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Gran calma #30

Un fine settimana di Serie A in attesa dei quarti di Champions League

Enrico Veronese

Solo la Roma tra le squadre che da oggi a giovedì si giocano l'accesso alle semifinali delle coppe europee è riuscita a vincere in campionato. In fondo alla classifica la Cremonese inizia, timidamente, a credere alla salvezza

I risultati della 30esima giornata di Serie A

Fiorentina-Atalanta 1-1 37′ Mæhle (A), 56′ rig. Cabral
Cremonese-Empoli 1-0 4′ Dessers
Spezia-Lazio 0-3 36′ rig. Immobile, 52′ Felipe Anderson, 89′ Marcos Antônio
Bologna-Milan 1-1 1′ Sansone, 40′ Pobega (M)
Napoli-Verona 0-0
Inter-Monza 0-1 78′ Caldirola
Lecce-Sampdoria 1-1 31′ Ceesay, 75′ Jesé (S)
Torino-Salernitana 1-1 9′ Vilhena (S), 57′ Sanabria
Sassuolo-Juventus 1-0 64′ Defrel
Roma-Udinese 3-0 37′ Bove, 55′ Lo. Pellegrini, 91′ Abraham

 

La classifica della Serie A dopo 30 giornate

Napoli 75; Lazio 61; Roma 56; Milan 53; Inter 51; Atalanta 49; Juventus (-15) e Bologna 44; Fiorentina 42; Sassuolo 40; Torino e Udinese 39; Monza 38; Empoli 32; Salernitana 30; Lecce 28; Spezia 26; Verona 23; Cremonese 19; Sampdoria 16.

  

Perché l’attesa dei quarti di Champions League è essa stessa i quarti di Champions League

Mancano ore, minuti. Tutti gli occhi sportivi sono volti allo stadio Maradona, e poi allo stadio da Luz di Lisbona. Giovedì il calcio italiano potrebbe svegliarsi sicuro finalista di Champions League, e addirittura con un eventuale derby milanese in semifinale. O confermare la stagione di grazia del Napoli, per quanto evidentemente appannata dagli ultimi risultati, ininfluenti alla conquista del titolo nazionale. L’assenza di Victor Osimhen (e poi anche di Giovanni Simeone) è una buona scusante, in specie per le dinamiche che lo legano al gioco di Kvicha Kvaratskhelia: ma emerge anche l’assenza di un piano B, assieme a qualche battuta a vuoto dei difensori centrali. Senza Kim Min-jae e André Frank Zambo Anguissa, per scacciare le ricorrenti voci di crisi nell’entourage gli uomini di Luciano Spalletti dovranno ripetere il gran primo tempo di San Siro, dove con il 4-1-4-1 hanno giocato un calcio meraviglioso e sfortunato. Di contro, il turnover integrale del Milan a Bologna dice che Stefano Pioli ci crede, in conformità all’inemendabile Dna europeo dei suoi. Tutte e tre le squadre italiane nei quarti di Champions hanno pareggiato senza nerbo o addirittura perduto l’ultima di campionato: l’attesa, sinonimo: gran calma, è destinata a ripartire appena superato questo turno continentale.

  

Perché Roma nun fa la stupida, ma è strano darsi appuntamento a Milano (vicina all’Europa)

Il divario in classifica nella zona Champions (quella da disputare durante la prossima stagione agonistica) premia sempre più la Capitale e penalizza - per i motivi di cui sopra - la città più cool ed europea dai tempi dell’Expo. Maurizio Sarri tiene particolarmente a “vincere” il titolo di prima squadra tra quelle giocabili, stante la distanza glaciale con il Napoli: purtroppo per lui, Ciro Immobile è stato coinvolto in un incidente che lo lascerà ancora fuori dal campo. Ma la squadra, pur risicata nell’organico (di qui l’ennesima polemica con Claudio Lotito), ha già dimostrato di contare sopra le proprie eccellenze. Dal canto suo José Mourinho, tra infortuni e recuperi, uscite dalla panchina e reinvenzioni, ha la tigna per rimanere saldo al terzo posto fino alla fine: con Paulo Dybala a mezzo servizio, Tammy Abraham che si ritrova solo ogni tanto, Lorenzo Pellegrini non certo nel suo miglior campionato. Rebus sic stantibus, rimarrebbe un solo slot per Milan o Inter, o addirittura un’Atalanta non lontana: il gran calma stavolta è l’auspicio - per quanto di difficile realizzazione - che chi rimane fuori riesca a rientrarvi dalla porta principale, a Istanbul il 10 giugno.

 

Perché spostare uno stopper all’impostazione, come fa Guardiola, allarga la visione del campo

Di tattica si parla poco, ormai. Molto è stato praticato, poco inventato dopo gli anni del gegenpressing: ogni tanto spunta qualche buontempone che rinverdisce i fasti del WM, il “sistema” che fece le fortune del Grande Torino. Ma gli accorgimenti contemporanei, tuttavia, non sono così peregrini: Pep Guardiola, che se potesse difenderebbe con “lo spazio” così come attacca, sta provando da tempo a scalare uno dei difensori centrali - per esempio John Stones - a fianco del regista designato, offrendo due fonti di gioco e coprendo con maggior ampiezza gli spazi esterni. Una revisione rispetto alla “salida lavolpiana”, che già trova i primi accoliti anche in Italia: in Fiorentina-Atalanta, Nikola Milenković è stato visto avvicinarsi a Rolando Mandragora, liberando in avanti Gaetano Castrovilli. Del resto, se si vuole costruire dal basso bisogna pur uscire dalle secche e inventarsi qualcosa di interessante. È questa la tendenza dell’anno? Gran calma, quel vecchio volpone di Carlo Ancelotti (altro solenne candidato alla finale europea con il suo Real) sta schierando Eduardo Camavinga da terzino sinistro a tutta fascia, con licenza di invadere il centro...

   

Perché Dušan Vlahović è parte del problema, e non della soluzione: meglio separarsi?

Ormai, a tre quarti di torneo, gli indizi sono prove. Dušan Vlahović non segna, partecipa poco al gioco, si mostra insofferente per la quantità e qualità dei palloni che gli arrivano: dov’è finito il centravanti impressionante che stava per lasciare Firenze e accasarsi a Torino? Eppure le grandi d’Europa lo tengono d’occhio: altrove magari segnerebbe, la Juventus con un altro attaccante farebbe lo stesso. Si tratta di un evidente caso di rigetto, che dovrebbe risolversi fregandosene delle minusvalenze? Stavolta gran calma significa sbilanciarsi… E che dire di Udine, dove l’inutilità perniciosa di Florian Thauvin non si risolve nell’attesa esplosione di Simone Pafundi, al quale Andrea Sottil concede sempre più minuti - come richiesto dal ct Roberto Mancini - senza che il gioiellino mostri ancora al grande pubblico della Serie A di quale pasta siano fatti i suoi piedi? Le risposte le può dare solo il calcio, che celebra nella stessa squadra e nello stesso ruolo Henrikh Mkhitaryan e Hakan Çalhanoğlu, armeno e turco, spinti contro dalla storia e dal girone di qualificazione a Euro 2024.

 

Perché dal piano padano si leva un pensiero: e se la Cremonese si salvasse?

Nel calcio dove con due vittorie ci si esalta e con due sconfitte si sprofonda, quello che sta succedendo attorno alla Cremonese nelle ultime settimane - e manca ancora la durissima semifinale di ritorno in Coppa Italia - reca con sé il vento di primavera, la leggerezza di chi ci può provare senza pensarci e senza dirlo, vivendo alla giornata ma con stimoli nuovi. Più volte da questa rubrica era stato magnificato il gioco piacevole dei grigiorossi sotto la gestione di Massimiliano Alvini (che li ha portati in Serie A dopo quasi trent’anni), ma è con Davide Ballardini che hanno vinto le prime tre partite dopo la promozione: e le modalità di riuscita, dal gol fuori tempo massimo di Leonardo Sernicola alla zampata precoce di Cyriel Dessers, vestono quasi i crismi della premeditazione. Ora, la “Cremo” staziona a sette punti dalla quota salvezza, rappresentata dallo Spezia: ma la lenta erosione da parte dell’Hellas Verona potrebbe favorire anche chi, da dietro, dovesse continuare a mietere risultati da tre punti. In specie considerando che pure Lecce e Salernitana, grandi protagoniste del girone d’andata, stanno rallentando. Gran calma però, perché le chance sono molto poche e sotto il Torrazzo lo sanno sicuramente. Però stuzzica anche solo crederci in silenzio.

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