(Foto di Wikipedia) 

La whistleblower texana

La nuova vita di Brittany Kaiser, da Trump ai milioni crypto per Kyiv

Giulio Silvano

Era a difesa di un "uomo bianco potente che non ha a cuore l'interesse degli altri" ed ex direttrice del business development di Cambridge Analytica. Ora raccoglie soldi per aiutare la popolazione e l'esercito di Volodymyr Zelensky

Chissà se lo pensava Mark Zuckerberg nella sua stanza ad Harvard nel 2003 quando ha creato Facemash – social nato per dare i voti alle ragazze in base alla bellezza – che facendolo evolvere in Facebook avrebbe un giorno avuto il potere di far eleggere il presidente degli Stati Uniti. Barack Obama è stato il primo a sfruttare il potenziale dei social, come Franklin D. Roosevelt con la radio e J. F. Kennedy con la televisione. Donald Trump, a quanto pare, sarebbe stato invece il primo a usarlo in modo sporco, sfruttando la vendita dei dati delle piattaforme per guadagnare elettorato indeciso negli swing states con targhetizzazioni ad hoc. Ci ricordiamo tutti Cambridge Analytica, società di consulenza di Alexander Nix che unendo data mining, psicometria e strategie digitali avrebbe favorito sia l’ascesa di Trump alla Casa Bianca che Brexit. E chi ha visto il documentario del 2019 di Netflix, “The great hack – Privacy negata”, si ricorderà di Brittany Kaiser, personaggio chiave di Cambridge Analytica che a un certo punto decide di diventare una whistleblower, denunciando il suo ex datore di lavoro e mostrando i meccanismi dark della “consulenza” elettorale. 


“Non sono più interessata a difendere un uomo bianco potente che chiaramente non ha a cuore l’interesse degli altri”. Brittany aveva le chiavi di casa di Steve Bannon a Washington, aveva avuto un ruolo centrale nell’operazione per far vincere Trump e nell’aprire un ponte con certe figure russe interessate a interferire nelle elezioni. Texana millennial, nata nel 1988 e cresciuta a Chicago, nel documentario parlava da un’infinity pool, in Thailandia, bevendo da una noce di cocco, o seduta in aeroporto in bikini e giacca di pelle. In testa sempre un cappello da Coachella. Aveva iniziato giovanissima, da teenager, a fare la volontaria in alcune campagne locali, per poi ottenere uno stage per Obama nel 2007, entrando nella squadra della pagina Facebook del futuro presidente: “Abbiamo inventato il modo in cui i social media si interfacciano con gli elettori”. Aveva lavorato come lobbista per i diritti civili alle Nazioni Unite e in varie istituzioni europee su Libia, Etiopia, Darfur, e poi era entrata in Cambridge Analytica, diventando, per sua ammissione, “sempre più conservatrice”, per poi fare la spia, scrivere un libro e “tornare ai diritti civili” adoperandosi per la difesa della privacy. Ha dichiarato poi di aver votato per Bernie Sanders. 


Nel 2020 avrebbe invece dato una mano al crypto-milionario libertario ed ex attore Disney, Brock Pierce, nel suo tentativo di arrivare alla presidenza (ora Pierce è candidato al senato in Vermont e ha avuto una mano anche da Bannon). Una serie di continui rebranding personali per Brittany Kaiser, e i suoi detrattori, altri whistleblower, soprattutto, la accusano di farlo solo per interesse e non per scardinare il sistema. “Se n’è andata da quando ormai non aveva più altra scelta”, ha detto il suo ex collega Christopher Wylie, fonte anonima della giornalista Carole Cadwalladr che per prima ha raccontato il funzionamento di Cambridge Analytica. 

E adesso, dov’è finita Brittany Kaiser? A quanto pare è diventata la nuova eroina del viceministro per la Trasformazione digitale dell’Ucraina, Alex Bornyakov, perché ha messo su un sistema per raccogliere soldi – a  oggi si parla di oltre cento milioni di dollari – per aiutare la popolazione e l’esercito di Volodymyr Zelensky. Come? Con le cryptovalute. Kaiser, come molti con un piede nel tech, si è buttata nel mare di Bitcoin & Co., lavorando anche per i legislatori del Wyoming per creare leggi che ne facilitino l’uso. Per l’Ucraina ha negoziato con David Beckham perché promuovesse le donazioni sui suoi canali social. Inoltre, lavorando con il governo di Kiyv, ha fatto in modo che accettassero sempre più monete digitali diverse. “Le crypto permettono di accedere a servizi e fondi altrimenti inaccessibili”, ha detto Kaiser al Washington Post, sottolineando come sarebbe più difficile in guerra inviare soldi per gli aiuti attraverso sistemi classici, come le banche. “Brittany è stata un’ottima amica, per me e per l’Ucraina”, ha detto Bornyakov, spiegando che la resistenza all’invasione russa non sarebbe la stessa senza di lei. “Siamo molto felici di averla dalla nostra parte”.