Romano Prodi (Ansa)

Editoriali

La realtà virtuale di Prodi su Biden e l'Ucraina

Redazione

Nelle parole dell'ex presidente del Consiglio si coglie una diffidenza verso l'America che confluisce in teorie geopolitiche molto particolari. Ma di tutta la sua narrazione non c'è alcuna prova

Romano Prodi, in un’intervista al Corriere della Sera, descrive la situazione internazionale in una chiave molto particolare. Ammette che “Nato e Unione europea non hanno mai coinciso tanto come oggi”, ma sospetta l’America di voler dividere l’Europa preferendo sostenere i paesi orientali a danno dei soci fondatori dell’Unione. “Gli Usa – dice – sembrano scommettere su un gruppo minoritario, ma coeso soprattutto sull’ostilità alla Russia”. Di questa tendenza non c’è alcuna prova per la verità e il fatto che il presidente americano si sia recato a Varsavia e non a Bruxelles (dove era già stato due anni fa) ha solo il significato di incoraggiare chi subisce una immigrazione massiccia dall’Ucraina e si trova in prima linea nel confronto con la Russia.

 

La diffidenza di Prodi verso l’America si coglie anche nella sua preoccupazione per il fatto che i rapporti tra Europa e Cina si vanno raffreddando per effetto del confronto che vede contrapposte le due grandi potenze del Pacifico. In fondo, il centro della sua analisi è proprio la Cina, di cui non considera reale l’avvicinamento alla Russia, che anzi nega esplicitamente sostenendo che “Russia e Cina siano alla stessa distanza del primo giorno di guerra”. Quello che soprattutto crea perplessità è una lettura in cui solo i paesi orientali dell’Europa avrebbero una linea di fermezza nei confronti dell’espansionismo moscovita, come se invece Francia, Germania, Italia e Spagna non si sentissero impegnate a respingerlo con aiuti di ogni genere all’Ucraina. Prodi, che pure è stato tra i principali artefici dell’allargamento a est dell’Unione, sembra lamentare che i “nuovi venuti” facciano valere i loro interessi strategici, peraltro coincidenti con quelli della Nato, anche cercando un rapporto diretto e non solo quello mediato dall’Unione europea, con gli Stati Uniti. Questo toglie spazio a chi, soprattutto nell’asse franco-tedesco, volesse contestare o ridimensionare il ruolo guida dell’America nella difesa dell’occidente, dei suoi valori e della sua forza anche militare. A lui dispiace, a noi no.

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