Prospettive
Il redivivo Zuckerberg. Così Meta ha accettato la realtà e rinnovato il suo corso
Un’azienda senza direzione, costretta a inseguire il vento e la concorrenza. Tuttavia il piano di Menlo Park, che consiste nel non avere un piano, sta funzionando. Dopo il fallimento del metaverso il futuro di Facebook e Instagram è TikTok
Un anno e mezzo fa, nell’ottobre del 2021, Mark Zuckerberg mostrò al mondo le meraviglie digitali del metaverso, tecnologia di frontiera alla quale dedicò il rebranding del gruppo che comprende Facebook, WhatsApp, Instagram e altre realtà, che cambiò appunto nome in Meta. All’epoca il metaverso aveva due funzioni principali: la prima era di fornire un orizzonte a cui far tendere l’intero gruppo (e, chissà, tutto il settore tecnologico), rendendo il gruppo pioniere in qualcosa, finalmente; la seconda, più celata, di fungere da diversivo alla lunga sequela di scandali, accuse e udienze presso il Congresso che avevano caratterizzato gli ultimi anni dell’azienda.
Certo, Facebook era già all’epoca percepita come “da boomer” e snobbata da sempre più fasce d’età, Instagram soffriva una crisi di mezz’età che rischiava di condannarlo a un destino simile, mentre dalla Cina spuntava TikTok a rimettere tutto in discussione; sì, era tutto vero. “Però,” poteva dire Zuckerberg, “il metaverso...”. Già all’epoca, quindi, la discussa nuova frontiera della realtà virtuale, in cui immersione e social si sarebbero fusi magicamente, sembrò a molti un astuto stratagemma pensato per tranquillizzare gli investitori – piuttosto nervosi e assetati di novità – e i tanto temuti “regulators” di Washington, che con Joe Biden alla Casa Bianca sembravano pronti a intervenire sui cattivoni delle Big Tech.
E’ passato circa un anno e mezzo, come detto, ed è interessante notare quante cose siano cambiate da allora. Il metaverso ambiva a cavalcare l’onda alta delle criptovalute, con tutte le speculazioni su Nft e Web3 del caso, che oggi stanno attraversando un complesso “inverno” di interesse e, soprattutto, investimenti. Ma soprattutto, il metaverso doveva aprire la porta alla nuova epoca dei social media, in cui il modello Facebook si sarebbe evoluto, facendosi avatar e immergendosi in un mondo virtuale pieno di pubblicità vendute da Meta. E invece, colpo di scena: il crypto potrebbe non tornare più quello di prima e la nuova epoca dei social c’è già, ma l’ha inaugurata TikTok, costringendo Meta a ripensare da capo sia Facebook che Instagram.
Nonostante tutto, i caotici mesi che ci separano dal flop del metaverso non sono stati così terribili per Zuckerberg, che può contare su un panorama digitale del tutto trasformato, in cui il bersaglio dei media e della politica – per una buona volta – non è la sua azienda. Rimaniamo su TikTok, di proprietà della cinese ByteDance e sotto il fuoco incrociato di Stati Uniti e Unione europea, entrambi sospettosi dei legami dell’azienda con il governo di Pechino. Nelle ultime settimane il rischio di una messa al bando dell’applicazione – la più in voga tra gli utenti più giovani – è aumentato ulteriormente a seguito della decisione, da parte della Commissione europea, di vietarla sui dispostivi di lavoro dei suoi dipendenti, per questioni di sicurezza. Una vicenda che si trascina da una parte e l’altra dell’Atlantico ormai da tempo e che ha contribuito a diminuire il peso mediatico di vicende che, in questi mesi, hanno colpito proprio Meta, come la recente multa da 390 milioni di euro da parte dell’Ue per l’uso del tracciamento dei dati nelle sue pubblicità.
E poi c’è Twitter, social network da sempre minore in termini sia di utenti che di fatturato, che recentemente ha tenuto occupati giornalisti e osservatori, intenti a raccontare in presa diretta le avventure di Elon Musk, già capo di Tesla, all’interno dell’azienda che ha comprato – a quanto pare avventatamente – per 44 miliardi di dollari. L’arrivo di Musk ha rappresentato, almeno dal punto di vista simbolico, la fine di un’èra per l’intero settore dei social, sia per l’uso ad personam del social fatto dall’imprenditore, sia per i feroci tagli al personale che hanno desertificato le sedi dell’azienda. Twitter non è stata l’unica a licenziare, sia chiaro: gran parte delle realtà del settore – da Microsoft in giù – hanno tagliato personale, anche se meno caoticamente di quanto fatto da Twitter.
E Meta? Meta ha tagliato undicimila posti di lavoro lo scorso novembre, chiudendo uffici e aprendo una nuova stagione, particolarmente apprezzata da Zuckerberg, all’insegna dell’ottimizzazione. Il risultato è stato ottimo, se si guardano i numeri, con il gruppo che è tornato a crescere dopo anni di plateau e stanchezza generale. Secondo il sito Insider, “Zuck” ci avrebbe preso gusto e starebbe preparando nuovi tagli di investimenti e personale, dopo aver investito circa dieci miliardi di dollari nel fallimentare metaverso, facendo perdere a Meta 800 miliardi di valore dal picco post-pandemico. Dopo il tonfo del novembre del 2022, quando il titolo di borsa di Meta sfiorò i 90 dollari, oggi è verso i 170-180 dollari ad azione, anche grazie alla scomparsa del metaverso dai piani dell’azienda. Secondo Valerio Bassan, esperto di strategia editoriale e autore della newsletter Ellissi, “l’attuale situazione potrebbe rivelarsi un vantaggio per Meta, che aveva bisogno di spostare l’attenzione degli investitori lontano dal metaverso e dai miliardi di dollari investiti finora con risultati mediocri. Ora l’azienda potrà riposizionare i propri investimenti nel settore della realtà virtuale in modo più equilibrato”, magari pensandolo come uno strumento per un certo tipo di pubblico specifico, non per tutti.
Oggi Meta parla di sé come se la parentesi che gli ha dato il nome non fosse mai successa, una strategia di ipnosi collettiva che sembra dare i suoi frutti. Zuckerberg parla di ottimizzazione e dei Reels, il formato inventato per fare fronte a TikTok, ma soprattutto ammette la trasformazione radicale ormai accettata dal gruppo: i social non servono più a vedere le foto e i commenti di amici e parenti, ma per consumare contenuti caricati da account terzi, scelti da un algoritmo sulla base delle nostre preferenze. Il futuro di Facebook e Instagram, quindi, è TikTok: eccola l’accettazione a cui Meta è arrivata dopo aver provato invano a costruirsi un piano B irrealizzabile.
E se il mondo lì fuori dovesse cambiare ancora, basterà adeguarsi, clonando prodotti altrui e investendo sulla tecnologia del momento. Ad esempio, le intelligenze artificiali, su cui Meta ora punta molto, dirottandovi nuove risorse e fondi per inseguire Microsoft e Google. A dire il vero, le IA non sono una novità per Meta: è un settore su cui investe da tempo ma che non aveva mai avuto un ruolo identitario all’interno dell’azienda, a differenza della realtà virtuale, ad esempio, su cui Zuckerberg ha puntato sin dal 2014, quando Facebook comprò Oculus Rift.
Gli ultimi sedici mesi del colosso di Menlo Park mostrano un’azienda senza direzione, costretta a inseguire il vento e la concorrenza, da TikTok a OpenAI, e ormai incapace di imporre il proprio modello al settore dei social che da sempre domina. Quanto a Zuckerberg, come ceo ha bruciato miliardi per un giocattolo costoso e impossibile, prima di adeguarsi al nuovo corso, e tagliare il tagliabile. La cosa bella è che il piano (che consiste nel non avere un piano) sta funzionando.
Limiti e concorrenza