Le statuette gentili

La fortuna di Meloni: la premiata ditta Salvini&Schlein

Salvatore Merlo

Non c’è leader che non li vorrebbe come avversari. Se la premier non li avesse, li dovrebbe inventare. Dove li trova due oppositori così?

Carattere, fiuto, tigna... Probabilmente nessuna di queste qualità di Giorgia Meloni sarebbe stata sufficiente a garantire fin qui il successo dell’impresa di governo  se dentro alle sue vele non si fosse messo a soffiare l’imponderabile vento che chiamiamo fortuna. E questa fortuna, che è certo anche nel contesto internazionale, prende tuttavia forma in un binomio italiano, patrio, nazionale, insomma in una mitica società a nome collettivo: la S&S, ovvero la  Salvini&Schlein snc, una premiata ditta di avversari e concorrenti che se Meloni se li fosse potuti scegliere lei non avrebbe  saputo selezionarli meglio. L’uno, il leghista, fa l’oppositore interno al centrodestra riunendo a Firenze tutti gli svalvolati d’Europa, e dunque agita idee che erano alla moda all’incirca durante la guerra boera, cose tipo l’euroscetticismo imbracciato però nel momento in cui l’Europa sgancia miliardi di euro col Pnrr e fa fare all’Italia tutto quello che vuole (pure gli accordi con l’Albania sui migranti). Dite ciò che vi pare, ma  queste si chiamano intuizioni. Mentre ella, anzi Elly, la segretaria del Pd, di opposizione parlamentare e di politica in generale ne sa quanto lo zulù  medio della fissione nucleare: dunque ha fatto  una campagna contro la riforma del mercato elettrico dicendo che è una pessima riforma e che l’Europa è disposta a rinviarla.  Ebbene, il giorno dopo Paolo Gentiloni ha detto: “È una riforma sensata” e “il Pnrr non è una porta girevole”. Meloni dove li trova altri due così?


 Che la vita a Palazzo Chigi sia pericolosa e precaria lo sanno tutti, sin dai tempi pre-repubblicani. A riprova di ciò va ricordato quel famoso epigramma satirico di Curzio Malaparte che recita così: “Nel trentanove, ultima annata buona / nel cuoio antico della sua poltrona / Ciano a Palazzo Chigi aveva inciso col temperino un profetico avviso: ‘Attenti al culo’”. Ah, il destino degli uomini politici! Una spugna bagnata li cancella come pittura. Vero. Di più, verissimo. A meno che non ti ritrovi come avversari Matteo Salvini e Elly Schlein, perché allora è tutto un altro paio di maniche. I due infatti, S&S, ovvero la premiata ditta,  non fanno male a nessuno. Anzi, in coppia, sono quasi da tenere sul comò, come statuette gentili, con scritto sotto: “Amor di pastorello”.

Non a caso, forse, Meloni colleziona angioletti di porcellana che, a ben guardarli adesso, un po’ in effetti ricordano le sembianze del segretario della Lega e della segretaria del Pd. I due, d’altra parte, un po’ si assomigliano pure tra loro. Entrambi  s’impegnano assai tirando acqua ciascuno al suo mulino, spesso però secondo misteriosi calcoli e rimbalzi… Forse non del tutto calcolati, per la verità. Politicamente parlando,  l’onorevole Schlein, per dire, è una specie di  voyeur del futuro. Nel senso che quando la intervistano non fa che   ripetere: “Si vedrà”, “vedremo”, “bisognerà vedere”, “staremo a vedere”. In attesa che a forza di guardare le venga, Dio la scampi, una congiuntivite, noi ci concentriamo sul senatore Salvini che resta per noi un mistero. Non riusciamo infatti a capire come mai questo ragazzo, dopo quasi cinquant’anni che vive seco, non sia ancora stanco di sé e delle dichiarazione che rilascia. Le quali, con l’interruzione di qualche rara domenica in cui vengono dedicate alla sagra della salamella, sono tutte rigorosamente uguali e non si leggono, ma si rileggono. Ecco. Con due nemici così, se fossimo Meloni, ci chiederemmo soltanto a che servano mai gli amici.
 

Di più su questi argomenti:
  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.