Giuseppe Conte ed Elly Schlein - foto Ansa

Mettiamoci un'altra donna

Conte vuole Castellone in Campania, il Pd candiderà Pedretti (Spi-Cgil) alle europee

Marianna Rizzini

I due leader, i sindacati e il buio sotto i lustrini della vittoria. Lui vuole altri governatori e lei cerca la Cgil 

Tre indizi non fanno una prova, ma danno l’idea dell’aria che tira a sinistra, cosa diversa dal vento (che potrebbe in realtà non aver cambiato direzione rispetto alla solidità complessiva dell’assetto di centrodestra). L’indizio numero uno, sotteso a un certo ringalluzzimento del leader m5s Giuseppe Conte, comprensibile pur se non proprio radicato oltre la superficie delle cose, arriva sotto forma di notizia-anelito a Cinque stelle, in direzione dell’effetto Todde: speriamo che sia femmina anche la candidata futura del centrosinistra in Campania, è il concetto, nel senso che Conte vorrebbe far correre Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato M5s. Intanto la segretaria Pd Elly Schlein cerca di far fruttare il momento, non soltanto caricando tutte le fiches sull’Abruzzo, come da tempo sta facendo, ma anche guardando a una ritrovata sinergia con il mondo sindacale.
 

Secondo indizio, altra notizia: Ivan Pedretti, segretario Spi-Cgil, è in via di candidatura con il Pd alle elezioni europee, elemento che potrebbe collocarsi nel sottostante rimpiattino Pd-Ms5 (Conte ha infatti incontrato, in teoria in segreto, il segretario Cgil Maurizio Landini il 12 febbraio scorso, a casa sua, a pranzo, solo che poi la voce è finita sulla Stampa). Terzo indizio, il convegno di ieri in Senato su “Lavoro povero e sostegni alla povertà”, nel senso della legge sul salario minimo e Reddito di cittadinanza, con annunciato e apparente scambio di amorosi sensi dialoganti post Sardegna tra la senatrice Pd Susanna Camusso e Giuseppe Conte in persona. E però, quando si va a guardare sotto la tenda con i lustrini appesa davanti alle casematte del Pd e del M5s dopo che Alessandra Todde ha prevalso su Paolo Truzzu, seppure non con una vittoria landslide ma con poche migliaia di voti di scarto, sono botte da orbi su quasi tutto, nonostante la buona volontà di alcuni.
 

Botte da orbi a cominciare dai toni di Conte sul Corriere e a “Porta a Porta”, tra lo sprezzante e il rassicurante obtorto collo (“con il Pd nessuna gara”, ma anche “su Basilicata e Piemonte non ci siamo”, ha detto), toni coadiuvati dalla convinzione non esplicitata, ma presente in maniera maggioritaria nei Cinque stelle, che il Pd non debba sentirsi troppo sicuro di avere l’alleanza con il M5s già nel sacco ovunque, vista la vittoria in Sardegna. E infatti non ce l’ha né a Torino né a Potenza, nel sacco, e i problemi spuntano come funghi anche in quel di Firenze, dove non soltanto c’è ancora l’incognita della candidatura di centrodestra (se Eike Schmidt, già direttore degli Uffizi e poi di Capodimonte, dovesse cambiare idea rispetto al diniego espresso rispetto alla corsa, potrebbero essere guai), ma c’è tuttora il buio attorno all’esito delle mosse del prof. Tomaso Montanari (che sta lavorando per un campo largo a tutti i costi e in opposizione all’area del sindaco uscente dem Dario Nardella). Tuttavia Elly Schlein, da Repubblica, insiste con i toni automotivazionali (“non finisce qui, insieme si può battere Meloni. Ma bisogna restare uniti”), anche complice l’aiutino dell’ex premier Romano Prodi sulla Stampa (“il centrosinistra più si unisce, più vince, non c’è niente da fare”) e il buffetto più realistico dell’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, sul Secolo XIX (“non è mai tardi per provare a vincere, se in Piemonte non si è ancora chiuso sui candidati, in Basilicata auspico una ricomposizione del cosiddetto campo largo, che è un termine che a me non piace, perché spero che l’alleanza possa evolvere in un progetto comune di trasformazione”).
 

E niente. Conte, a margine del ringalluzzimento e del suddetto convegno sul lavoro, ieri già parlava come colui che fa cadere dall’alto la risposta: “Schlein si appella al mio senso di responsabilità? Beh, ne ho tanto”. Intanto lei, la segretaria pd, si rifugiava (di nuovo) metaforicamente in Abruzzo: ora vogliamo anche questa regione; ci può regalare un’altra sorpresa, diceva, grazie “al centrosinistra stavolta al completo”, da Carlo Calenda a Nicola Fratoianni, “per vincere con Luciano D’Amico”. “Anche qui vale il metodo che ci siamo dati”, era il mantra: “Mettere in campo sui territori non accozzaglie ‘contro’ ma progetti concreti ‘per’ ”. Risposta a distanza di Conte: “In ogni regione che conquisteremo, ci batteremo per il Reddito di cittadinanza”. Non bastasse: “Faremo campagna per le europee battendoci per un Reddito europeo di cittadinanza”. E hai voglia a consolarsi, come farà Schlein oggi, con la conferenza stampa di presentazione del Congresso Pse.
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.