Mario Vattani (LaPresse) 

La promozione di Vattani è un cortocircuito per la destra anti amichettismo

Luciano Capone

Difendere la propria partigianeria denunciando quella degli altri. Da ministro plenipotenziario ad ambasciatore di grado. L’attivismo di Vattani e Vannacci è ritenuto inadeguato da ministri come Terzi e Crosetto, eppure la destra li coccola, li giustifica e, quando può, li premia

La notizia della promozione di Mario Vattani da ministro plenipotenziario ad ambasciatore di grado, massimo traguardo nella carriera diplomatica (ne sono 25 in tutto), non sarà “amichettismo” come si usa dire per la sinistra, ma forse c’è un po’ di “familismo”, visto che si tratta del figlio dello storico ambasciatore e potente segretario generale della Farnesina Umberto Vattani. Oppure di “cameratismo”, dato che parliamo di un noto simpatizzante di estrema destra, già membro di una band fascio-rock nonché capolista alle elezioni politiche con la Destra di Francesco Storace. E se Giorgia Meloni ha dichiarato che con la destra al governo “non c’è più bisogno della tessera del Pd per lavorare”, certamente familismo e cameratismo aiutano.

    
La promozione di Vattani apre una questione più ampia, che in particolare, in questi ultimi mesi, ha alimentato feroci polemiche sia a destra sia a sinistra. Ovvero l’equilibrio e la sobrietà richiesti a chi è chiamato a ricoprire incarichi istituzionali: corpo diplomatico, esercito, magistratura. Prima c’è stato il caso del generale Roberto Vannacci, nuovo idolo della destra,  con il suo libro ormai più letto di Tolkien e il tour promozionale in preparazione di una sempre più probabile – e mai smentita – candidatura alle elezioni europee. Un comportamento talmente sopra le righe che ha spinto il fondatore di FdI e ministro della Difesa, Guido Crosetto, ad aprire un procedimento disciplinare nei suoi confronti. E’ questo un altro aspetto analogo al percorso di Vattani, tra ruolo nelle istituzioni e attivismo politico. Nel 2011, dopo un’esibizione canora a un evento di Casapound, Vattani fu rimosso dall’incarico diplomatico in Giappone e sospeso per quattro mesi dal servizio dall’allora ministro Giulio Terzi, attuale senatore di FdI. L’attivismo di Vattani e Vannacci, in sostanza, è ritenuto inadeguato da ministri non esattamente di sinistra, come Terzi e Crosetto, eppure la destra li coccola, li giustifica e, quando può, li premia. La sinistra, dal canto suo, correttamente, denuncia la politicizzazione e la perdita di credibilità delle istituzioni. 

 
Il quadro, però, si capovolge quando i protagonisti sono altri funzionari pubblici. Magistrati, nello specifico. È il caso del consigliere della Corte dei conti Marcello Degni, attivissimo su Twitter/X contro il governo Meloni, e della giudice Iolanda Apostolico, che partecipava a manifestazioni anti Salvini sull’immigrazione, invitata a dimettersi dalla destra e difesa dalla sinistra in nome della libertà di opinione e di espressione fuori dall’esercizio delle proprie funzioni. Le stesse argomentazioni, peraltro, usate da Vattani e Vannacci per difendere le proprie attività extra-professionali. 

   
Il problema è lo stesso, ma ogni schieramento – a parte qualche eccezione – difende la propria partigianeria e accusa quella degli altri. La fine dell’amichettismo, del familismo e del cameratismo saranno credibili quando ogni forza politica inizierà a guardare meglio in casa propria anziché in quella degli altri.

Di più su questi argomenti:
  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali