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Il Foglio sportivo

Se Senna fosse andato alla Ferrari

Il 1° maggio non sarebbe un giorno così triste per la Formula 1

Umberto Zapelloni

Sono passati 27 anni dalla morte del pilota brasiliano a Imola. Le volte in cui Ayrton fu vicino alla Rossa

Alle 17.30 del 9 luglio 1990 il fax della gestione sportiva della Ferrari a Maranello (05369464XX) sputò un documento che avrebbe potuto cambiare la storia della Formula 1. Era un accordo con l’autografo di Ayrton Senna in calce. Un precontratto con cui il pilota brasiliano si impegnava a correre con il Cavallino come minimo nel 1991 e nel 1992 (ma poi avrebbe potuto prolungare). È un documento che Cesare Fiorio, allora direttore sportivo della casa, dopo un passato glorioso o vincente del rally e nell’endurance (“In totale sono 18 i titoli mondiali che ho portato a casa nel periodo Lancia e Fiat, 15 nei rally e 3 negli sport prototipi”), custodisce nella cassaforte del suo buon ritiro pugliese tra coltivazioni di grano Salvatore Cappelli e ulivi scampati alla Xylella. Cesare Fiorio lo mostra con orgoglio, nascondendo solo le cifre chieste da Ayrton (si parla di 10 miliardi di lire) che comprendevano un ricco bonus in caso di vittoria del campionato, un paio di Ferrari F40 (una a stagione, più un altro modello a sua scelta), la monoposto del 1991 e la promessa di regalargli anche quella della stagione seguente.

 

“La mia trattativa con Senna era completamente segreta. Lo avevo incontrato di nascosto a casa sua, prima a San Paolo e poi a Montecarlo, non ci facevamo mai vedere a parlare in pista. È una trattativa che ho condotto personalmente in grande segreto… Io e Ayrton eravamo d’accordo su tutto, ma Fusaro che allora era presidente si mise a farmi una serie di dispetti clamorosi, togliendomi delle deleghe, mettendomi dei paletti. Prima di tutto ha preso Prost e lo ha portato da Romiti, poi è andato dallo sponsor Marlboro che era nostro, ma anche della McLaren… ha fatto di tutto per far saltare quell’accordo e il risultato è che il miglior pilota del mondo non è mai arrivato in Ferrari”. Il racconto di Fiorio che a più di 80 anni e dopo un terribile incidente in bici (travolto da un pirata della strada) ogni tanto qualche gara di regolarità se la fa ancora, è confermato da quel precontratto firmato da Senna. Fusaro l’anno scorso a Quattroruote svelò che a far saltare l’accordo fu l’Avvocato Agnelli, ma lo ha raccontato quando non poteva più essere smentito. E sinceramente non crediamo che l’Avvocato avrebbe detto no al miglior pilota del mondo. La verità incontestabile è che Ayrton aveva detto di sì una prima volta a marzo in Brasile e poi aveva spedito il fax di conferma il giorno dopo la centesima vittoria della Casa di Maranello, ottenuta da Prost l’8 luglio a Le Castellet.

 

La storia della Formula 1 ci racconta che Senna, dopo essere diventato campione nel 1988, ha vinto il Mondiale nel 1990 e nel 1991. Quando a luglio accettò la corte di Cesare Fiorio, era in piena lotta per il titolo proprio con Prost (passato a Maranello a fine 1989 da campione del mondo in carica). Se quell’accordo si fosse trasformato in realtà la storia sarebbe cambiata. Senna, con un futuro da ferrarista in tasca, non avrebbe chiuso quella stagione sbattendo Prost e la Ferrari fuori pista alla prima curva di Suzuka. Il Mondiale lo avrebbe magari vinto lo stesso, ma non con quella macchia, poi confessata. E una volta salito sulla Ferrari avrebbe certamente contribuito a cambiare la Scuderia come poi qualche anno più tardi ha fatto Schumacher.

 

La storia però non si scrive con i se e con i ma. Immaginare che cosa sarebbe potuto succedere se quell’accordo si fosse trasformato in contratto e Senna nel 1991 fosse approdato in Ferrari è quasi come scrivere un libro di fantascienza. Con un lieto fine ad attenderci nelle ultime pagine, perché se Ayrton fosse diventato un pilota di Maranello il primo maggio di 27 anni fa a Imola probabilmente non avrebbe guidato una Williams indebolita dal lavoro sullo sterzo e non sarebbe volato via da eroe in quella terra di sognatori che è l’Emilia al confine con la Romagna. Il destino si sarebbe voltato da un’altra parte e oggi Ayrton sarebbe ancora tra noi, magari a gestire un suo team come poi fece Prost o a far da consigliere in qualche squadra come invece fece Niki Lauda. Avrebbe vinto almeno 5 Mondiali, poi avrebbe lasciato la Ferrari nelle mani di un giovane che aveva combattuto con lui in pista senza risparmio, un certo Michael Schumacher. L’arrivo di Senna in Ferrari avrebbe ritardato e non cancellato quello di Schumacher. Ayrton è nato nel 1960, avrebbe corso fino a 36/38 anni poi avrebbe lasciato il Cavallino in buone mani. Prima di arrivare nel nuovo secolo, avrebbe abbandonato il volante e, dopo essersi sposato con Adriane, la sua fidanzata dell’epoca, sarebbe diventato papà di un piccolo che oggi sarebbe lì a correre insieme al figlio di Schumi. È bello sognare nei giorni in cui il ricordo di Ayrton torna prepotentemente d’attualità.

 

Senna si riavvicinò alla Ferrari anche prima di lasciare la McLaren per la Williams che all’epoca era la squadra da battere, quella con cui Prost aveva conquistato il suo quarto Mondiale nel 1993. Quella volta fu Luca di Montezemolo a strappargli una promessa. “Vinco il Mondiale con la Williams, poi vengo a Maranello”, disse una sera al presidente che lo aveva avvicinato molto tempo prima di innamorarsi di Schumacher. Quel “poi” non fece in tempo ad avverarsi, ma ancora una volta Ayrton si era avvicinato alla Ferrari. Un richiamo del cuore, un richiamo della storia.  Se quell’accordo del luglio 1990 si fosse trasformato in realtà oggi probabilmente il primo maggio avrebbe un sapore diverso.

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