Giuseppe Rossi (foto LaPresse)

I 1.449 giorni di Giuseppe Rossi

Leo Lombardi

L'attaccante del Genoa torna al gol per costruirsi un nuovo futuro, dopo una carriera fatta di tanto talento e, purtroppo, tanta sfortuna

Quasi quattro anni. Per la precisione: 1.449 giorni. Tanti ne sono trascorsi per rivedere un gol di Giuseppe Rossi in serie A ed è significativo registrarlo poche ore dopo il delicato intervento cui è stato sottoposto Alex Ferguson per un'emorragia cerebrale. L'ultimo era stato un rigore al Torino, nel 2-2 in casa con la Fiorentina, il 16 maggio 2014. E la Fiorentina è tornata domenica nei destini dell'attaccante, nel giorno della rete dell'1-1: inutile per evitare la sconfitta del Genoa ma fondamentale per tornare a sentirsi vivo. Perché in molti avevano detto “Rossi chi?” quando la società rossoblù ne aveva annunciato l'ingaggio a inizio 2017. Gli stessi molti che lo consideravano un ex, uno che avesse ormai da tempo smesso con il calcio vero. Perché Rossi è uno dei grandi rimpianti del pallone italiano: era destinato a lasciare il segno, ha dovuto fare i conti con le ginocchia che lo hanno tradito in continuazione.

 

Il primo ad accorgersi di lui è il Ferguson di cui sopra. Rossi arriva in Italia bambino, ha tredici anni quando si presenta a Parma nel 2000. Ha cominciato a giocare a pallone nel New Jersey, dove è nato, da noi si presenta con il padre Fernando, suo primo maestro. Attaccante rapido e compatto, devastante negli ultimi sedici metri avversari, gli basta poco per mettersi in mostra e per risalutare l'Italia da cui erano partiti i suoi genitori alla volta degli States. Nel 2004 il Parma sta vivendo il tramonto della Parmalat di Calisto Tanzi. La società che vinceva le coppe e lottava per lo scudetto si rivela una scatola vuota, dai bilanci dissestati. Impossibile proteggere i propri giovani, Rossi va in Inghilterra al Manchester United. Con lui c'è Arturo Lupoli, suo gemello in attacco, che finisce all'Arsenal senza mantenere quanto promette: oggi gioca nella Fermana, in Lega Pro. Rossi è invece un'altra cosa. Debutta con gol in Premier, al Sunderland, cominciando un cammino di formazione che lo riporta in prestito a Parma nel 2007, in tempo per aiutare la vecchia squadra a salvarsi e per fare subito le valigie in direzione Villarreal.

 

E' in Spagna che Giuseppe si trasforma in Pepito, in ricordo di quell'altro Rossi (Pablito) che aveva marchiato a fuoco il Mondiale 1982. Nella Liga diventa un attaccante rispettato, tocca la vetta dei 18 gol nella stagione 2010/11 e scende agli inferi poco dopo. A ottobre 2011 si rompe il crociato anteriore destro contro il Real Madrid al Bernabeu, ad aprile 2012 lo lesiona in allenamento. Non vede più il campo, ma incassa la fiducia della Fiorentina, che lo acquista a gennaio: una sola presenza in una stagione intera, una mezz'oretta con il Pescara. Sono però mesi in cui lavora per ripartire, per tornare quello di un tempo segnando 14 reti in 18 partite (con tripletta alla Juventus), prima di scontrarsi ancora con il destino il 5 gennaio 2014, giorno in cui si rompe nuovamente il crociato destro con il Livorno. Rossi lavora per non perdere l'appuntamento con il Mondiale, rimane illuso e deluso da Cesare Prandelli, che lo porta in preritiro a Coverciano, salvo poi non convocarlo per il Brasile. Ma che l'attaccante non fosse recuperato appieno lo dimostra proprio la stagione successiva, in cui non gioca mai, tra nuovi interventi e problemi muscolari. A Firenze finiscono per non credere più in lui. Rossi riparte dai prestiti in Spagna (prima Levante e poi Celta) e da un infortunio al ginocchio quando è a Vigo, il 9 aprile dell'anno scorso: non più crociato anteriore destro, stavolta salta quello sinistro, giusto per non farsi mancare nulla. Un'altra sala operatoria da affrontare, un altro futuro da ricostruire. Stavolta da solo, perché senza contratto. Lo fa a casa sua, in New Jersey, fino a un'altra telefonata dall'Italia. Al Genoa c'è Davide Ballardini, che non si è dimenticato quel ragazzo che cresceva a Parma quando il tecnico era responsabile del settore giovanile. Al presidente Enrico Preziosi, poi, piace dare una seconda possibilità a chi viene considerato finito. La rete alla Fiorentina è il primo modo per ringraziare. E a 31 anni Rossi ha ancora tutto il tempo per regalarsi un nuovo futuro.

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