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Pericoli digitali

Ai volti finti nei video ora si aggiungono anche le voci. Biden e Trump in un videogioco

Pietro Minto

Un genere di contenuti molto in voga su TikTok: sono l’ultimo esempio di deepfake, versione sonora di un fenomeno apparso nel 2017 che prevede l’utilizzo di intelligenze artificiali per creare sembianze umane super realistiche e che potrebbe presto essere impiegato per la disinformazione

"Oggi era andato tutto bene. Sono andato a golf, ho fatto qualche buca in uno. Volevo giocare a Overwatch per concludere la giornata ed ecco il fottuto Biden a rovinarmi la giornata”. A parlare è, o così pare, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump: lo si vede su TikTok, in una breve clip in cui veste i panni di un gamer – l’appassionato di videogiochi – alle prese con una partita a Overwatch, noto videogame in cui è possibile giocare online con gli amici alla stessa partita. Trump sembra arrabbiato, infastidito da Biden, che risponde per le rime interrompendo il flusso di coscienza di The Donald con dei laconici “Don’t care” (“Non mi interessa”).

Peccato che nulla di tutto questo sia accaduto veramente. Il video è uno dei contenuti proposti dall’account TikTok @voretecks, che sembra essersi specializzato nella riproduzione realistica delle voci di Trump, Biden e Obama alle prese con delle assurde discussioni tipiche da smanettoni. L’effetto comico è indiscutibile, come dimostra il milione e mezzo di like raccolti da @voretecks in pochi giorni, così come la capacità di questi audio di convincere – specie se ci si dimentica per un istante dell’assurdo contesto da gamer.

 

I video in voga su TikTok sono infatti l’ultimo esempio di deepfake, la versione sonora di un fenomeno apparso nel 2017 che prevede l’utilizzo di intelligenze artificiali (per la precisione di Gan, reti antagoniste generative) per creare volti umani super realistici. I deepfake già in passato avevano fatto molto discutere poiché possono essere usati per inserire i tratti facciali di persone reali in video preesistenti: a popolarizzare il termine, all’epoca, era stato un utente di Reddit che produceva filmati pornografici applicando i volti di personaggi famosi (perlopiù femminili) su quelli di attrici porno. I deepfake nacquero quindi come tecnologia prestata all’abuso del consenso altrui, ma le loro potenzialità sono varie, come dimostra @voretecks. Gli esperimenti del profilo TikTok sono soprattutto un campanello d’allarme in vista delle prossime elezioni statunitensi, previste per il 2024, in cui quelle stesse voci si sfideranno per la Casa Bianca. Ed è probabile che il dibattitto politico e mediatico, soprattutto online, sarà pieno di audio simili, magari con un testo più realistico, e quindi ancora meno distinguibile da un documento originale.

 

A dire il vero, qualcosa del genere sta già succedendo. La scorsa settimana è stata diffusa su Twitter una registrazione in cui si sentiva Paul Vallas, candidato a sindaco di Chicago, dire cose piuttosto controverse sui casi di violenza nella polizia statunitense. A pubblicarlo, un profilo prontamente cancellato poche ore dopo, quando qualche utente ha scoperto l’inganno: l’audio era stato generato con le IA, era un deepfake. Allegata al tweet originale, per facilitarne la diffusione, c’era anche un’immagine della frase  spacciata come reale.

Non è difficile immaginare che questi screzi elettorali locali siano solo le prove generali di una tecnologia di disinformazione che nel giro di un anno potrebbe creare e disfare interi cicli di notizie e generare scandali infondati. Nei giorni scorsi, un gruppo di commentatori vicini all’estrema destra americana hanno pubblicato un video deepfake “satirico” in cui Biden annunciava il ripristino della leva obbligatoria – come nel corso della guerra in Vietnam – per sostenere l’Ucraina.

 

Una fandonia piuttosto palese che era però sostenuta da audio e video abbastanza credibili – specie se visionati sullo schermo di un telefono – da beffare molti utenti. Una delle persone che ha condiviso il filmato è stata Jack Posobiec, vecchia conoscenza dell’alt-right americana, che l’ha mostrato come “un’anteprima esclusiva di quello che succederà”. Per quanto strano, Posobiec si riferiva ai toni marziali di Biden e allo spettro della leva militare, non alla possibilità di creare filmati a un prezzo irrisorio e in pochi secondi, in cui l’uomo più potente del mondo può dire qualsiasi cosa, da un bisticcio tra gamer a  una dichiarazione di guerra.

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