Roma Capoccia

L'asse Zinga-Lombardi per salvare i rossogialli dal termovalorizzatore

Gianluca De Rosa

Governatore dem e assessora grillina ricordano il successo del loro "esperimento" rossogialo nel Lazio e auspicano di superare le differenze sull'inceneritore. Anche per il dopo Zingaretti sono d'accordo: sì al campo largo, no alle primarie per scegliere il candidato

Mentre Nicola Zingaretti parla con i cronisti, Roberta Lombardi, assessora grillina alla Transizione ecologica, ascolta da lontano. “Che cosa hai detto?”, fa lei. “Solo cose belle su di te Roberta”, scherza il governatore dem. E’ la conferenza stampa per presentare le cento comunità energetiche che la Regione Lazio finanzierà nei piccoli comuni della provincia, ma il messaggio che passa è molto più politico, travalica decisamente l’agenda di giornata. E dice così: non ci dividerà neanche il termovalorizzatore. E’ l’asse rossogialla che da via Cristoforo Colombo, tra sorrisi e ammiccamenti, batte un colpo. E non solo sull’inceneritore, ma anche sul dopo Zingaretti. Il governatore e l’assessore sono d’accordo: il campo largo servirà ancora, le primarie no.

“Nel Lazio c’è la più grande alleanza di centrosinistra d’Italia. Un valore aggiunto e una sperimentazione”, ha ribadito Zingaretti. “In questi mesi di amministrazione larga abbiamo fatto bene. Mi auguro che si abbia la forza e l’intelligenza di continuare così, non solo avremmo delle idee ma saremmo competitivi per vincere”.

La paura è che accada invece quello che nelle scorse settimane, dopo l’annuncio del sindaco Roberto Gualtieri, veniva vaticinato dal centrodestra: “Il termovalorizzatore incenerirà l’alleanza rossogialla”. Ed in effetti i grillini, ne hanno fatta una questione identitaria, una linea rossa non valicabile. Dopo l’astensione in Consiglio dei ministri durante il voto sul decreto Aiuti che darà a Gualtieri i poteri straordinari sui rifiuti, compresa la possibilità di realizzare un termovalorizzatore, adesso i cinque stelle si preparano a proporre un emendamento da presentare a luglio quando il decreto arriverà alle Camere per la conversione. Un cavillo per fermare l’impianto.

E così Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi, governatore e assessore, gatti della politica, tessitori di alleanze che superano anche le fratture all’apparenza più irriducibili, si sono ritrovati nel ruolo di risolutori. Pionieri e salvatori dell’asse rossogiallo.
“Per l’elezioni regionali del 2023 confido che venga mantenuto il campo largo con il centrosinistra anche se ci sono delle differenze. Ci sono tutti i presupposti affinché l’atteggiamento collaborativo di quest anno venga mantenuto in futuro per stare insieme”, faceva eco ieri Lombardi. Tra i grillini, d’altronde ormai da settimane, è in corso la discussione: quanto rossa dovrà essere questa benedetta linea sul termovalorizzatore? La parte oltranzista, guidata dall’ex sindaca Virginia Raggi vuole che l’emendamento da presentare alla Camera cancelli la parte della norma che permetterebbe a Gualtieri di derogare al piano rifiuti del Lazio. Questa versione significherebbe dire addio all’impianto. Il piano regionale infatti non prevede termovalorizzatori. Ma c’è un’altra area, quella di Lombardi appunto, che immagina un testo diverso: “Un emendamento che sia il più aperto possibile nel rispetto della richiesta dei poteri speciali”, diceva ieri l’assessora. E che imponga paletti senza riferimenti al piano regionale, ma agli indirizzi europei sul trattamento della spazzatura. Queste regole considerano l’incenerimento meno auspicabile rispetto al recupero di materia, ma non lo vietano. Insomma, i grillini terrebbero in apparenza il punto, ma non frenerebbero il sindaco, salvando l’alleanza. Un gioco complicato. Non meno di quello sulle primarie. Ieri mattina Lombardi spiegava: “Per la nostra organizzazione-disorganizzazione fluida non competeremo alle primarie. Ma ci siederemo al tavolo della coalizione”. Anche Nicola Zingaretti però, che ne fu il primo fautore, sembrava ieri escludere lo scenario: “Le primarie? Ribadisco che deve esserci protagonismo della politica. Vorrei mettere in condizione chiunque sia il candidato di poter lottare a testa alta”. E il riferimento era chiaro. La situazione è questa: alle eventuali primarie parteciperebbero il vicepresidente Daniele Leodori e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Il primo, candidato di Area Dem, ma con il supporto della maggior parte delle correnti del partito, vincerebbe probabilmente il confronto. C’è un problema però. Non sarebbe, stando agli attuali sondaggi, in grado di vincere le elezioni. Mentre D’Amato pur avendo buone chances di vittoria, difficilmente supererebbe le primarie. Il governatore però è stato costretto quasi subito a ritrattare. A frenarlo ci ha pensato il segretario del Pd Lazio Bruno Astorre che, citando una vecchia dichiarazione del governatore, ha detto: “C’è bisogno di un grande bagno popolare per far scegliere direttamente alle persone il nome del candidato”.