Carlo Verdone (foto Facebook)

L'ottobre radioso del cinema italiano

Giuseppe Fantasia

La festa degli Oscar, i capelli corti di Monica Bellucci, Verdone farmacista per un giorno e la lampada di Aladino

Per migliorare o eliminare tutte le cose che non vanno in questa città avremmo bisogno di una lampada di Aladino. Non esiste, ma una finta la troviamo al Teatro Merulana alla prima del musical “geniale” molto apprezzato dalla Cuccarini, Brachetti, Lella (Bertinotti) e Alda (D’Eusanio), spaventati/ innamorati del cattivo Jafar. Pacare, cioè calmare, per non polarizzare troppo l’attenzione sarebbe la regola, ma quelle parole tra virgolette – tra le oltre tremila da salvare stando al nuovo Zingarelli – qui a Roma resistono eccome assieme a sciatto e parvenza, cioè apparenza. Il cinema italiano a volte è radioso (un’altra delle #paroledasalvare) e lo dimostra a Palazzo Barberini al party per i nuovi membri italiani che voteranno ai prossimi Oscar. Sono Toni Servillo, Giancarlo Giannini, Matteo Garrone e Carlo Verdone che arriva, saluta le due Valeria (Bruni Tedeschi e Golino) e bacia la Bellucci, più sensuale che mai con i capelli corti. Il giorno dopo, come in una scena di “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”, Bernardo/Verdone passa un pomeriggio dietro il bancone di una farmacia (“il mio regno”), dando consigli ai clienti meglio di un medico vero. Chissà che consiglio darebbe alla gola della perfomer che emette suoni gutturali e strilli durante un’elegante serata all’American Academy, poco compresa dai più a differenza della mostra Encounters I con opere di John Cage, Al Held e altri. “L’arte odia i pittori”, dice Enzo Cucchi che crea un putto in marmo al Maxxi per parlare di Roma nella cui culla “coglie il senso di resistenza personale all’avanzare di un mondo veloce”. Con Geppi Cucciari e il ministro Sergio Costa andiamo a L’Aquila dove Paride Vitale e Ugo Morosi, più “impavidi” che mai, aprono “Parco 1923”, uno dei primi negozi in centro storico a sostegno della sua rinascita.

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