(foto Ansa)

in Cina

Sinner ha dato un senso a un torneo che un senso non ce l'ha

Luca Roberto

L'altoatesino batte per la seconda volta consecutiva Alcaraz e va in finale nell'Atp di Pechino: lunedì sarà numero quattro al mondo (eguagliando Panatta)

Non ce ne vogliano gli organizzatori del China Open di Pechino. Quando diciamo che Jannik Sinner è la cosa più sensata di un torneo che finisce di mercoledì (!), nel bel mezzo della settimana, quando tutti gli altri tornei al mondo si concludono di domenica, è anche un po' per scherzare. Non conosciamo a menadito le abitudini dei cinesi alle prese con i grandi eventi sportivi che richiamano principalmente agonisti occidentali, perché l'unica cosa che c'importa davvero è che il torneo pechinese non ce lo dimenticheremo facilmente: ha ufficialmente incoronato il nostro tennista come il quarto migliore al mondo della classifica Atp

Sinner non ha i capelli fluenti di Adriano Panatta, forse non ha nemmeno le numerose frequentazioni femminili che vantava il romano, personaggio da quasi jet set (ma non lo sapremo mai, il classe 2001 ha promesso di stendere un velo di assoluta riservatezza sulla sua vita sentimentale). Eppure ha agguantato la stessa posizione di quello che insieme a Nicola Pietrangeli è considerato all'unanimità il più grande tennista italiano di tutti i tempi. Panatta riuscì a salire al quarto posto dopo aver vinto Roma e Parigi, aveva dalla sua quindi un titolo dello slam. Cosa che a Sinner ancora manca. All'epoca però il romano aveva 26 anni. L'altoatesino ce ne ha poco più di 22. Quante cose possono accadere in quattro anni?

Per esempio, di battere altre volte il numero uno (in questo momento numero due) al mondo Carlos Alcaraz. Che a questo punto sospettiamo nutra una speciale avversione per Sinner (pur considerandolo un personalissimo amico), avendoci perso due volte su tre quest'anno, in particolare negli ultimi due incontri. Questo di Pechino (7-6 6-1 il risultato finale) ben meno spettacolare di quello di Miami dello scorso marzo.

Casualità vuole che adesso Sinner, che nel turno precedente si era trascinato per il campo e a un certo punto aveva pure vomitato in un secchio a bordo campo, se la vedrà con lo stesso con cui ha perso in Florida. Quel Danil Medvedeev che non è mai riuscito a battere prima d'ora. E che se giocasse come ha giocato per larghi tratti della semifinale di oggi, in completa antitesi con la partita debilitata del turno precedente contro Grigor Dimitrov, riuscirà forse a sconfiggere per festeggiare la nuova classifica e una nuova dimensione di giocatore completo. Che finalmente serve percentuali buone di prime palle di servizio, E sa chiudere i punti a rete come non gli capitava di saper fare fino a poco tempo fa.

Nell'anno in cui arrivò al quarto posto mondiale, Panatta vinse anche la famosa Coppa Davis nel Cile di Pinochet. Chissà che la teoria dei corsi e ricorsi storici non prenda il sopravvento anche con Sinner. E, nonostante la mancanza di fascino in cui è piombata la Davis oggidì, riesca in quell'impresa che in casa Italia manca esattamente dal 1976. Sarebbe un bel modo per dire che la pausa che si è preso dopo gli Us Open, quando per parte degli appassionati di racchetta nella penisola, avendo saltato la Davis a Bologna, sembrava un traditore della patria, era cosa buona e giusta

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