Quel concerto notturno nel palazzo occupato e salvato da don Konrad
Nello stabile dove l’elemosiniere del Papa ha riattaccato la luce: niente bisognosi, ma si paga (20 euro) per fare festa
Che accoppiata sarebbe stata. Miss Keta con don Konrad. Il Cardinale Robin Hood con Miss Keta, “l’elemosiniere della Santa Sede”, “don Corrado”, manipolatore di contatori pro bono, polacco eroico, spericolato in Vespa special (con stemma vaticano) Konrad Krajewski, cardinale di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, con la più interessante cantante-performer del momento, Miss Keta, la misteriosa e mascherata cantante milanese che ha esordito anni fa col singolo “Milano Sushi e Coca”, e che oggi impazza col nuovo album, “Paprika”. “Io, Corrado e Donatella”, poteva essere una versione esquilina di “Io, Miuccia e Donatella” del classico “Le ragazze di Porta Venezia”. Potrebbe anche includere magari una versione remix “I ragazzi di Piazza Venezia”, accorpando anche i vicini morosi di CasaPound una volta per tutte in un kollettivo Acea-free (ma tutti questi occupatori, fasci o emergenti abitativi, hanno proprio una passione per il centro storico. In cap meno abbienti, niente emergenze).
L’incontro mancato poteva avvenire, si è sfiorato: l’1 dicembre scorso con molte speranze si andava con un amico a sentire la prestigiosa eroina musicale milanese, (“Una donna che uno due, una donna che conta/ Una bionda che tre quattro, una bionda che abbonda”). L’appuntamento fatale era, disse l’amico, in una specie di circolo Arci dalle parti di via Santa Croce in Gerusalemme. All’arrivo, lo stupore: palazzone enorme, che occupa l’intero isolato, di ingombrante e non brutta architettura. Si pagava, fuori, a un banchetto, tipo 20 euro, si entrava in enormi sale scale corridoi, tutto brulicante di umanità speranzosa e calda del sabato sera: pizzerie bar – tutti giovani, bella umanità.
Colpiva soprattutto, oltre al caldo paradiso fiscale privo di scontrini o contabilità, la bellezza vintage degli interni. Scale di rigore modernista. Mad Men delle partecipazioni statali, Inpdap. Si aspettava il concerto della signorina Keta, arrivavano le due di notte, non succedeva niente. Si decideva di lasciar giù la roba al guardaroba, dove una fila immensa brulicava, perché la manovalanza, tutta rom, o così sembrava, con signori con denti d’oro che prendevano cappotti, non era molto professional: pretendendo di scrivere di ciascuno il nome su un foglietto, dandolo al possessore del giacchetto, e non tenendo niente per sé. Il sistema non funziona. Gli improvvisati guardarobieri, che si pigliavano un due euro a testa, avevano anche loro l’aria confusa e felice del sabato sera. Però, rispetto ad altri esercizi gestiti dalla camorra, che poca efficienza. E che ansia: tante sigarette, tante moquette e legni a rischio incendio, nessun tipo di sicurezza, né uscita di sicurezza. Forse perché l’occupazione Inpdap era di un genere nuovo, occupazione modernista, perché normalmente a Roma è sempre andata per la maggiore quella moderna: c’è il manierista (Angelo Mai), il barocco (Rialto Sant’Ambrogio), il neoclassico (teatro Valle).
Mancava poi, all’Inpdap-building, (forse dormiva, a quell’ora), tutta l’umanità bisognosa che è stata descritta in questi giorni, i senzacasa, i bambini, che abitano lo stabile dal 2013. Stanno sopra, dice: ma percepiranno almeno una parte dei proventi musicali e alimentari dei piani sotto? Tra Inps, Inri, Siae, grande è la confusione all’Esquilino. Il cardinale Robin Hood comunque non arrivava, soprattutto non arrivava neanche Miss Keta: alle due e mezza di notte si decideva di andar via. Il concerto poi fu epocale, dissero, e chissà che introiti e a chi andranno: perché dunque non pensare a un Live Aid Esquilino? Ma intanto, nella vicina piazza Indipendenza, un altro stabile già okkupato dai medesimi movimenti è stato appena liberato. Quello a via Curtatone, presso piazza Indipendenza, “preso” in quel glorioso sabato 12 ottobre 2013, lo stesso dell’Inpdap, e liberato in questi giorni. Vi faranno la sede di uffici Kpmg e una palestra Virgin, togliendo a quella povera piazza l’aria da Bronx (vi abitò anche un poco quel pericoloso elitista di Tomasi di Lampedusa, lui sì che era in emergenza abitativa, gli avevano bombardato casa a Palermo, non si riprese mai più).
Roma Capoccia - Odo romani far festa