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Contro mastro ciliegia

Viva il non-italiano di Retegui. Se la smettessimo dell'Inno sarebbe un gran gol

Maurizio Crippa

Le dimissioni della direttora di Raisport De Stefano, che ai Mondiali voleva "sottrarre peso alle storture umane", fanno ben sperare

Non essendo sfortunatamente azionista del Tottenham, delle dimissioni di Antonio Conte poco mi cale, a meno che, a chi so io, non venga la disgraziata idea di riprendere la scarpa vecchia. Essendo come tutti gli italiani teleutente, le dimissioni della direttora di Raisport, Alessandra De Stefano, mi offrono invece un poco di sollievo, avendo ancora nelle orecchie e negli occhi, purtroppo, la disaermante esperienza del “Circolo dei Mondiali”, quello della “nobiltà del servizio pubblico” per “sottrarre peso alle storture umane”, ipsa dixit, ma la cui invece “nota dominante è stata il cazzeggio”, Aldo Grasso dixit.

 

Tutto questo per dire che, se si riuscisse a restare lontani dalla retorica, la speranza per il calcio della Nazionale potrebbe davvero essere questo Mateo Retegui, che ha l’aria del fenomeno. Il Mancio l’ha pescato in Argentina, e chissenefrega se non parla, per adesso, una sillaba d’italiano. Che del resto, sinceramente, se n’è visti tanti anche nati qui più in difficoltà con l’italico idioma di lui. Ma bisogna davvero, in questo caso, “sottrarre peso alle storture umane”, cioè bandire i commenti da nazionalisti da bar sul suo eloquio. Alla seconda partita, già cantava a squarciagola l’Inno nazionale. Ti prego, Mateo, fermati lì. A noi frega solo la nobiltà dei gol.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"