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Il Tar ribalta l'indifferenza del sindaco sul referendum Atac: era valido

Marianna Rizzini

“La sentenza in cui il tribunale, in applicazione del principio di legalità, ha affermato che l’esito referendario non è soggetto a sbarramenti, assesta un colpo alla credibilità di un sindaco e soprattutto del suo metodo”. Parla Riccardo Magi

Roma. “Con questa sentenza del Tar hanno vinto i cittadini, ha vinto la partecipazione, ha vinto la democrazia. Ha perso la sindaca Virginia Raggi – che in tutti i modi ha cercato di sabotare un referendum scomodo”. Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa, è in Piazza del Campidoglio per la mobilitazione che segue il verdetto del tribunale amministrativo che stabilisce la validità del cosiddetto “referendum Atac” del novembre 2018, referendum per la messa a gara del trasporto pubblico locale.

 

Un anno fa, ricorda Magi, al referendum non è seguita la proclamazione del risultato (vittoria del “si”), e sempre un anno fa si è sostenuto che il referendum “fosse fallito perché non aveva raggiunto il quorum. Ma oggi arriva la sentenza: il referendum non soltanto è valido, ma Raggi, che ha manomesso la democrazia, deve ora proclamare la vittoria del sì, e se la giunta non vuole agire in linea con quel risultato dovrà motivarlo, previo dibattito in Aula”.

 

Flashback: autunno 2018. Si parla di autobus che vanno a fuoco, autobus che non arrivano, autobus vecchi, autobus non sufficienti nel numero e nelle tratte. Che cosa si può fare? I cittadini giustamente si lamentano, ma sanno davvero che votare al referendum potrebbe essere un primo passo?, si domandano retoricamente i promotori, rispondendosi di no: l’informazione sul voto, che pure il Comune avrebbe dovuto favorire e sostenere, da ambedue i lati della possibile scelta, è talmente latitante da risultare inesistente, nonostante l’indebitamento di Atac e il conseguente spreco di risorse per il Campidoglio (l’azienda era stata ammessa al concordato preventivo dal Tribunale fallimentare di Roma, in attesa dell’assemblea dei creditori. Il sindaco si schiera per il no, dopo aver rinnovato il contratto di servizio ad Atac fino alla fine del 2021 (anche se dalla Ue è arrivata la proposta di mettere a gara il servizio già nel 2019). Dopo il voto, Raggi non proclama come si è detto il risultato, ma i promotori ricorrono, contestando l’applicazione del quorum alla consultazione, poiché previsto da norma statutaria abrogata.

 

Oggi, dice Magi, “la sentenza in cui il Tar, in applicazione del principio di legalità, ha affermato che l’esito referendario non è soggetto a sbarramenti, assesta un colpo alla credibilità di un sindaco e soprattutto del suo metodo. Chiediamo a Raggi di produrre un’ordinanza di convalida del risultato e avviare gli atti conseguenti”. Questione di metodo, dunque. Un metodo che porta all’immobilismo. Anche per questo, spiega Magi, è nato in Parlamento un “osservatorio” (trasversale) per “provare a sbloccare la situazione dell’assetto istituzionale a Roma, a partire dal tema delle risorse e dei poteri” prima del 2021, anno della nuova corsa a sindaco, in modo che chiunque vinca non si trovi in una palude già dal primo giorno.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.