Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Roma Capoccia

Silvia Scozzese, l'assessore premiata per aver tradito Marino

Gianluca Roselli

Pupilla di Franceschini e stakanovista. Scampò al collasso della giunta Marino per poi reinventarsi con Gentiloni. Ritratto della nuova vice sindaca e assessore al bilancio

“Dove c’è Scozzese c’è maggioranza”. Così tra i corridoi del Campidoglio viene decriptata Silvia Scozzese, ingaggiata da Roberto Gualtieri in ruoli pesantissimi: vice sindaca e assessore al bilancio. Descrizione in onore del suo mentore, Dario Franceschini. Più o meno è andata così. Secondo un primo schema, quattro assessorati della giunta Gualtieri erano destinati al Pd, ma i maggiorenti romani, Claudio Mancini in testa, piuttosto che concedere una poltrona a un “francheschiniano” hanno deciso di tagliarsi un posto lasciandone uno a Demos, con Barbara Funari. A quel punto, a fronte del nervosismo del ministro dei Beni culturali, ad accontentarlo ci ha pensato Gualtieri, concedendo una poltrona tra i 4 tecnici di sua nomina. Et voilà, ecco tornare in Campidoglio proprio Scozzese, con buona pace di Nicola Zingaretti che ha fatto di tutto per tener fuori persone vicine al ministro (c’è una vecchia ruggine).

 

Scozzese qui c’era già stata in epoca Marino: arrivò in corsa, nel 2014, proprio come assessore al bilancio salvo poi dimettersi con tempismo perfetto nel luglio del 2015 (il 25, per dire), tre mesi prima della rocambolesca caduta dell’intera giunta. Uscita di scena suggerita, si dice, dallo stesso Franceschini nei giorni in cui l’allora premier Matteo Renzi sfiduciava il sindaco in diretta tv: “Fossi in lui non starei tranquillo. Se è in grado di governare lo faccia, altrimenti vada a casa”.  Un anno solo, quello di Scozzese al bilancio, ma intenso: viene ancora ricordata per una manovra “lacrime e sangue” che tagliò drasticamente le finanze ai municipi. E proprio dopo l’uscita di scena, Scozzese fu nominata dal governo come commissario al debito del Comune di Roma: il cane da guardia che vigila affinché il Campidoglio rientri dei suoi debiti. Marino ci restò male, anche per il j’accuse nella lettera di dimissioni: “è venuta meno la spinta riformatrice”, “nei miei confronti c’è tensione e insofferenza”, “c’è poca trasparenza”.

 

La sua carriera, però, non si ferma. Nel 2017 Paolo Gentiloni la nomina consigliera alla Corte dei conti. Nel 2019, poi, diventa capo di gabinetto del ministero del sud con Peppe Provenzano, dopo aver svolto incarichi per Palazzo Chigi e per la commissione bilancio di Montecitorio. Nata a Roma il 9 febbraio 1966 nel quartiere Tuscolano, maturità scientifica al Righi e laurea in giurisprudenza a Tor Vergata, si è fatta le ossa all’Anci su come rimettere in sesto i bilanci dei comuni. Ora, con marito e figlia, vive ai Parioli. Sui social è praticamente assente. Un upgrade sociale frutto di studio e lavoro, ma anche della capacità di tessere relazioni e di farsi trovare sempre nel posto giusto al momento giusto. “Non mi vergogno a dire che ho sempre votato Pd. Mi considero un tecnico che si assume responsabilità politiche”, ha detto. “Gentile, senza dare troppa confidenza. Ha un po’ l’aria da secchiona”, viene descritta. Stakanovista (nel 2015 rinunciò al viaggio di nozze per lavorare), forse è un po’ sopravvalutata. Gualtieri, per esempio, le avrebbe preferito Marco Leonardi, capo del dipartimento di programmazione economica a Palazzo Chigi (colui che vigila sul Pnrr), di cui però Mario Draghi non si è voluto privare, ma in corsa c’era anche Alessandra Sartore, ex assessore al bilancio di Zingaretti ora sottosegretaria all’Economia. L’ha spuntata lei, ancora una volta. Corrente “Dario”.
 

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