Fiorello (foto LaPresse)

Fiorello, il Maestro Manzi 2.0

Andrea Minuz

“Non è mai troppo tardi” ci insegnava a leggere e scrivere, lo showman traghetterà gli spettatori della Rai nell’epoca dello streaming. Intanto il suo format nazional-popolare mette tutti d’accordo (come sempre)

Forse è l’unico show possibile nell’epoca dei tweet. Un quarto d’ora. Una lezione di stile, rapidità, leggerezza per una tv italiana inchiodata a format e talk e domeniche “In” o “Live” che si sbrodolano dai duecento minuti in su. Tra le cose migliori viste nella prova generale di ieri segniamo intanto la battuta sul Pc (“Quelli della Croce rossa ormai dicono è come sparare sul Pd”); e poi Baudo padrino, seduto su una poltrona in stile Gomorra che benedice il picciotto Fiorello, il direttore generale bambino che vuole la “trap” (sicuramente in quota M5s), l’effetto vagamente straniante di ritrovarsi Calcutta col K-way in prima serata su Rai 1 (Achille Lauro era già passato da Sanremo e ormai si usa in quota “Renato Due Punto Zero”, dunque anche in macchina con la Carrà per fare la coppia “camp”).

 

Fiorello però è una garanzia. L’unico format nazional-popolare che mette tutti d’accordo, in un momento storico in cui nessuno è d’accordo su niente. Forse oggi l’unico erede della tv di Arbore e Boncompagni, senza la loro vena “surreale”, imprevista, anarcoide, ma ugualmente votato alla religione dell’entertainment. Stavolta però lo attende una missione epocale: spiegare agli italiani a cosa serve RayPlay, ora che è stata resettata, restaurata, e completamente rimodellata con l’interfaccia di Netflix. Insomma, ci siamo arrivati anche a viale Mazzini, è ora che se ne accorgano anche gli abbonati.

 

Il Maestro Manzi ci insegnava a leggere e scrivere, Fiorello traghetterà gli spettatori di Montalbano e Don Matteo nell’epoca dello streaming, banda larga e tracollo delle infrastrutture permettendo. Vedremo come andrà. Intanto ieri sei milioni e mezzo di spettatori gli hanno dato ragione. Ma il vero vincitore è proprio Rai 1. La rete ammiraglia, la prima, la più vecchia, istituzionale, lottizzata di sempre si scopre improvvisamente più “avanti” di tante altre, pubbliche o meno. Bruno Vespa rinnova Porta a Porta portando Saverio Raimondo dalla stand-up comedy di Netflix al salotto del talk più anziano della televisione italiana; Fiorello & Co. proveranno, mai come prima sin qui, a legare insieme due parole che da noi sono separate da una distanza siderale: “servizio pubblico” e “piattaforme streaming”. È in fondo anche questa una bella vendetta delle Istituzioni.

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