(foto Ansa)

il personaggio

Retegui, il nove vintage di cui la serie A aveva bisogno

Marco Gaetani

Tre gol in sei giornate di campionato. Così l'attaccante italo-argentino sta dimostrando che la scommessa del Genoa è stata vincente. Buone notizie anche per la Nazionale

Molti lo paragonano a Denis, io non voglio dire cose esagerate ma ricordo Batistuta quando è arrivato in Italia: è un giocatore che gli può somigliare”. Era il marzo del 2023 quando Roberto Mancini, non nuovo a sparate altisonanti dal vago sapore profetico, si era espresso in questi termini su Mateo Retegui, oggetto ancora non identificato da questa parte dell’oceano, e la reazione unanime era stata a metà tra il ghigno e la derisione: ma ci serve davvero un misconosciuto centravanti argentino da piazzare al centro dell’attacco azzurro? Neanche il gol al debutto, contro un avversario non banale come l’Inghilterra, aveva spazzato via i dubbi. Su di lui, in estate, ha scommesso pesantemente il Genoa, consentendoci di toccare con mano la consistenza del vaticinio del Mancio. E abbiamo così scoperto un centravanti naturalmente proteso verso la porta avversaria, finalizzatore brutale ed efficace, capace di sentire il gol prima ancora che ve ne sia l’opportunità.

 

Nelle prime sei giornate, tutt’altro che semplici da calendario per il Grifone neopromosso (Fiorentina, Lazio, Torino, Napoli, la rivelazione Lecce e Roma), Retegui non solo non ha sfigurato, pur nell’economia di una squadra che talvolta ha dovuto rinunciare alla fase offensiva per portare a casa punti preziosi, ma è anzi apparso pienamente centrato e calato nella realtà melmosa delle aree di rigore del nostro calcio. È un animale antico, Retegui, centravanti vecchio stampo, il gol prima di tutto. Ne ha già fatti tre, portandosi via lo scalpo delle tre big affrontate: Lazio, Napoli, Roma. E li ha fatti in modi diversi, indice di un ingegno realizzativo da non sottovalutare: un tap-in di testa all’Olimpico, un avvitamento mancino in mischia contro i campioni d’Italia, infine il capolavoro di rapidità d’esecuzione che ha spostato il piano inclinato della sfida di ieri sera. Aggancio volante a metà tra ginocchio e coscia, destro al volo secco, con la palla che quasi non prende rotazione in area, il modo più rapido per sbatterla alle spalle di Rui Patricio: questo sì, senza timore di blasfemia, è un gol che profuma di Batistuta, con le affinità che, per una volta, vanno oltre la nazionalità, gli antenati italiani e il ruolo in campo.

 

I 15 milioni spesi dal Genoa adesso sembrano quasi pochi, anche se il campionato è appena iniziato. Sta tenendo fede al soprannome per lui più utilizzato in Argentina, el tábano, il tafano: corpo robusto e capacità di pungere ripetutamente nello stesso punto, insetto temibile e molesto. Retegui è minaccia costante anche per i centrali scafati di un campionato come la Serie A, storicamente legato all’attenzione difensiva. Ma in queste prime partite italiane ha anche mostrato abilità nell’associarsi ai compagni, in particolare con Gudmundsson, partner perfetto per un nove vintage come lui. Viene da chiedersi se tutto questo potrà essere trasportato anche in Nazionale, con Spalletti che ha dimostrato di essere più che elastico e aperto alle novità: il ciclo di Immobile sembra giunto al termine, col centravanti laziale che in azzurro non ha mai reso ai livelli del club e inizia, inevitabilmente, a pagare il conto con l’anagrafe. Gli indizi puntano tutti su Raspadori, giocatore molto più tecnico e portato al fraseggio, ma Spalletti, nella sua carriera, ha dimostrato di poter giocare con tante tipologie di attaccanti, tutte diverse. E se il mestiere del centravanti è fare gol, in questo momento pochi sembrano al livello di Retegui.

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