
Foto dalla pagina Facebook della start up Skip
L'età adulta dell'industria tech
Gli scooter elettrici di San Francisco mostrano che anche Zuck e co. crescono
Per la Silicon Valley e per l’industria tecnologica americana, gli ultimi due anni sono stati anni di crisi. Non dal punto di vista della ricerca e dei risultati economici, quelli come al solito sono fuori dal comune, ma dal punto di vista della fiducia. La fiducia degli utenti nei confronti dei prodotti tech, dopo che si è capito che gli eccellenti servizi gratuiti di Google, Facebook e delle altre aziende venivano in realtà pagati con i dati più preziosi dei cittadini; fiducia dei legislatori, che hanno visto i social media coinvolti in operazioni poco chiare di destabilizzazione dei risultati elettorali; fiducia degli stessi tecnocrati, che all’improvviso si sono visti annoverare tra i pericoli per la tenuta della democrazia. Questa crisi è stata chiamata techlash. Ma come tutte le crisi, anche quella della Silicon Valley americana è veicolo di trasformazione – della quale vediamo i primi frutti. Uber, l’azienda più disruptive di tutte, sotto il nuovo ceo Dara Khosrowshahi ha cominciato ad applicare una politica più smussata, fatta di dialogo e rispetto delle regole. La settimana scorsa si è molto parlato di Skip, una startup di scooter elettrici che ha vinto un’importante gara di appalto a San Francisco contro altri concorrenti più agguerriti e meglio finanziati grazie alla medesima strategia: dialogo con le autorità cittadine e rispetto delle regole. Ci avevano detto che per fare vera innovazione bisogna seguire il vecchio motto di Facebook: “Muoviti in fretta e spacca tutto”. Per un po’ è stato così, ma a forza di spaccare la Silicon Valley si è ritrovata circondata di macerie – e, come racconta l’ultimo numero dell’Economist, in molti cominciano a chiedere se la Valley resterà ancora per molto il centro dell’industria tech mondiale. E’ ora di crescere, e i più accorti tra i tecnocrati lo stanno facendo.

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