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Kane ci porta smutandati alla meta. Giù le mani da Shaqiri, rimandate Maradona in Argentina

Jack O'Malley

L'attaccante inglese e il futuro dell'Inghilterra ai Mondiali, l'esultanza dei kosovari svizzeri contro la Serbia e l'eccesso di moralismo e il ditino sempre teso del Diez

Londra. Mentre, ancora smutandato davanti al meraviglioso 6-1 dell’Inghilterra, bevevo la mia quarta pinta di birra, ho letto che la Fifa stava pensando di sanzionare Xhaka e Shaqiri, i due giocatori svizzeri di origine kosovara colpevoli di avere esultato mimando con le mani l’aquila simbolo della bandiera albanese davanti a giocatori e tifosi serbi. Li ha poi multati di 10.000 franchi svizzeri per condotta antisportiva. A parte organizzare Mondiali mediocri da un decennio a questa parte – con pessime premesse per i lustri a venire – in molti casi la Fifa è utile quanto una birra analcolica, una donna frigida, un tweet di Riotta sulle fake news e una risoluzione Onu sui diritti umani. Otto anni fa chiesero a Wayne Rooney di togliersi il crocifisso dal collo – troppo cattolico – e ultimamente passano gran parte del loro tempo a moralizzare il mondo del calcio evangelizzando le genti a colpi di fair play (ora che hanno fatto fuori quelli che si facevano corrompere per assegnare Mondiali e truccare sorteggi hanno più tempo libero). Lasciate in pace i due svizzeri, per favore, lasciate intatto almeno il gusto della provocazione nel calcio, sono pur sempre nazioni e Nazionali che si scontrano – non sto parlando di sublimazione della guerra e altre puttanate del genere. E poiché il progresso presto abbatterà tutti i muri e tutti i confini fateci godere ancora qualche Coppa del mondo così, prima dell’orgia mondialista in cui Shaqiri e Mitrovic giocheranno mano nella mano mentre il lupo e l’agnello pascoleranno insieme a bordo campo.

 

Il secondo turno di partite dei gironi mi ha regalato almeno un paio di orgasmi. Il primo è arrivato con le tre pere della Croazia all’Argentina: vedere Messi frustrato e incapace di incidere in un contesto diverso da quello circense di Barcellona mi riconcilia con la mia intelligenza. Il dramma di quella squadra è il panzone che siede in tribuna, sventola la maglietta del numero 10 e non perde occasione per attaccare tutti con il ditino alzato e le narici fumanti. Maradona è come quelle ex che rimangono nostre amiche e ci telefonano ogni volta che usciamo con la nuova fidanzata. A ogni Mondiale incombe sul povero Messi come un avviso di garanzia per un politico italiano, l’età media dei giornalisti sportivi fa il resto: il paragone con Diego è più scontato di un pareo a fine settembre, ogni giocata di Leo è paragonata alle sue, il luogo comune Diego-è-stato-unico non può che abbattersi poderoso sul campo, terrorizzando il piccolo Lionel. Non che mi dispiaccia, ma se lo lasciaste respirare un momento forse eviterebbe di giocare un Mondiale ai livelli di Lewandowski.

 

E’ quello che probabilmente sta succedendo all’Inghilterra, tra l’altro: per la prima volta da decenni si è presentata a un torneo internazionale tra Nazionali senza il peso di dovere essere tra le favorite pur non essendolo mai stata dal 1966. Giovani, arrivati in Russia senza polemiche e scandali (qualcuno ci ha provato con il tatuaggio a forma di fucile di Sterling, ma è durata il tempo di una birra piccola), i ragazzi allenati da Southgate sono già sicuri di giocare gli ottavi di finale. Se ci arriveranno da primi o da secondi si vedrà nella partita di giovedì contro il Belgio, la più “inglese” delle Nazionali presenti in Russia, dato che ben tredici dei ventitré giocatori che compongono la sua rosa giocano in Premier League. Intanto mi godo quel fenomeno di Harry Kane, e toccando legno mi azzardo a dire che il momento di grazia che sta attraversando non può che promettere bene: infilare in porta il gol della vittoria contro la Tunisia al 92’ e riuscire anche a buttarla dentro deviando col tacco dal limite dell’area il tiro di un compagno contro Panama sono segni inequivocabili o quasi. E’ vero, i Tre Leoni non hanno ancora incontrato un’avversaria seria, ma ai simpatici che domenica su Twitter ironizzavano sul fatto che avessimo spezzato le reni a Panama ho cortesemente ricordato che i giocatori italiani in questo momento stanno al massimo spezzando le reni agli avversari di beach soccer in spiaggia.

 

Sarà l’effetto del brandy dopo le birre, ma per un istante domenica pomeriggio sono stato preso da una visione: l’Inghilterra di Southgate di nuovo in una finale, a Mosca, il 15 luglio prossimo. L’effetto della sbronza è passato, e ho subito pensato al peggio (una brutta sconfitta con il Belgio, Kane che si rompe e la squadra eliminata agli ottavi dal Senegal). Ma se la visione si avvera giuro che alzo il culo da Londra e volo in Russia a vederla, a costo di prendere un jet o un razzo interplanetario per fare prima. E chiedere un biglietto omaggio a quei grandi professionisti della Fifa.

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