione o alla chiusura di un programma. E’ molto raro, ma è accaduto.

  

 

Per esempio, nella passata gestione, col programma di Paola Perego, “Parliamone sabato”. In una puntata del marzo 2017 in studio venne mostrato un decalogo sul perché gli uomini italiani dovrebbero preferire le donne dell’est. Una lista con voci del tipo: “Sono casalinghe perfette e fin da piccole imparano i lavori di casa” o “non frignano, non si appiccicano e non mettono il broncio”. Alla fine della trasmissione si scatenò l’inferno proprio su Facebook e Twitter. A cascata, poi, arrivarono dichiarazioni critiche da numerosi esponenti politici. Dopo giorni di polemiche, l’allora dg, Antonio Campo Dall’Orto, e il direttore di Raiuno, Andrea Fabiano, decisero di chiudere il programma. Provvedimento che provocò non pochi scossoni in azienda, dato che la Perego è moglie di Lucio Presta, uno dei più potenti manager e produttori della tv.

   

Sempre in epoca Campo Dall’Orto, un’altra tempesta web avvenne quando, nel luglio 2016, Raidue censurò un bacio gay tra due uomini all’interno di una puntata della serie tv americana “Le regole del delitto perfetto”. La notizia della censura scatenò subito migliaia di utenti social e arrivò pure oltreoceano all’attore protagonista, che la rilanciò sul suo profilo Twitter ai suoi oltre 300 mila follower. Una figuraccia mondiale. Così l’allora direttrice di rete, Ilaria Dallatana, decise di rimandare in onda la puntata qualche giorno dopo in versione integrale.

   

 

L’ultimo caso, a novembre di quest’anno, ha riguardato Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte ha pronunciato parole discriminatorie verso le donne (del tipo “meglio se stanno a casa”) all’interno del programma di Raiuno “Vieni da me” senza alcuna obiezione da parte della conduttrice, Caterina Balivo. Anche in questo caso gran casino sul web, qualche tirata d’orecchi, ma nessuna conseguenza. “Il fatto è che i social sono diventati i primi ricettori di quel che accade. Le cose si vengono a sapere da lì. Se c’è una scossa di terremoto, lo sappiamo da quelli che l’hanno sentita e lo scrivono in diretta sul web. Così la tv: se succede qualcosa in video, un tempo i telespettatori intasavano i centralini di via Teulada, oggi scrivono su Fb e Twitter”, racconta una fonte aziendale. Ormai i social sono importanti protagonisti anche in tv e possono contribuire in maniera determinante al successo o al flop di un programma. Per questo, forse, Viale Mazzini dovrebbe dotarsi di un ufficio ad hoc, con un gruppo di lavoro più ampio, pronto a captare da che parte tira il vento del web su ciò che va in onda. Non una bestia, ma almeno uno cagnolino.

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