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Lo scontro

Musk è sempre in rissa, Zuckerberg ritrova l'insperata coolness del sano di mente

Pietro Minto

Che la sfida al Colosseo si svolga o meno poco importa, ormai il seme è stato gettato. La crisi di Twitter, il lancio di threads sulla piattaforma Meta e il jiu-jitsu brasiliano 

Come siamo finiti a parlare piuttosto seriamente di un possibile scontro fisico, in sede pubblica, magari al Colosseo, tra due dei ceo più noti e ricchi al mondo, Elon Musk e Mark Zuckerberg? Che l’incontro si svolga o meno, ormai poco importa: il seme è stato gettato e a farlo è stato quello che a tutti sembra essere il meno preparato dei due, il capo di Tesla e Twitter, Musk, mentre il fondatore di Facebook ha dovuto solo accettare la sfida, dopo che da anni si prepara ossessivamente nelle arti marziali. Più precisamente, il brazilian jiu-jitsu, fatto di lenti abbracci tra i combattenti e tentativi di rovesciamento a terra, terreno sul quale “Zuck”, il più grigio tra i founders della Silicon Valley, si è già fatto notare in qualche combattimento. Ai risultati sul campo possiamo aggiungere il giudizio del suo coach personale, squisitamente fantozziano, secondo cui Zuckerberg “eccelle, è tra i migliori studenti che abbia mai avuto”.

Per quanto strano, il match è legato strettamente alla travagliata gestione di Twitter da parte di Musk, che nello scorso fine settimana ha attraversato una nuova crisi quando il sito ha limitato il numero di tweet visibili dagli utenti in un giorno (limite che riguarda anche chi paga per il servizio Twitter Blue). Prima della bizzarra decisione – dovuta secondo alcuni ad alcune fatture Google Cloud mai pagate, che hanno mandato in tilt l’infrastruttura del social – Meta si stava già preparando al lancio, previsto per i prossimi mesi, di Threads, un servizio di Instagram (proprietà del gruppo) piuttosto simile a Twitter. Secondo le rivelazioni del sito The Verge, la nuova app sarebbe stata presentata internamente come “la nostra risposta a Twitter”, precisando che il social sarà “gestito in modo sano”, con tanto di risatine di scherno all’indirizzo di Musk.

Insomma, guerra aperta. Anzi, una rissa che al momento vede Zuck in vantaggio dal punto di vista anche mediatico. Non succedeva da molti anni che il fondatore di Facebook godesse di una leggerissima brezza a favore della propria immagine, dopo almeno un quinquennio di scandali, rivelazioni, interrogazioni presso il Congresso, attacchi sia da destra che da sinistra, e whistleblower. Nel lontano 2018 l’edizione statunitense di “Wired” mise in copertina un fotomontaggio che mostrava il volto del fondatore tumefatto, raccontando “i due anni che hanno sconvolto Facebook”, dopo la Brexit e l’elezione di Donald Trump. 

Si torna sempre lì, alle botte. Anche perché è stato lo stesso Zuckerberg, lo scorso anno, a rivelare al podcast “The Joe Rogan Experience” il disagio che provava a causa del suo lavoro: “Quasi ogni giorno mi sveglio ed è come essere preso a pugni sullo stomaco”. Per molto tempo aveva provato a correre “ma il problema della corsa è che si pensa molto”; complice la pandemia – e la notevole palestra privata a sua disposizione – si è avvicinato alle arti marziali, di cui lo stesso Rogan, comico e commentatore sportivo, è grande fan. Qui ha trovato un modo di “resettare” il proprio cervello e non pensare per qualche ora a fake news, metaversi e scandali vari.

Dall’altra parte del ring troviamo invece Elon Musk, capo di Tesla ma anche appassionato condivisore di meme su Twitter, ex beniamino liberal trasformatosi in punto di riferimento di un pezzo di destra statunitense. Nei giorni scorsi, però, la sua gestione del social è stata messa in discussione dalle scelte scellerate di cui sopra, che hanno prima limitato l’accesso a milioni d’utenti e poi creato seri problemi al sito stesso che a oggi sono stati commentati solo superficialmente. Nel frattempo, Fox News l’ha accusato di voler “attaccare briga con l’America” e persino di “estorsione”, mentre c’è chi specula che il suo obiettivo sia distruggere Twitter per favorire Trump. Anzi no, DeSantis. O forse… i democratici? Non è chiaro. 

Quel che è certo è che, dopo anni di purgatorio, Mark Zuckerberg sembra avere l’occasione di riscattare la propria immagine, diventando agli occhi dei più un ceo normale. Forse addirittura cool, almeno per gli standard della Valley. Ma soprattutto “sano”.

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