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incontri e polemiche

Mulino all'attacco. Pombeni e i convegni contro Israele: “Comune e Università di Bologna potevano evitare”

Ruggiero Montenegro

Ospite nelle sale comunali sarà Omar Barghouti, fondatore del movimento per boicottaggio di Israele. “Siamo dentro una cultura che presuppone il silenzio come tradimento. Non è così. Ci sono momenti in cui è bene aspettare, non esporsi, capire”, dice il direttore della rivista

“Il compito dell’università è quello di capire, non di estremizzare. E la politica, forse, dovrebbe essere un po’ più riflessiva”. Il direttore della rivista politico-culturale il Mulino, Paolo Pombeni, invita tutti alla cautela. Per lo storico, politologo e professore emerito dell’ateneo di Bologna, esasperare un clima già complicato finisce inevitabilmente per nutrire strumentalizzazioni e contrapposizioni estreme. E non conviene a nessuno. “In certi momenti sarebbe meglio evitare”, dice Pombeni in questo colloquio con il Foglio. Proprio per questo preferisce mantenere le sue considerazioni su un piano più generale. 


Parliamo del dibattito pubblico sul medio oriente e degli eventi che in questi giorni vedono protagonista in Italia Omar Barghouti, tra i fondatori del Movimento internazionale a guida palestinese per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (Bds) contro Israele, attraverso metodi di resistenza non violenti secondo quanto si legge sul sito. Barghouti ieri sera era a Torino, oggi è atteso da due appuntamenti a Bologna. Il primo sarà ospitato in una sala dell’università, il secondo (poche ore dopo, dal titolo Bologna per il cessate il fuoco a Gaza) dovrebbe tenersi a Palazzo d’Accursio in un’aula comunale, promosso da un intergruppo consiliare di cui fanno parte Pd, Coalizione Civica e la lista Matteo Lepore sindaco. Durante il tour italiano, l’attivista palestinese racconterà la sua esperienza e quella del movimento di cui fa parte. Attività che secondo l’Ihra (International Holocaust Remembrance Alliance) in alcuni casi sfocerebbero nell’antisemitismo, mentre il movimento Bds rimanda al mittente ogni accusa. Si tratta insomma degli ingredienti perfetti per alimentare polemiche e avvelenare ogni discussione. 


Un segno dei tempi. “Ci muoviamo ormai in un clima neo giacobino. Si cerca l’estremizzazione, da tutte le parti. Ma non ci sono i buoni e i cattivi, soprattutto se parliamo di un tragico conflitto come questo”, dice Pombeni lasciando trasparire un certo rammarico. In particolare quando si parla di atenei e accademie. “Se succede ad Harvard, bisogna rassegnarsi che queste cose accadano anche qui noi”. Barghouti mercoledì sarà anche a Padova e poi all’università Ca’ Foscari di Venezia per un’iniziativa simile a quella sotto le Torri. “Il compito dell’Università dovrebbe essere quello di capire, non di esasperare”, ricorda il direttore della rivista-laboratorio della sinistra italiana. “Ma ormai in tutto il mondo funziona in questo modo. Ciascuno vuole essere protagonista”, aggiunge lo storico che sottolinea i guai che derivano dalle assolute polarizzazioni. “Siamo dentro una cultura che presuppone il silenzio come tradimento. E invece non è così. Ci sono momenti in cui è bene aspettare, non esporsi, capire”. Un approccio che Pombeni vorrebbe fosse proprio di ogni istituzione. “Anche la politica dovrebbe tornare a essere più riflessiva, governando la società invece di correre dietro alle passioni. Non è esattamente una cosa furbissima. Bisognerebbe equilibrare e non aizzare. Tuttavia viviamo in tempi in cui questa saggezza è andata al diavolo”. Con i risultati che vediamo, non solo la guerra ma qualsiasi argomento, troppo spesso, viene ridotto a slogan. La saggezza a cui fa riferimento il direttore del Mulino è persa per sempre o c’è ancora speranza? “Qualche piccolo segnale c’è. Per esempio la mozione per il cessate il fuoco a Gaza, a cui hanno lavorato insieme maggioranza e opposizioni, e la manifestazione di ieri sera per il dissidente russo Alexey Navalny con la presenza di tutti i partiti. Episodi che indicano forse come sui grandi temi qualcosa si possa muovere. Ma certo, una rondine non fa primavera”.