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Perché la Fifa ha fifa di Griezmann

Giovanni Battistuzzi

L'attaccante della Francia campione del mondo e dell'Atletico Madrid escluso dalla top 3 del The Best Fifa Football Awards. Per la massima autorità del calcio i Mondiali contano meno della Champions

Forse aveva ragione il presidente del Real Madrid Santiago Bernabéu quando diceva che "i premi individuali non contano, conta l'amore dei tifosi, contano le vittorie di squadra" perché se contassero davvero "l'assenza di Ferenc Puskás dalla storia del Pallone d'oro si spiegherebbe solo con un attacco di follia generalizzata". Perché "di attaccanti come Ferenc non ce ne sono stati prima e non ce ne saranno dopo", disse nel 1966 il giorno del ritiro del calciatore della grande Ungheria e del grande Real, la punta antesignana del "falso nueve" di guardioliana memoria.

 

Forse aveva ragione Santiago Bernabéu. Perché, così fosse, sarebbe più semplice spiegare come nel calcio può non bastare essere grande protagonista, per di più vincente, in un Mondiale, in un'Europa League, in una Supercoppa europea. Come può non bastare trascinare la propria squadra al secondo posto nella Liga, davanti al Real Madrid campione d'Europa. O perlomeno come tutto questo può non bastare alla Fifa che ha deciso che il The Best Fifa Football Awards, che un tempo si chiamava Fifa World Player of the Year ed era il fratello un po' sfigato del Pallone d'oro (i premi poi si fusero nel 2010 per poi scindersi ancora nel 2016), non è affare per Antoine Griezmann.

 


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Il francese non l'ha presa bene, ma ha preferito non commentare. Ci ha pensato il suo club, l'Atletico Madrid, e sono bastate una foto e due parole: "Sin palabras".

 

  

Il francese si dovrà accontentare delle coppe e di vedere Cristiano Ronaldo, Luka Modric e Mohamed Salah contendersi il trofeo. Poco male, dirà qualcuno, anche perché i primi due hanno vinto la Champions League e il terzo ha bruciato le fasce degli stadi della Premier League, ha fatto quarantaquattro gol, ma perso, proprio contro i primi due, la coppa più importante.

 

 

D'altra parte la coppa dalla grandi orecchie è la manifestazione calcistica annuale più importante del mondo, il secondo evento sportivo più seguito dopo il SuperBowl, il vanto dell'Uefa, una fonte eccezionale di entrate per la Fifa. E negli ultimi anni, almeno da tre Mondiali a questa parte, la Champions è sempre valsa più di un Mondiale. E Griezmann non l'ha vinta, anzi, è uscito mestamente ai gironi. Basta questo, il resto non conta. Non conta che durante la Coppa del mondo abbia segnato quattro gol. Non conta che abbia deciso il quarto di finale contro l'Uruguay. Non conta abbia pennellato il pallone giusto per il colpo di testa decisivo di Umtiti in semifinale. Non conta che abbia battuto la punizione dell'autogol di Mandzukic nella finale di Mosca, segnato un rigore e realizzato il balletto che ha offerto a Pogba la palla del 3-1 (il giocatore del Manchester United si è prima fatto rimpallare il tiro, poi ha segnato al secondo tentativo). Francia campione del mondo, Griezmann eletto miglior giocatore dei galletti (e terzo miglior giocatore del torneo dopo Luka Modric e Eden Hazard).

 

 

Si metta il cuore in pace Griezmann, non sarà un The Best Fifa Football Awards a rendere migliore la sua carriera. Gli dovrebbe bastare il commento dell'Equipe dopo i Mondiali: "Un giocatore che vale una squadra, capace di essere imprevedibile e razionale, in pratica il giocatore perfetto". Gli dovrebbe bastare il boato dei tifosi dell'Atletico Madrid ogni volta che viene fatto il suo nome all'ingresso in campo, le parole del suo tecnico, Diego Pablo Simeone: "Meraviglioso, lo vedi giocare e capisci che il calcio sa ancora affascinare", per questo "dobbiamo fargli vedere che questa squadra può continuare a crescere. Dobbiamo dimostrargli che facciamo sul serio, che non sono solo parole", disse quando mezza Europa provava a scipparlo all'Atletico, senza riuscirci.

 

Non si deve crucciare Griezmann, dovrebbe essere abituato a queste cose. Ci è già passato in gioventù, quando per tanti, fortunatamente non per tutti, era "troppo secco e basso" per fare il calciatore. Alla faccia loro è diventato le "Petit Diable”, ha dimostrato che col pallone ci sapeva fare molto meglio degli altri. Il resto non conta, "i premi individuali non contano, conta l'amore dei tifosi, contano le vittorie di squadra".