Stadio San Siro Milano(Foto LaPresse)

Ultimo stadio

Maurizio Crippa

Il progetto nuovo San Siro va avanti. Si sfidano quattro studi di architetti. L’arma “legge sugli stadi”

Il vero effetto Conte che scuote Milano è quello scatenato da Mr. Antonio. E’ bastato il suo roboante esordio sulla panchina nerazzurra, o forse sono state le sgroppate di Lukaku che facevano tremare il prato, per far tremare lo stadio di San Siro, pieno come per un derby. Ma niente paura, il terzo anello, quello che secondo alcuni tremerebbe di più, è stato chiuso per tre quarti dalle autorità e tale rimarrà. Anche se Antonio Cunazza del sito web Archistadia ha spiegato su Ultimo uomo che un problema di stabilità non c’è, e che da anni la struttura è monitorata dal Politecnico di Milano guidata dal professor Alfredo Cigada, con un sistema “di assoluta eccellenza” e pericoli al momento non esistono. Ma la vox populi e l’allarmismo della stampa hanno spinto le autorità verso una scelta più attenta al populismo securitario che alla realtà. Comunque vada, l’effetto percezione di uno stadio (ah, il cemento armato) improvvisamente diventato insicuro sono il contorno ideale attorno al Grande Progetto: quello portato avanti da Milan e Inter per abbattere la vecchia Scala del calcio e costruire uno stadio nuovo, privato a proprietà condivisa, con una serie di altre strutture – uffici, ristoranti, centri commerciali, alberghi lì di fianco. La serie A è appena iniziata, ma la sfida Champions tra le due società e il Comune, proprietario riluttante, con le sue non trascurabili ragioni del Meazza va avanti. Diciamo che siamo ai quarti di finale.

 

Dopo gli annunci – e la presentazione ufficiale del piano da 1,2 miliardi di investimenti al Comune – in questa fine agosto sono iniziati infatti gli audit congiunti delle due squadre per vagliare i progetti presentati da importanti studi di architettura nazionali e internazionali per lo stadio e la sistemazione dell’area. Gli studi sono quattro, una semifinale. Innanzitutto gli americani di Populous, un colosso specializzato che ha costruito il nuovo stadio del Tottenham, suo fiore all’occhiello, oltre a 1.325 impianti realizzati in 34 nazioni differenti (23 miliardi di dollari di valore). Sembrerebbero loro i favoriti, o i più avanti nella progettazione di un masterplan. Poi c’è lo studio di Stefano Boeri Architetti (il creatore del Bosco verticale, grande interista, aveva già realizzato in passato un progetto per il rifacimento di San Siro), lo studio milanese di David Manica, Manica Architecture, in collaborazione con lo studio milanese Progetto Cmr, che ha progettato i nuovi stadi di Cagliari e Padova e, ultimo ma non ultimo, lo studio americano Hok, che ha realizzato il Mercedes-Benz Stadium di Atlanta. 

  

I dettagli dei progetti non si conoscono, si sa che il Comune – che comunque non ostacolerà quelli legittimi e sostenibili dal punto di vista normativo e finanziario – resta poco entusiasta sull’idea di abbattere il Meazza, per motivi oggettivi (proprietà, valore) e anche per un aspetto politico non trascurabile: San Siro è argomento divisivo, c’è una forte componente di “società civile” contraria ad abbatterlo e presentarsi alle prossime elezioni come “il sindaco che ha mandato le ruspe al Meazza” non è un jolly, per Beppe Sala o per chi correrà al suo posto a sinistra.

 

Ci sono anche idee – ambiziose ma costose – per una “politica dei due stadi”, restaurando e conservando lo storico, e architettonicamente magnifico, Meazza. Ne ha parlato spesso Boeri, ma non solo lui. L’ipotesi più realistica, e scritta nelle 700 pagine di dossier consegnate al Comune, è quella dell’abbattimento e di un progetto per sfruttare tutta la volumetria costruttiva possibile. Anzi, sembra di capire che l’idea preferita dai club (soprattutto da Paolo Scaroni da parte Milan, il vero capitano dell’operazione) sia quella di arrivare a ottenere un aumento importante delle aree edificabili sforando gli attuali indici del Piano del territorio (l’abitativo resta escluso). L’ipotesi non piace per nulla, però, all’assessore all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran. C’è però un dettaglio, non proprio trascurabile.

 

E’ la (quasi dimenticata) legge sugli stadi. Che poi sarebbe il comma 304 della legge di Stabilità del 2014, volto a semplificare le procedure di ammodernamento degli impianti, aprendo a modalità di finanziamento privato e alla realizzazione di strutture extra sportive. Una legge che prevede, in sostanza, una maggior facilità da parte delle società a vedere approvati i propri progetti, e soprattutto il riconoscimento del concetto che, per poter reggere l’impegno economico, le società possono ottenere (con più facilità burocratica) il via libera necessario. E potrebbe essere questo il vero bomber di Milan e Inter.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"