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Roma Capoccia

Caro Gualtieri, il termovalorizzatore non basterà a salvarti

Chicco Testa

Purtroppo il sindaco non ha applicato il decisionismo ai trasporti, alla raccolta dei rifiuti e ai vigili urbani. Senza una svolta corre il rischio di essere solo la storia di una lenta eutanasia

L’unico punto sui cui il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ottiene oggi un consenso esteso è la scelta di realizzare un termovalorizzatore per la città. Con questa opzione Gualtieri ha smentito un decennio di grigia amministrazione dei rifiuti da parte della Giunta regionale di Zingaretti e ha mostrato un profilo  discontinuo e decisionista. Contro gli stessi orientamenti del suo Partito. Purtroppo lo stesso il Sindaco non ha fatto negli altri settori dell’organizzazione dei servizi della Capitale. La causa dei malfunzionamenti e delle tante profonde crisi che vive la Capitale sta proprio lì. Nel non  avere preso atto dopo gli anni incolori di Alemanno, quelli estemporanei di Marino e quelli inutilmente e demagogicamente pirotecnici di Raggi che non era sufficiente tornare ad una tranquilla amministrazione, fondata sul consenso consociativo delle diverse categorie che alla città dovrebbero fornire i servizi fondamentali. E su un’organizzazione degli stessi tutta accentrata presso le aziende pubbliche municipali. Un conglomerato che con i dipendenti comunali supera abbondantemente i 60.000 dipendenti, restituendo alla città una delle più basse qualità d’Italia. Perché nel frattempo i problemi si sono accumulati, appena nascosti dal rallentamento degli anni del Covid e avrebbero bisogno di rotture e salti di qualità fondamentali come quella compiuta sugli impianti di trattamento dei rifiuti. 

Così la città continua ad essere intollerabilmente sporca fondamentalmente perché Ama, la società comunale che gestisce in regime di monopolio la raccolta dei rifiuti, è da da decenni un carrozzone inefficiente, che vari sindaci, da almeno 30 anni, hanno inutilmente tentato di riformare. Atac è solo meno esposta perché mentre risulta impossibile adattarsi alla puzza della spazzatura in strada, da tempo i cittadini romani hanno imparato a convivere con l’inaffidabilità del servizio di trasporto. Quello di superficie e quello della metropolitana. Anche la cronica mancanza di taxi è una questione che viene da lontano e che mostra un deficit di fondo paradossalmente perché il servizio è sempre più richiesto. Ma tutto il settore del trasporto, mezzi pubblici e taxi, è ingessato da anni di non scelte, l’unica modalità che non scontenta nessuno tranne i cittadini. Per il resto intere parti della città, a cominciare dal centro storico, sono purtroppo abbandonate alla prepotenza dei ristoratori, degli automobilisti, dei bus turistici e di ogni altro  stravagante mezzo di trasporto, ormai incuranti di ogni divieto. L’altro grande “desparecido” in città è infatti il corpo dei Vigli Urbani, oggetto di concorsi fotografici per chi riesca a testimoniarne l’esistenza. Sarà difficile per Roma in queste condizioni affrontare le sfide del Giubileo ed eventualmente dell’Expo. Intanto allacciamo le cinture di sicurezza alla fine di settembre quando gli appassionati di golf arriveranno a Roma per la Ryder Cup, il torneo di golf più prestigioso al mondo  con 50.000 presenze attese ogni giorno. Speriamo non abbiano bisogno di taxi. 

Gualtieri è più o meno a metà del suo mandato. Il suo indice di consenso è basso. Ma la cosa più preoccupante è che per il momento all’orizzonte non si vedono prospettive di cambiamento e Gualtieri non è certo aiutato dall’encefalogramma piatto del Pd, il partito di maggioranza relativa in Campidoglio.  Ma tutta la cultura politica romana, i partiti tradizionali, a destra e a sinistra. Si rigira da anni con gli stessi problemi senza una idea nuova. Anzi, cercando di smontare qualsiasi piccola novità che possa rompere il loro stanco equilibrio. 

Stiamo parlando della capitale d’Italia. Non può essere sottomessa  a un destino di continuo declino. Forse è venuto il momento di parlarsi chiaro e in modo onesto. Di mettere da parte vizi antichi, vecchie idee, pigrizie intellettuali, abitudini consolidate. Gualtieri ha consapevolezza dello stato delle cose e ha ancora davanti a se un periodo congruo per produrre i necessari cambiamenti. Ma senza una svolta corre il rischio di essere solo la storia di una lenta eutanasia.

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