Brett Kavanaugh (foto LaPresse)

La difesa di Kavanaugh, uno show di puro trumpismo

Daniele Raineri

Il giudice attacca i democratici accusandoli di “cercare vendetta”. Oggi il voto della Commissione Giustizia. Intanto Trump ha già vinto la campagna rabbiosa per confermare il suo uomo alla Corte Suprema 

New York. Se ieri mattina la deposizione giurata di Christine Blasey Ford davanti ai senatori della Commissione Giustizia era stata molto precisa e pacata, nel pomeriggio – quando ormai in Italia faceva notte –  la deposizione di Brett Kavanaugh è stato uno show di puro trumpismo. Il giudice nominato dal presidente Trump alla Corte Suprema e in attesa del voto di conferma ha spiegato di essere la vittima di un complotto dei democratici per distruggerlo “su ordine dei Clinton in cerca di vendetta”, ha gridato rosso in viso, ha pianto, ha mentito, ha risposto a muso duro ai senatori – “voi non bevete birra?” – e ha gettato via ogni pretesa di gravitas da sommo magistrato.

 

Da dieci giorni Kavanaugh vede la sua nomina alla Corte Suprema bloccata da accuse di violenze sessuali – e la donna sentita al mattino è considerata finora la più credibile delle sue tre accusatrici perché si è fatta avanti molto prima che il giudice diventasse un caso mediatico. La giornata di ieri è stata decisiva e alla Casa Bianca, come scrive il Washington Post, si è svolta come un dramma in due atti. Al mattino il presidente era rimasto molto impressionato dalla deposizione solida della Blasey Ford, lo staff si è depresso e secondo i cronisti americani in contatto con fonti interne all’Amministrazione “non si vedeva una via d’uscita”. Al pomeriggio invece si è creato un clima di attesa, per capire se Kavanaugh che finora aveva puntato molto sull’immagine poco autentica di bravo ragazzo e di persona irreprensibile sarebbe stato capace di alzare il livello dello scontro come piace a Trump. E’ un classico del presidente americano per uscire dai cul de sac in cui finisce spesso: negare le accuse e raddoppiare il carico di ostilità contro gli accusatori.

 

 

E così ieri durante la deposizione trasmessa in diretta e molto seguita alcuni osservavano che Kavanaugh stava sbagliando l’impostazione della sua testimonianza, troppa rabbia e troppa agitazione dove invece poche ore prima la sua presunta vittima e accusatrice era stata molto calma e convincente. Altri invece hanno compreso che il giudice si stava comportando in quel modo per persuadere un solo spettatore: Trump, che non solo era ancora deluso dall’intervista data dal giudice martedì scorso a Fox News ma che cominciava a considerarlo “un debole” (l’accusa peggiore nel giro del presidente).

 

  

La performance pomeridiana non lo ha deluso: le accuse di complotto, la politicizzazione (“è tutto un piano dei democratici”), le parole strozzate del suo candidato alla Corte Suprema. In serata il presidente ha scritto su Twitter: “Il giudice Kavanaugh ha mostrato all'America esattamente perché l'ho nominato. La sua testimonianza è stata potente, onesta e avvincente. La strategia cerca e distruggi dei democratici è oltraggiosa e questo processo è stato una totale vergogna e un tentativo di ritardare, di ostacolare e di resistere. Il Senato deve votare!”. Oggi alle tre e mezza del pomeriggio ora italiana comincia la votazione della Commissione Giustizia del Senato per confermare il giudice alla Corte Suprema. Se passa, domani ci sarà il voto definitivo al Senato. La questione, che è molto importante perché decide l'orientamento della Corte suprema per i prossimi decenni, non è ancora chiusa tuttavia perché i repubblicani al Senato hanno 51 voti contro i 49 dei democratici e ci sono quattro senatori repubblicani molto indecisi.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)