Ayrton Senna - foto via Getty Images

Il Foglio sportivo

Trent'anni dopo, Ayrton Senna è sempre qui

Umberto Zapelloni

Perché il pilota automobilistico è ancora oggi una delle maggiori fonti di ispirazione per i giovani esordienti che non lo hanno mai visto. Una mostra, al Mauto di Torino

Senna è ancora qui. Ayrton è in mezzo a noi. Nei nostri pensieri, nel nostro cuore. Nell’imperdibile mostra allestita al Mauto di Torino, sul grande pannello murale esposto a Imola dove il primo maggio verrà ricordato come tutti gli anni alla variante del Tamburello, a due passi dalla statua che lo rappresenta e dove non mancano mai i fiori. Ayrton Senna è nei monologhi teatrali che vanno in scena in queste ore, come quello di Fabio Tavelli a San Marino, nei podcast, nelle fotografie che ci accompagnano in tante mostre in giro per l’Italia, anche a Siculiana in Sicilia da dove partì la sua trisnonna, nei libri ripubblicati per l’occasione o arrivati in libreria per la prima volta in queste settimane come “Senna, la verità” di Franco Nugnes che ricostruisce il processo nei minimi dettagli. Trent’anni dopo Ayrton Senna è ancora qui e si porta dietro anche il ricordo di Roland Ratzenberger che in quel maledetto weekend del 1994 se ne andò dalla vita meno di ventiquattro ore prima a poche centinaia di metri di distanza da Ayrton. Roland e Ayrton in comune hanno avuto la passione e nient’altro. Uno era un ragazzo austriaco che doveva trovare gli sponsor per correre e guidava l’auto più scalcinata del lotto, l’altro era il più grande di tutti e guidava l’auto campione del mondo, purtroppo maldestramente rattoppata per permettergli di stare più comodo nell’abitacolo.
 

Al Mauto, nella mostra curata da Carlo Cavicchi, uno che Ayrton lo conosceva bene, ci sono tutte le sue auto, anche quella Williams che ce lo ha portato via. Ci sono anche caschi, tute, trofei, memorabilia di ogni tipo. Non era mai stato radunato così tanto per celebrarlo, anche se gli appassionati sanno che a Pavia, al piano superiore della Pizzeria Bella Napoli, Salvatore Apicella ha raccolto tanti di quei ricordi di Ayrton (molti ora sono stati prestati al Mauto) da rappresentare un piccolo, grandissimo museo (con spazi anche per Simoncelli e Pantani) di cui la città dovrebbe comprendere il potenziale garantendo uno spazio più consono. Lo ha fatto per passione, quella passione folle che solo uomini, più che campioni come Ayrton, sanno scatenare.
 

C’è ancora tanta voglia di Senna. Chi ha vissuto i suoi anni non lo dimenticherà mai, perché Ayrton è stato un pilota che è andato oltre il suo sport. Non era solo veloce, magico in qualifica, nei sorpassi o sotto la pioggia. Oltre al pilota c’era l’uomo e non era un uomo banale. Era mistico, profondo, triste nello sguardo, ma spesso riusciva a essere dolce nelle parole come nei gesti verso il suo Brasile. Ma poi quando chiudeva la visiera del casco giallo e verde diventava feroce, spietato, sempre al limite e qualche volta pure oltre, un bastardo vero come raccontano molti suoi colleghi. Ma chi tra i grandissimi non ha mai dato un colpo sotto la cintura? Lo stesso Prost, l’immenso Schumacher, perfino Hamilton e baby Verstappen per restare ai tempi moderni, hanno qualche macchia sui loro vestiti. Senna però manca anche a chi non lo ha mai visto correre in diretta, a chi lo ha conosciuto solo attraverso libri, filmati, racconti. Non è possibile altrimenti che tanti piloti di oggi raccontino di essersi ispirati a lui, di averlo nel cuore per quello che ha rappresentato. “Sei sempre il mio eroe”, posta Lewis Hamilton che in Brasile si è presentato con un abbigliamento speciale per ricordarlo. Lewis è nato nel 1985, almeno ha avuto il tempo di vederlo correre da bambino e di essersi ispirato a lui prima di scegliere Schumacher come pilota alla PlayStation.
 

Ma Senna è anche l’idolo di Charles Leclerc o di Kimi Antonelli che sono nati dopo la sua morte. “La grandezza di Ayrton era tutta nella capacità di unire il suo talento in pista alla sua empatia fuori dal panorama sportivo e alla sua sensibilità di uomo”, ha scritto Kimi nella prefazione del libro di Giulia Toninelli dedicato ad Ayrton, ai suoi occhi feroci, occhi bambini. Charles e Kimi sono ragazzi che lo hanno conosciuto solo dai racconti e dai filmati, ma hanno visto in lui la luce da seguire. Senna è ancora questo. È un’ispirazione per i giovani piloti, un termine di paragone per chi scende in pista con il sogno di diventare un pilota. E continuerà a esserlo per sempre.

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