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Non solo "Barbie": è ora di valorizzare al cinema i nostri giochi, da Cicciobello a Sette e mezzo

Saverio Raimondo

Consigli non richiesti all'industria cinematografica italiana: Pierfrancesco Favino nel ruolo del celebre bambolotto, Paolo Sorrentino al lavoro sul gioco delle tre carte (con Toni Servillo, ovvio) e Alice Rohrwacher sul Gioco dell'oca

"Barbie", il film di Greta Gerwig sulla celebre bambola Mattel che sta sbancando ai botteghini di tutto il mondo, è solo l’inizio. Anzi, nemmeno: prima c’è già stato il film sui Lego, quello su Super Mario, e quest’anno persino una pellicola sulle scarpe Nike. In futuro arriveranno un film sulle Polly Pocket diretto da Lena Dunham, uno sul Monopoly a opera niente meno che di Ridley Scott, ed è in produzione persino un film sul celebre gioco di carte UNO. E l’Italia che fa? Resta a guardare? Possibile che il nostro cinema si lasci scappare questo trend che smuove soldi a monte e pubblico nelle sale a valle? Non mi resta che sfruttare questo spazio per spronare la nostra industria cinematografica con una serie di idee e intuizioni che vi butto qui, le regalo, sperando di vederle realizzate in un futuro quanto più prossimo possibile.

Partiamo da “Cicciobello”. Pierfrancesco Favino nel ruolo del celebre bambolotto: ore e ore di trucco speciale per mettere al grande attore capelli biondi, occhi celesti e due guancette rosse; in compenso David di Donatello come miglior attore assicurato per l’interpretazione a 53 anni di un neonato, per giunta di plastica. Film sulla genitorialità e sull’essere figli, quindi anche sulla famiglia e i traumi in seno a essa. Dirige Gabriele Muccino. La trama del film ruota attorno al fatto che Cicciobello piange. Edoardo Leo fa il ciuccio. Segue dibattito: secondo alcuni è un film di destra, pro-life, uno spot del governo a favore della maternità; secondo altri è un film di sinistra, che ridiscute i ruoli tradizionali di paternità e maternità. Tutti d’accordo invece nel sostenere che è solo un’operazione di marketing della Giochi Preziosi, che infatti fa soldi a palate: la tutina azzurra di Cicciobello vende un casino, anche in taglia da adulto.

Ferzan Özpetek invece girerà il film sul Crystal Ball, in Puglia grazie ai soldi della Film Commission. Con Stefano Accorsi e Luca Argentero nel ruolo di due diverse colorazioni di pasta gommosa modellabile, sconvolti dall’arrivo in città di un cannello (Pietro Castellitto) che soffiandoci dentro dell’aria (Matilde Gioli) li trasforma in palloncini gonfiati e appiccicosi. Un inno alla diversità, alla tolleranza e alla resilienza.

Paolo Sorrentino girerà a Napoli un film sul gioco delle tre carte, con Toni Servillo nel doppio ruolo della carta che vince e della carta che perde. Matteo Garrone invece gira un film sulla Morra. Tutti noteranno la somiglianza con il suo più celebre film, sin dal titolo (a cui manca solo “Go”); ma nessuno dirà niente per educazione. Il film si girerà a Roma e sarà ambientato a Cinecittà, interamente ricostruita negli studi di Cinecittà.

Pupi Avati dirigerà il film tratto dal sette e mezzo, il celebre gioco di carte. Con Margherita Buy nel ruolo de La Matta. Alice Rohrwacher invece girerà un film tratto dal Gioco dell’oca: manifesto contro il patriarcato (incarnato dal dado), il film riscatta la figura dell’oca, la quale se è superficiale e un po’ sciocca è per colpa della società (incarnata dal libretto delle istruzioni). Alla fine del film l’oca si ribella, esce tre ma lei si muove di sei caselle e in senso contrario, la partita viene sospesa.

Ma ai Nastri d’Argento trionfa Marco Bellocchio con il suo “Testa o Croce”, primo capitolo di una trilogia che comprenderà anche “Nascondino” e “Acchiapparella”.

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