Verso le Europee

L'azzardo di Salvini. Tenta la fortuna con Id, ma per Tajani "fa compassione"

Carmelo Caruso

Punta a scavalcare i conservatori in Europa, strappa Aldo Patricello a Forza Italia, ma Tajani gli sta già rubando il nord leghista degli imprenditori

Meloni gioca d’azzardo, Salvini al gratta e vinci. Il suo biglietto è “il sovranista per sempre”. A Firenze, insieme al leader polacco Roman Fritz, l’invasato che si è presentato salmodiando: “Jesus. Laudato Christus”, i parlamentari leghisti ripetevano:  “Id sarà la terza forza alle europee e von der Leyen, dovrà, alla fine,  accordarsi con noi”. E’ un azzardo come quello della premier. Anche lei alza un muro, agita il veto, sul nuovo Patto di stabilità, così come l’Europa socialista e popolare lo alza per difendersi dalla destra estrema. Salvini vuole solo trarre profitto. Sta nel posto sbagliato, convinto che tra sei mesi possa essere quello giusto.


Quando Antonio Tajani ha visto i video dei sovranisti a Firenze, gli amici europei di Salvini, gli indesiderabili,  stava per mettersi a ballare. Nei confronti di Salvini, che abbraccia Tino Chrupalla, il leader tedesco, Tajani, con i militanti più fedeli, avrebbe detto “non commento, fa compassione”.  In batteria, dopo l’evento della Lega, sono usciti i parlamentari di Forza Italia per ribadire che FI è un’altra cosa e che “in Europa, Lega e FI sono incompatibili”. Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera, pensa che Salvini va perfino ringraziato: “Ha chiarito quale sia l’offerta politica del centrodestra.  A Firenze l’unico a trionfare è stato Dario Nardella, ospite da tre giorni in tutte le televisioni e che ha aperto la sua campagna elettorale”. Tajani ne porta avanti un’altra. Viaggia,  si presenta al nord per spiegare che Forza Italia è la Lega che non fa più la Lega.

 

A Bergamo, ha incontrato i vertici di Confindustria di Gewiss, Brembo, Percassi. Promette un approccio diverso sui migranti. Si impegna ad allargare le quote di migranti regolari per rispondere alle richieste di manodopera degli imprenditori. Sabato, era a Venezia, a casa di Luca Zaia, e ha detto: “Flavio Tosi potrebbe governare benissimo il Veneto”. Il futuro di Zaia è un’altra grande questione che tormenta Salvini.  Tajani, ancora, ha aggiunto “no al terzo mandato”.

 

La piattaforma politica di Zaia, a partire dai diritti civili, è alternativa a quella di Salvini. Quella di Salvini, fosse solo e anche per convenienza, è la piattaforma del leader estone Martin Helme di Ekre,  altro ospite dell’evento toscano e convinto che “solo noi sovranisti siamo normali, la sinistra ruberà per restare al potere”. La parola passaporto del leader della Lega è adesso “inciucio”. L’ultima a voler l’inciucio sarebbe Roberta Metsola, la presidente del Parlamento europeo e cara amica di Tajani. Dei leader europei di Identità e Democrazia, Salvini è uno di quelli che potrebbe eleggere meno europarlamentari. Le proiezioni suggeriscono nove. I sovranisti sono alti in Germania, Francia, Portogallo. L’idea che Id possa scavalcare Ecr, i conservatori, è la prima ragione che spinge Salvini ad accompagnarsi agli indesiderabili. L’altra è semplice. In Europa, anche se volesse, non ha altre case possibili. I popolari lo trattano come un clandestino, mentre in Ecr sarebbe secondo di Meloni anche in Europa. La frase di Geert Wilders, il possibile premier olandese, era autentica: “Salvini è stato la mia fonte d’ispirazione”. Salvini però non ha come fonte d’ispirazione Wilders, ma solo il vecchio Salvini. Sta in mezzo a Meloni e Tajani come stava al governo con Draghi e in mezzo al Pd e al M5s.

 

Finora, a parte i vecchi fantasmi, Soros, e la Cina, il leader leghista non ha messo in discussione il sostegno all’Ucraina. A difesa di Israele ha  organizzato una manifestazione a Milano, il mese scorso, e oggi sarà accanto alle comunità ebraiche. FdI misura la sua affidabilità futura sull’Ucraina. Solo se metterà in discussione il sostegno a Zelensky, per FdI si aprirà una verifica sull’alleato. La vera angoscia di Meloni è Salvini che parla moscovita. Ridotta alle dimensioni nazionali, la contesa si riduce a “Primi a Campobasso”. Ed è sempre una contesa fra Tajani e Salvini per candidare alle europee, al Centro, un signorotto del voto come Aldo Patriciello, che da Forza Italia sta per passare alla  Lega. L’altra è ancora per questo sciagurato terzo mandato. Se Meloni deciderà di estenderlo per accontentare la Lega, Forza Italia potrà a quel punto chiedere di estenderlo anche per i sindaci. Se Tajani mette in discussione il Veneto di Zaia è per ottenere la candidatura del suo Vito Bardi in Basilicata. Il generale Vannacci sembra che non si candidi con la Lega ma che resti in divisa (ha un nuovo incarico alla Difesa, ma si è già preso 30 giorni di licenza). Il vero mondo al contrario comincia tuttavia dopo le europee. Se i sovranisti in birreria superano Ecr, Salvini, resta turista per sempre. A Roma, con Meloni, a Bruxelles, con Chrupalla. Il suo non è sovranismo ma   la strategia del bagaglio a mano.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio