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Lo Stato dell'Unione

Biden cerca l'applauso del Congresso, ma riceve anche fischi

Luciana Grosso

Il presidente degli Stati Uniti, nel suo tradizionale discorso, ha provato a dialogare con il Partito repubblicano, che ora ha la maggioranza alla Camera. Questo è quello che ha ottenuto

Lo stato dell’Unione è buono, ha detto Joe Biden, presidente americano, nel suo discorso tradizionale al Congresso, perché la struttura e la “spina dorsale” sono buone. Ma il lavoro da fare è tanto perché questa spina dorsale resti davvero solida.

Tra qualche schiamazzo del Partito repubblicano e un invito da parte dello stesso Biden ad applaudire sui temi bipartisan, il presidente ha detto di voler puntare sul piano Buy American e sul rilancio della manifattura americana, strada che considera maestra (anche se lunga) per rilanciare l’economia e l’occupazione e, tra l’altro, spedire in soffitta dopo quasi trent’anni la globalizzazione; ha detto di essere pronto a lavorare con il Congresso a maggioranza repubblicana per trovare una soluzione sul debito (anche se non si sa con quali margini di manovra), e ha detto anche di essere pronto a mettere il veto su qualunque testo dovesse uscire dal Congresso e che comporti tagli alla spesa sociale.

Ha detto anche, tanto per fugare ogni equivoco e per mettere in chiaro che un’agenda presidenziale è faccenda fatta di distinzione consapevole tra giusto e sbagliato, di non avere intenzione di muoversi di un centimetro dal fianco dell’Ucraina e dal condannare Putin in ogni cosa che fa. Ha anche detto che non si fida della Cina: è pronto a collaborare "per un benefcio globale" oltre che americano, ma "se Pechino minaccia di violare la nostra sovranità, agiremo".

Mentre Biden pronunciava il suo discorso – è durato un’ora e un quarto – molti si chiedevano come il Congresso a maggioranza repubblicana (e ancora sostanzialmente trumpiana) avrebbe accolto il discorso di Biden e quali vaticini il presidente americano avrebbe rivelato sulla corsa del 2024. 

Ovviamente, a quest’ultima domanda, Biden si è ben guardato dal rispondere (se non con sibillini "We’re just getting started"), riservandosi qualunque annuncio per un momento e un luogo più indicato.

Mentre il presidente parlava, l’attenzione era tutta per lo speaker Kevin McCarthy, seduto alle sue spalle. Il presidente e McCarthy si detestano cordialmente. Ma i loro ruoli impongono loro di collaborare. O almeno di provarci. Per questo, mentre Biden parlava, quello cui le persone prestavano davvero attenzione era la faccia di McCarthy, il fatto che sorridesse o che scuotesse la testa, magari proprio mentre la vice presidente Kamala Harris applaudiva platealmente, erano segni e segnali di come saranno i prossimi mesi. 

E a giudicare da questa sera, i prossimi mesi non saranno all’insegna della concordia. Anzi. Potrebbero essere parecchio turbolenti, dal momento che abbiamo assistito a un inedito alterco a scena aperta tra il presidente e il Congresso, con il primo che sfidava i deputati a farsi sotto e a osare, se ne avessero avuto il coraggio, mettere le mani sulla previdenza sociale e su Medicare, e con i secondi che lo contestavano apertamente interrompendolo più volte (si segnala, in tal senso Marjorie Taylor Green che urlava "bugiardo").

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