Il blitz del capo del M5s
Il flop del convegno pacifista tra disertori e sparate. E Conte arriva alla fine
Al convegno allla biblioteca del Senato per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza, l'ex premier grillino si presenta all'ultimo. Diserta anche Elena Basile e la platea si accontenta di Fratoianni
Arriva quando nessuno lo sta più aspettando. “Io devo andare. Se vuoi restare qui per Conte sono fatti tuoi”, dice Alfonso Gianni, ovvero colui che ha moderato per più di quattro ore il convegno tenutosi ieri all’interno della biblioteca del Senato per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza insieme alla crème della crème del pacifismo italiano. Così quando l’ex premier del M5s piomba per un rapido blitz, verso le 7, quasi non se l’aspetta: la stanza è semivuota, hanno già tirato via il proiettore. Fa per avvicinarsi al banco ma si accorge che c’è aria di smobilitazione. Allora si appropinqua proprio a Gianni. L’ex parlamentare di Rifondazione comunista ha appena detto che “la globalizzazione dobbiamo cercare di combatterla in ogni sua dimensione, perché si è trasformata in un sistema di guerra”. E ha anche chiesto la “liberazione di Barghouti”. Conte si avvicina a Gianni per sussurargli: “Sono passato per un rapido saluto. Volevo manifestare apprezzamento per la vostra iniziativa”. Resterà nella stanza dove s’è tenuto il convegno per non più di 90 secondi. Poi riscenderà le scale per dire ai pochi cronisti appostati fuori: “Il problema non è tanto una posizione unitaria. Dobbiamo lavorare perché si rafforzino le istanze a favore di un negoziato di pace in entrambi i conflitti”.
In tutti gli interventi che si sono succeduti nessuno ha osato dire alcunché al Movimento cinque stelle. Anzi, il grande imputato era “il più grande partito dell’opposizione”, così definito perché a nessuno verrà in mente di nominare il Partito democratico, come faceva Veltroni con il “principale leader dello schieramento avversario”, Berlusconi. “Non esiste. Non elabora nemmeno una paginetta per prendere posizione su Gaza”, accusa pieno di livore il giornalista del Manifesto Alberto Negri. Prima che arrivasse Conte la ribalta se l’era presa Nicola Fratonianni, il leader di Sinistra italiana che anche nel suo intervento ricorderà come “oggi in commissione siamo stati gli unici, insieme al M5s, a votare no all’invio di armi all’Ucraina”. Rubandogli pure l’opportunità di pronunciare la parola esgalation. E dire che l’assenza del presidente del Movimento 5 stelle sembrava deliberata: nel lungo elenco di invitati al convegno organizzato dal gruppo Misto-Alleanza verdi-sinistra figuravano da Gad Lerner a Rosy Bindi fino ad Arturo Scotto: diserteranno tutti, persino colui che ha chiesto la sala, il capogruppo del Misto al Senato Giuseppe De Cristofaro. “Si scusa, ma è in Azerbaijan”. Così come diserterà l’ambasciatrice a riposo Elena Basile, idola dei salotti televisivi che vogliono ospitare opinioni quantomeno ambigue sulle due guerre. La quale preferirà mandare uno stringato messaggio letto in fretta e furia. Il generale Fabio Mini, invece, interverrà con un video registrato e mandato in onda con tanto di stemma di un’ignota “Casa del sole tv”. “Israele si sta comportando come uno stato canaglia”, è uno dei passaggi del generale, diventato collaboratore del Fatto Quotidiano. L’azione di Israele? “Non ha nulla dell’operazione antiterrorismo. Ha a lungo pianificato questa guerra”, spiegherà. Aggiungendo pure che “dal 7 ottobre mi sono chiesto: ma vuoi vedere che non sono quelli di Hamas la mente degli attacchi? È una mentalità di distruzione di massa che appartiene all’occidente”. Fortuna che a un certo punto il video s’inceppi e nessuno reclami la prosecuzione. Anche altri interventi si erano fatti notare, come quello dell’ex parlamentare della sinistra indipendente Raniero La Valle: “L’evento di Gaza non è una guerra, è un genocidio”, accolto da un applauso della platea, piuttosto incanutita. O quello di Pasqualina Napoletano, ex eurodeputata del Partito socialista europeo: “A Zelensky non abbiamo posto condizioni. Ci siamo completamente consegnati ai suoi interessi”. Anche Alberto Negri si dimostrerà contrariato rispetto al racconto che è stato fatto in occidente a proposito del 7 ottobre: “E’ stato un massacro come tanti altri. Per raggiungere la pace ci vuole anche un minimo di giustizia. Il sud del mondo oramai ci guarda con ribrezzo. Quanti morti ancora volete per muovere il culo?”. Sempre La Valle aveva detto: “Dobbiamo accettare la pace possibile, è chiaro che non può essere una pace giusta, né per i palestinesi né per i coloni”. Conte non l’ha neppure ascoltato ma è venuto per dire: sono io il vostro referente naturale. Ci fosse stato, anticipando il blitz, avrebbe pure potuto applaudire tutte le volte in cui tiravano in ballo “il principale partito d’opposizione”. Compiacendosi. E sospirando: per fortuna non siamo noi. Per ora.
Antifascismo per definizione
Parlare di patria è paccottiglia nostalgica e un po' fascista? Non proprio
cortocircuiti Nimby