(foto Ansa)

roma capoccia - spina di borgo

Niente soluzioni, ma tanti processi. L'esito sinodale che lascia questioni aperte

Matteo Matzuzzi

Cosa accadrà se a ottobre la grande assemblea voluta dal Papa si risolvesse in un nulla di fatto? Ai posteri, l’ardua sentenza

Chiunque parli con il Papa del processo sinodale in corso – che celebrerà in autunno a Roma la sua fase conclusiva – fa sapere che è meglio non farsi grandi attese su decisioni epocali destinate a cambiare il corso della Chiesa. Contano i processi da avviare e non le decisioni sui singoli temi che più hanno fatto discutere e che hanno diviso anche gli stessi padri. Il che potrebbe portare a due risultati: il grande compromesso (un documento finale con tante aperture da mettere in pratica in un secondo o terzo o quarto tempo, con i noti tempi della Chiesa, non certo brevi) o la rivolta di chi già freme per innovare e rivoluzionare morale dottrina e pastorale.

Il Sinodo sulla sinodalità, ad esempio, è servito per frenare almeno un po’ l’ala più “spinta” dell’episcopato tedesco, che da Francoforte ha fatto confluire a Roma i propri progetti non senza qualche spinta in avanti bloccata dalla curia romana rappresentata dai suoi massimi vertici. Ma cosa accadrà se a ottobre la grande assemblea voluta dal Papa si risolvesse in un nulla di fatto, magari per l’opposizione del blocco africano e di qualche altro episcopato ai cambiamenti più hard? Accetterebbero soluzioni soft? Ai posteri, l’ardua sentenza.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.