Foto LaPresse

Peruviani che corrono e francesi da googlare. Vedere il Mondiale non vuol dire capirlo

Manuel Peruzzo

La difficoltà di far credere ai parenti di stare lavorando mentre si guarda la Coppa del mondo

"Vieni!”, e attacca. Arrivo da mia Nonna e la trovo con la sorella, lei in mutande perché “sa crepà da calt” e quell’altra col golfino ma con gli occhiali da sole per solidarietà. Non so come ma iniziano subito a parlare d’invasione. “Io al mio funerale il prete nero non lo voglio o mi rivolto nella tomba”, strimpella una; “Salvini, mandali viaaaa. Sciò sciò, furcaaa, via: salgono sui bus col coltello anziché il biglietto, l’ho visto in televisione”, urla l’altra e poi mi chiede aggiornamenti sul bollettino odierno a occhi spalancati usati come amplificatori per le orecchie: “Sono arrivati?”. Ma la piantate? devo lavorare, dico io tutto serio. Mi guardano stupefatte e mia nonna sbuffa “Ma sei sicuro? me credi mia”. Scappo, sono in ritardo, sgommo per le strade di provincia, tutte rotatorie assassine, semafori rossi, trattori. Rispondo a un messaggio “Non posso parlare ora, sto andando a vedere la partita”. Risposta: “Non sai come dirmi che ti piace la fica?”. Il grado massimo di eterosessualità quest’anno l’ho raggiunto prima facendo un parcheggio in retromarcia in salita, poi nell’aver indossato un paio di pantaloni con le tasche e infine nell’aver montato un set da giardino. Ora scrivo di calcio guardando due partite.

 

“Ho una proposta da farti”, mi scrivono al Foglio. La prima cosa a cui ho pensato non posso dirla, la seconda neppure, e allora rimango sul vago “finalmente”. Mi propongono di vedermi Australia-Perù e Francia-Danimarca “Sono entrambe alle quattro. Buon divertimento”. La mia idea di divertimento non è vedere peruviani senza collo correr dietro una palla; in più ci metto mezz’ora a capire a che squadra corrisponde il colore delle magliette (forse a questo punto devo rivelarvelo: non sono un esperto. So solo che se Cristiano Ronaldo vi invita a cena non ci dovete andare perché finisce a insalata e pollo, e lui che palleggia per tutta la sera mentre voi vi rompete le balle). Per fortuna capisco subito che queste partite non contano un cazzo perché ho le finestre aperte e nessuno urla. Partita minore: chiedi al ricchione. Tiro un sospiro di sollievo e le guardo a modo mio. La prima cosa che noto è che l’allenatore del Perù sembra la versione maschile di Camille Paglia, cioè sembra Houellebecq, e pare preoccupato. Non ne ha motivo, il Perù vincerà 2 a 0 contro l’Australia. Mi sono ovviamente perso ogni gol, ho passato metà del tempo a googlare i nomi dei calciatori su Instagram per gustarmi le foto senza maglietta dato che i registi riprendono continuamente a tutto campo: è come un porno visto a un cellulare di dieci metri. Per fortuna ci sono gli infortuni o i falli. I miei preferiti, perché obbligano la regia a replay e slow motion di gambe, culi, smorfie erotiche (cartellini gialli per Paolo Hurtado e Mark Milligan, grazie mille e bravi tutti). Al secondo posto in carica erotica ci sono gli sputi e al terzo le riserve in panchina sedute a gambe aperte, che farebbero incazzare le femministe sui tram (per inciso, se ti ritrovi Jens Stryger in metro e ti lamenti che ti tocchi dentro con una di quelle cosce da cavallo sei una povera pazza e non ti meriti niente, se invece di fianco hai Miguel Trauco ti tieni stretta la borsa: però il numero glielo lasci). Se fossi un po’ più gay di quello che sono, mi farebbe piacere essere accarezzato da un tackle di Jorgensen (come quello che fa a Griezmann per fermarlo).

 

Mi chiama mia sorella, scambio brevissimo: “Non posso sto lavorando”, risata lunga, un ma vaffanculo, poi mi passa mio nipote di quattro mesi che mi dice au au aau mentre il cronista ribatte alla televisione “squadra molto fisica ma senza fantasia”, e io non so più se è l’Australia o l’Austria, e le maglie non mi aiutano. Il primo goal per il Perù lo fa Carrillo su assist di Guerrero, e Guerrero segnerà il secondo goal al cinquantesimo (e questo è il massimo di professionismo che potete aspettarvi da me perché subito ho googlato andré carrillo naked).

 

Nel frattempo i francesi, con il possesso palla quasi totale, si mantengono su un noiosissimo zero a zero contro i danesi, e io nella noia googlo i capelli di Antoine Griezmann mentre penso che è uno dei pochi bianchi in campo. E lì ho l’epifania: è bello vedere tutti questi giocatori neri integrati nella cultura e nei valori occidentali; eccola la soluzione per l’inclusione: un misto di talento, di tatuaggi e di milioni.

Di più su questi argomenti: