Proteste contro il giudice Brett Kavanaugh (foto LaPresse)

Ormai l'indignazione pubblica per molestie è diventata un metodo

Ester Viola

Essere giovani è una scusa, ma fino a un certo punto. “Restiamo garantisti” è il nuovo “restiamo umani”

La scrivo come se fosse una storia triste a lieto fine. Invece è triste da tutti i lati, pure se la dividi in dieci punti per apparecchiarla meglio.

1) 2018, secondo anno di scarsissima grazia dell’Amministrazione bionda. Il giudice Brett Kavanaugh è convocato con la maglia di capitano alla Corte suprema americana.

2) Chi è. Laureato con lode a Yale, “una delle menti più acute del nostro tempo”. Molto bene, peccato sia la definizione di Trump.

3) E’ un conservatore forte.

4) Però diciamo meglio: se sarà confermato, è molto possibile una svolta mortale a destra su possesso delle armi e sistema delle quote etniche per la affirmative action.  Non esclusi interventi su obiezione di coscienza,  ordine pubblico, sicurezza e impeachment. 

5) Succede il miracolo! Candidatura in dubbio! L’America (l’universo) potrebbe scansarselo.

6) Piano a dire miracolo: è finito sotto la solita accusa di molestie. La faccenda risale a quando aveva 17 anni. Era ubriaco. La ragazza ne aveva di meno, è la dottoressa Christine Blasey Ford, 51 anni, insegna Psicologia all’Università di Palo Alto.

7) Esiste una macchina del fango buona e doverosa, questo è il senso.

8) Comincia una, prendono coraggio tutte. Al momento sono tre. Lei, Deborah Ramirez e Julie Swetnick. Julie ha testimoniato che nel 1982 è stata vittima di uno stupro di gruppo in un party al quale Brett Kavanaugh era presente. Ha anche sostenuto di essere stata drogata con un drink contenente Quaaludes.

9) Ovviamente la denuncia di Julie Swetnick è stata notificata al mondo via Twitter dal suo avvocato, Michael Avenatti, lo stesso che difende Stormy Daniels.

10) Per il colpo di grazia si attende la conferma della tesi secondo cui Kavanaugh e i suoi compagni di merende del liceo erano noti per i drink allungati con i farmaci.

 

Se c’è stato uso di sostanze e poi molestia, non c’è appello. Essere giovani è una scusa però fino a un certo punto. E poi chi lo voleva, a parte Trump, questo Kavanaugh alla Corte suprema. Anzi, che sollievo per la democrazia prendere preventivamente a calci la mela bacata.

Peccato per la triste postilla a margine: ormai l’indignazione pubblica per molestie è diventata un metodo.

Che succederà alle prime accuse non confermate? Che succederà se le bibite allucinogene resteranno circostanza non provata? Che succederà se al processo Weinstein verranno depositati gli sms?

 

Non per vantarmi di capirci qualcosa, ma mi hanno fatto studiare i codici di legge dal quattrocento avanti Cristo, quando la storia si ripete la riconosco.

Ai tempi le chiamavano Quaestiones Perpetuae. Erano corti che riconoscevano al quisque de populo (l’idiota medio, quello nemmeno utile, insomma uno di noi) la possibilità di promuovere personalmente un’accusa. Si chiamava nominis delatio. Per chi non ha il tempo di cercare su Wikipedia: prendevi un passante per la giacchetta e gridavi “criminale!” prima del magistrato. Chi ti pareva. Poteva essere per fatti di vent’anni prima. Pure per fatti che non ti ricordavi. A piacere vostro, signo’.

 

Il cittadino giustiziere era incentivato a colpi di praemia (denaro, politica, promozione a romano puro). Non ho il coraggio di mettermi a cercare le differenze. Forse siamo nel peggiore dei mondi possibili, perché lì facevano gli indignati pagati, noi siamo gli indignati gratis.

 

Quello che mi vanto di aver capito è che “restiamo garantisti” è il nuovo “restiamo umani”. Garantismo. Quella cosa di lasciare l’incarico di rovinare la gente ai tribunali, sperando che funzionino. Si fa così e noi stiamo facendo in un altro modo. Ci serve la gogna ma non abbiamo voglia di aspettare la sentenza, quindi se permettete direi a Houston che abbiamo un problema.

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