Bale esulta dopo il gol in rovesciata contro il Liverpool nella finale di Champions League (foto LaPresse)

Il Real vince la Champions grazie a due gol ridicoli e a un capolavoro

Jack O'Malley

3-1 dei Blancos sul Liverpool, rimasto senza Salah dopo mezz'ora. Due orrori del portiere Karius regalano alla squadra di Zidane la terza coppa di fila. Bale segna il 2-1 in rovesciata. Klopp ancora sconfitto in finale

I due gol più ridicoli della storia delle finali di Champions League. E il più bello. La finale di Kiev è stata emozionante e drammatica, tremenda e commovente, almeno fino a quando quell’abominio di Karius – che qualcuno si ostina a chiamare portiere – ha deciso di entrare nel mito e regalare al Real la sua terza Champions di fila con due errori imbarazzanti, di quelli che di solito vediamo nei boxini dei video curiosi sui siti dei giornali (quelli in cui tarchiati portieri quarantenni di terza categoria rinviano sul piede dell’avversario e prendono gol, o quelli in cui estremi difensori di qualche serie minore sudamericana si lasciano scappare il pallone come se fosse una trota).

 

Non poteva che essere un fottuto gallese in una squadra di spagnoli a confermare il luogo comune che Klopp incarna da troppo tempo per potere essere smentito: l’allenatore tedesco è uno dei migliori al mondo a motivare l’ambiente, a trasformare buoni giocatori in fenomeni e a far correre le proprie squadre come se fossero inseguiti dagli esattori delle tasse, ma perde le finali come io perdo le chiavi  dell’auto quando esco dal pub.

 

Eppure l’aveva preparata bene, questa. Il calcio però è entità più volubile del cuore di una donna. Ci piace perché ci costringe alla speranza, nonostante tutto. La speranza era che i Reds ribaltassero i pronostici e battessero il Real Madrid, magari con un gol di quella meraviglia che è Salah. Come in un racconto sadico, invece, Salah si è infortunato dopo uno scontro con Sergio Ramos ed è uscito piangendo come un bambino prima del trentesimo minuto. I Reds si sono sciolti a quel punto: fine del pressing perfetto che avevano fatto fino a quel momento, il Real ha capito che si poteva fare. Lo 0-0 del primo tempo era un inganno, il dramma era scritto nelle premesse di una finale di Champions League che probabilmente non ha mai visto in campo due portieri così scarsi contemporaneamente. L’abisso si è materializzato al 6’ del secondo tempo: palla lunga su cui Benzema non arriva, Karius la blocca sicuro con due mani, poi fa per rinviarla a un compagno lì vicino. Peccato che colpisca il piede di Benzema: palla che rotola in rete e Real avanti 1-0. Per fortuna Dio esiste, e i Reds pareggiano poco dopo con Mane. A quel punto poteva succedere di tutto, e di tutto in effetti è successo. Tre minuti dopo essere entrato, Bale segna quello che probabilmente è il gol più bello mai visto in una finale: rovesciata di sinistro da centro area su cross di Marcelo. Superato il Ronaldo di Juve-Real, Blancos avanti 2-1 e la sensazione che a quel punto bere una bottiglia di champagne da 15 litri sia un’alternativa migliore a continuare a vedere compiersi l’irreversibile (ma anche la certezza che aprendola il tappo resterebbe dentro).

 

A 7 minuti dal termine Bale tira da molto, molto lontano. Karius, che poco prima aveva compiuto anche un paio di parate degne, si fa sfuggire il pallone già fermo tra le sue mani. 3-1. Gli ultimi minuti sono un tentativo del Real di far segnare Ronaldo, che probabilmente ce la farebbe anche se al 93’, con lui lanciato a rete, non ci fosse un’invasione di campo (un tifoso del Liverpool che voleva strozzare il suo portiere sul campo, penso). E’ l’ottava finale su undici persa da Klopp, l’ottava vinta su otto da Zidane. Il bello del calcio è la sua imprevedibilità. Il Real Madrid è la fottuta eccezione che conferma la regola. Lo sanno bene anche i commoventi tifosi del Liverpool, che a fine partita applaudivano, perdonandolo, Karius. Da solo sotto la curva, il portiere dei Reds che il padre avrebbe voluto campione di motocross piangeva inconsolabile. E si preparava ai prossimi mesi di insonnia e incubi.