Virginia Raggi con Stefano Fassina (foto LaPresse)

Il Salva Roma non salverà Roma, ci dice Fassina

Gianluca De Rosa

“Raggi è riuscita nel miracolo di far passare la Capitale per scroccona. E il dl non passa”, spiega il deputato di Leu e consigliere capitolino di Sinistra per Roma

Roma. Anche ieri nessuna quadra in commissione congiunta Bilancio-Finanze alla Camera per l’inserimento del Salva Roma nella legge di conversione del decreto Crescita. Il provvedimento annunciato tempo fa dalla sindaca Virginia Raggi è finito in mezzo allo scontro tra Gialli e Verdi. Il testo era stato stralciato dal decreto e ora il M5s sta provando a farlo rientrare all’interno della legge di conversione. Anche ieri però è stata fumata nera. La commissione congiunta tornerà a riunirsi lunedì. “E alla fine si troverà una quadra…”, garantisce Stefano Fassina, deputato di Leu e consigliere capitolino di Sinistra per Roma. Per ora gli emendamenti per reintrodurre la norma nel decreto Crescita sono i suoi e quelli degli altri due deputati e consiglieri in Campidoglio (Giorgia Meloni e Roberto Giachetti).

 

Perché allora continuano i rinvii?

Nella maggioranza attendono di capire come finirà lo sblocca cantieri al Senato.

 

Si poteva schivare questa impasse?

Se la sindaca Raggi avesse evitato di fare una conferenza stampa prima ancora dell’approvazione del decreto non sarebbe accaduto nulla. Invece, è passata l’idea che gli italiani si stavano per accollare 12 miliardi di debito della Capitale, anche se non è vero. E’ stato un errore gravissimo. La Lega voleva lo stralcio per ragioni puramente politico-comunicative: nello stesso testo ci sono 400 milioni di euro per il Friuli leghista, ma siccome il governatore Fedriga non ha fatto alcuna conferenza stampa nessuno se ne è accorto o ha gridato al regalo al Friuli.

 

Perché è importante quest’atto?

Senza la Capitale vivrebbe una grave crisi di liquidità.

 

E’ la panacea dei problemi della città?

Macché, risolve solo un problema di cassa, senza risorse né poteri aggiuntivi.

 

Che cosa serve per il rilancio della Capitale secondo lei?

Dal punto di vista dell’assetto istituzionale, i municipi dovrebbero diventare comuni metropolitani. Con un bilancio e i poteri di un vero medio comune di Italia. Ci sarebbe poi un presidente della città metropolitana per la gestione dei programmi strategici: mobilità, rifiuti e grandi questioni urbanistiche. Nessuno oggi può governare la città dal Campidoglio. L’altra condizione sono le risorse. Milano ha un bilancio che in termini procapite vale 3.800 euro, quello romano vale 1.600 euro per cittadino. Va riconosciuto questo dato, come il fatto che la Capitale ha delle funzioni specifiche che nessun’altra città italiana ha. E dunque vanno adeguati i trasferimenti. Invece la Capitale da anni è utilizzata come il bersaglio per un conflitto politico continuo.