Il capo del piano vaccinale in Israele ci dice come convincere i No vax
"Accelerazione sulle terze dosi, possibile estensione del vaccino agli under 5 e digitalizzazione del sistema sanitario", dice Arnon Shahar, che in questi giorni era a Roma per dare consiglio al governo Draghi
“Contro il Covid dobbiamo giocare d’anticipo, per questo in Israele abbiamo deciso di vaccinare anche i bambini tra i 5 e gli 11 anni e presto valuteremo l’estensione agli under 5”. Parla così al Foglio il professore Arnon Shahar, responsabile del piano vaccinale di Tel Aviv. “L’Italia sta facendo bene, è un modello in Europa e noi siamo lieti di poter fornire consigli e assistenza per agire in anticipo contro la quarta ondata che divampa in tutto il continente. Se si interviene con prontezza, accelerando su vaccini e booster, l’ondata sarà un’ondina”, dice il capo della task force anti Covid del Maccabi Healthcare Services.
Professor Shahar, avete appena approvato la vaccinazione per i piccoli tra i 5 e gli 11 anni. Il rischio di miocardite ha alimentato obiezioni anche autorevoli. “Alcuni casi di miocardite si sono verificati, è vero, ma tale rischio è di gran lunga superiore nei giovani malati di Covid. Quando negli scorsi mesi abbiamo vaccinato i ragazzi nella fascia tra i 12 e i 15 anni, anche individui gravemente malati, gli effetti collaterali si sono dimostrati non pericolosi. Questi sono i fatti”. In Israele avete somministrato il cosiddetto “booster” a 4 milioni di cittadini, oltre il 40 per cento della popolazione. Come si fa a superare la diffidenza di chi era già recalcitrante alla prima dose? “Bisogna spiegare che il richiamo è ciò che si fa normalmente per diversi vaccini, come l’antinfluenzale. Dobbiamo dire chiaramente che i rischi connessi alla malattia sono di gran lunga superiori a quelli legati alla inoculazione”. Esiste il rischio di avere “troppi anticorpi”? “Assolutamente no. Dall’esperienza sappiamo che con il passare dei mesi e, in particolare, dal sesto mese dopo la somministrazione il numero degli anticorpi cala sensibilmente, perciò il booster si rende necessario. Lo scetticismo delle persone va superato guardando ai fatti. Laddove aumentano i decessi e i ricoveri nelle terapie intensive, si assiste a una ‘pandemia dei non vaccinati’: sono persone prive di protezione. Chi si vaccina potrà forse contagiarsi ma sarà al riparo dal rischio di malattia grave”.
Quando potremo fare a meno del green pass? “Non rimarrà a lungo, in ogni caso va considerato come un mezzo, non come un fine. Sulla necessità del green pass molto dipenderà da quanto saremo bravi a somministrare vaccini e booster alla platea più ampia possibile, bambini inclusi. Nei prossimi mesi noi prenderemo in considerazione anche la fascia sotto i 5 anni”.
Israele è diventato un blueprint mondiale per l’efficacia della campagna vaccinale: merito di cosa? “Sicuramente ha contribuito il nostro essere pratici e digitali, la digitalizzazione applicata alla salute è stata una componente essenziale”. Proverbiale la determinazione dell’ex premier Benjamin Netanyahu che, prima di ogni altro, ha tempestato di telefonate il ceo di Pfizer Albert Bourla per assicurare l’approvvigionamento nazionale. “È stata una scelta saggia, abbiamo giocato d’anticipo contro un virus che ha una crescita esponenziale. L’attuale premier Naftali Bennett è stato ugualmente saggio nel dare l’avvio alla somministrazione del booster prima degli altri”.
La tecnologia dell’Rna messaggero, alla base dei vaccini Pfizer e Moderna, quali ricadute avrà nella lotta contro il cancro? “Grazie a questa tecnica rivoluzionaria, che negli ultimi due anni ha ricevuto investimenti record, potremo compiere enormi passi avanti nella lotta contro il tumore. Per la medicina è una frontiera importantissima, per l’umanità un cambiamento epocale”. A quando il vaccino contro ogni tipo di tumore? “I tempi saranno tanto più brevi quanto più investiremo in questo campo della ricerca. Dobbiamo augurarci che le case farmaceutiche Pfizer e Moderna, che hanno svolto un ruolo fondamentale nella lotta al Covid, continuino a investire. Oggigiorno il contributo dei privati è irrinunciabile, gran parte delle risorse destinate al progresso della scienza provengono da loro, non dai budget governativi”.
Lei conosce bene l’Italia, ha studiato a Bologna e adesso ha trascorso alcuni giorni a Roma per dare consiglio al governo di Mario Draghi. “Ho un bel ricordo del vostro paese. Crede fermamente nella collaborazione tra Italia e Israele, che hanno molto in comune. Insieme possiamo farcela”.
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