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Egemonia tecnologica

Quanto deve affinarsi Aleph Alpha, la risposta europea all'IA tutta americana

Pietro Minto

L'Ue va di corsa per recuperare il grande ritardo nello sviluppo delle intelligenze artificiali. Tante promesse ma nulla di concreto: vige ancora lo strapotere delle aziende statunitensi

Se volessimo riassumere l’ultimo anno nel campo tecnologico finiremmo per parlare quasi esclusivamente di intelligenze artificiali, con il successo di OpenAI, la sua alleanza con Microsoft, le scommesse di Google e la rincorsa di Meta, mentre realtà indipendenti come MidJourney si impongono nel mercato. Siamo al punto in cui la sigla “I.A.” sembra avere un potere magico: basta aggiungerla a una presentazione di una startup per ottenere attenzioni. E fondi. 

C’è solo un problema: tutte le aziende citate finora sono statunitensi e operano, nella maggior parte dei casi, nella Silicon Valley californiana, mentre il resto del mondo sta a guardare. In Cina, giganti locali come Baidu e Tencent sono stati costretti ad accelerare i loro progetti sulla scia di ChatGPT, e anche l’Unione europea sembra essere in ritardo. Lo scorso giugno aveva fatto parlare di sé Mistral AI, una startup francese fondata da ex dipendenti di Google e di Meta, che in appena un mese di vita aveva raccolto 105 milioni di euro di investimenti. Grandi annunci, le solite promesse di rispettare la natura “aperta” e trasparente delle IA ma nulla di concreto: furono l’hype legato al settore e la paura degli investitori di perdere il treno del momento a trainare gli investimenti su Mistral, che non ha ancora prodotto alcunché. 

Il ritardo europeo nell’ambito che, a detta dei più, sarà tra i più importanti per il nostro futuro comincia a preoccupare anche le istituzioni europee. All’inizio del mese il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Marie, ha detto di essere fiducioso di poter avere una “OpenAI europea” entro cinque anni e ha invitato l’Ue a investire e innovare nel settore prima di regolare le tecnologie americane. Il rischio, secondo quanto riportato dal Figaro, sarebbe la perdita dell’indipendenza del vecchio continente a causa dello strapotere dei giganti della Valley anche nelle IA.

A oggi la migliore speranza continentale per evitare questo scenario sembra essere Aleph Alpha, un’azienda con sede a Heidelberg, in Germania, fondata da Jonas Andrulis, quarantunenne tedesco che in un’intervista a Wired ha scherzato sullo storico approccio europeo nei confronti del settore digitale: “Mi sta molto a cuore aiutare l’Europa a dare un contributo che sia diverso dal banner dei cookies”, ha detto in riferimento al fastidioso avviso che tutti i siti internet devono mostrare per operare nel territorio dell’Unione. Quella dei cosiddetti cookies è forse la superficie più visibile del GDPR, il Regolamento generale sulla protezione dei dati entrato in vigore nel 2018, che ha segnato il rapporto delle istituzioni europee con Big Tech. L’Ue ha da sempre un approccio critico e cauto con questo settore, come dimostra anche la legge europea sulle intelligenze artificiali approvata lo scorso giugno, ma c’è chi teme che queste norme possano ledere lo sviluppo tecnologico dell’Ue, azzoppandola in un momento cruciale.

Aleph Alpha ha dichiarato di avere circa diecimila clienti, tra aziende e istituzioni, ai quali offre un modello linguistico per redigere report finanziari o produrre chatbot per il servizio clienti. Secondo Andrulis, questa domanda dimostrerebbe l’importanza di produrre tecnologie simili in Germania, “specie quando si ha a che fare con istituzioni governative che vogliono chiaramente una soluzione sviluppata e con sede in Europa”. Nel corso degli ultimi mesi, aziende come Apple, Spotify e Amazon hanno vietato ai loro dipendenti di usare ChatGPT per il timore di leak o del “rischio di perdere il controllo delle informazioni dei clienti”, come ha spiegato  Verizon, un’altra realtà che ha fatto una scelta simile. 

L’OpenAI tedesca ha quindi una missione importante su cui un pezzo di Europa scommette molto. Ciò nonostante, il confronto con i prodotti statunitensi è ancora poco favorevole per la scena europea: “Chiunque abbia interagito con modelli linguistici capisce che questo non è il migliore che ci sia”, ha dichiarato Nicolas Moës, direttore di Future Society, no profit specializzata in IA, parlando di Aleph Alpha.