Matteo Salvini alla manifestazione di Firenze di sabato (foto Ansa)

ospiti da Salvini

Sovranisti a Firenze con la lista dei nemici

Carmelo Caruso

Ce n’è per Von der Leyen, “la più pericolosa d’Europa”, per il Golia Soros, che “distrugge le civiltà”. E basta con il sostegno all’Ucraina, dice il tedesco Chrupalla. Una giornata con Matteo Salvini e i suoi alleati europei

Firenze. I “puzzoni” d’Europa odorano di mughetto, ascoltarli sbronza, ma costa meno del Sassicaia, e Matteo Salvini, in mezzo a loro, sembra quasi il marchese Ginori. Arriviamo a Firenze insieme agli indesiderabili della destra europea, per la manifestazione della Lega, Free Europe, ma capite bene che se i leader si chiamano Chrupalla e Bardella, il primo fiorentino che passa, anziché pensare alla destra estrema, vi risponde: “Non saranno altri due italoamericani che si vogliono homprare la nostra Fiorentina?”.  Gli ospiti di Salvini hanno il cognome impronunciabile, con la k e con la j, come Karol Paszkowski, il console polacco che a Firenze, nel 1904, rilevò il caffè di piazza della Repubblica  e che qui si era integrato senza permesso di soggiorno.

Sono i sovranisti in birreria. Schiuma, noccioline e rutto contro Gentiloni, noto nobilastro che si beve vino Gaja. Gentiloni è un potere forte, anzi, un bricco forte. Si chiamano Kostadin Kostadinov (ed è il leader bulgaro), Roman Fritz (il polacco). Martin Helme è invece l’estone, ma è sceso pure, con il battello, il danese Majbritt Birkholm. Il grande protagonista è purtroppo assente ed è il mesciato, il leader tinto, color argento, Geert Wilders, l’olandese spiazzante, che potrebbe formare il nuovo governo dunque, causa lavori in corso, niets. E’ video collegato e dice che “Matteo è la sua fonte d’ispirazione”. Sorge il dubbio che Wilders, per formare il suo governo, abbia chiamato il parrucchiere di Donald Trump. Ha i capelli fonati come l’americano o forse si è solo fatto lo shampoo con la vodka.
 
La lista intera dei sovranisti in birreria è più lunga dei libri che garantisce di leggere il nostro ministro Gennaro Sangiuliano. Li hanno definiti i “puzzoni”, ed è un errore. Innanzitutto, sabato pomeriggio, da esteti, sono tutti andati all’Antica officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella e hanno riempito le loro valigie con le saponette di melograno e tabacco toscano. Ogni mattina si fanno la barba e si spargono pure la cipria. Tutte le donne fiorentine della Lega, ad esempio, non hanno che occhi per il giovane Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national, che si pronuncia però Bardellà, con l’accento sulla a. E’ il francese che sta forgiando Marine Le Pen. Gli cucina un’omelette al giorno, con il camembert, e ogni sera gli fa ripetere: “Macron, ma che schifeu”. Fra dieci anni non è escluso che venga eletto presidente della Repubblica francese. Il tedesco Tino Chrupalla, di AfD, ci racconta Gregorio Sorgi, l’inviato di Politico, sarebbe lo stuccatore (da giovane faceva l’imbianchino) una specie di Umberto Bossi che ha studiato alla scuola Radio Elettra a Dresda. Il mega evento si tiene alla Fortezza da Basso che fa tornare in mente i castelli del Medioevo, quelli dello storico Marc Bloch, l’autore dei “Re taumaturghi”. La Fortezza è stupenda, manca solo il ponte levatoio, che però forse c’è. I giornalisti sono dislocati sotto la Fortezza, sala stampa, dove un tempo, state sicuri, c’erano le segrete, mentre il pubblico, i militanti, vengono spediti di sopra, in sala, con il nastrino blu al polso. C’è chi dice che siano prove di Cpr albanese, ma chi lo dice è una malalingua, un giornalista pagato da Ursula von der Leyen e George Soros, i satanassi che governano l’Europa e che, come denuncia Salvini, tenendo la mano della sua Francesca Verdini, non sono altro che “abusivi che occupano l’Europa, ma che il centrodestra unito libererà”. Sono così uniti che Antonio Tajani, questi sovranisti in birreria, li vorrebbe cacciare con la scopa, mentre gli eurodeputati di Meloni, li trattano come se avessero la scarlattina. Per fortuna, verso le 10, la scena se la prende uno svalvolato romeno con la bandiera avvolta sulle spalle che comincia a biascicare e che si fa intervistare pure dalle televisioni messicane dicendo che lui è per l’amore libero, e che i romeni lo fanno meglio. 

Volete sapere la verità? Volete sapere la ragione di questo grande evento, e perché a Firenze? Ce l’ha raccontata un deputato della Lega ovviamente anonimo altrimenti lo fanno salire sul bus Firenze-Bucarest, del leader rumeno George Simion, la star della giornata. Questo Simion è un genio. Il sabato pomeriggio è andato a Pistoia, a una manifestazione di Ecr, il partito europeo di Meloni, e al formidabile Federico Capurso della Stampa, cosa dichiara? Dichiara che sta per passare con Ecr di Meloni. La sera di sabato, Simion si sarebbe presentato, come se nulla fosse, alla cena di gala che ha organizzato Salvini all’Hotel Baglioni, e oggi è venuto pure qui a confermare che è il miglior amico di Salvini. Facendo due calcoli: Simion è venuto in Italia invitato dalla Lega, che molto probabilmente gli ha pagato anche l’alberghetto, ma omaggia Meloni mentre la sera scrocca pure la cena a Matteo. Non c’è più mondo, anzi, non c’è più Europa! Ma dicevamo della vera ragione di Firenze. Dunque, il deputato leghista confida: “Matteo, ogni venerdì sera, vuole tornare a Firenze, la casa della bellissima Francesca Verdini, sua compagna. Il giovedì sera, Francesca propone a Matteo: ‘Tesoro, che ne dici se questo fine settimana torniamo a casa?’. Matteo, che deve fare un po’ di campagna elettorale per le europee, organizza questo eventone che, diciamolo, sembra una birrata al pub irlandese e la fa a Firenze. Non ci voleva venire nessun parlamentare, ma il Capitano ha preso il telefono e ha chiamato uno per uno come fosse l’operatrice della Vodafone”. Ha fatto bene, pigri! Nardella, anche solo per le bistecche fiorentine che Salvini ha fatto abbrustolire, dovrebbe ringraziarlo. L’agenda del Capitano conferma quanto rivelato. Sabato mattina visita ai cantieri di Incisa, sabato pomeriggio si presenta agli Uffizi, con il direttore crucco del museo, Eike Schmidt, che si vuole candidare sindaco di Firenze con la destra. Alle 18.30 piccola polemicuzza con il sindaco Nardella, uno che gli voleva impedire di vedere il Tondo Doni. Alle 19.02, aperitivo-punto politico con i leghisti toscani e con la passionaria eurodeputata Susanna Ceccardi che è un altro valido motivo per venire a Firenze. Ceccardi deve candidarsi nuovamente alle regionali, come presidente. Salvini, che non è fesso, vista l’aria che tira nel centrodestra, e in Sardegna, dove FdI vuole segare il suo Solinas, dice a Susanna: “Portiamoci avanti”. Ma c’è il problema Simion che ha convocato qui tutti i rumeni d’Italia prima di fare il cornutello, il furbacchione. Roman Papu e altri dieci rumeni sono partiti da Rimini per venire a Firenze, ma quando si presentano al bancone degli accrediti i leghisti dell’organizzazione dicono che no: “Gentile, signor Papu, lei non è nella lista”. Papu che a quel punto si sente un po’ preso per il nasino, e che era venuto per festeggiare Simion, comincia a dire ai giornalisti pagati da Soros, che per colpa di Salvini, e del decreto sicurezza (non osiamo chiedere cosa abbiano fatto) devono fare le valigie dall’Italia. L’organizzazione a quel punto prende in carico Papu e per poco non gli offre pure il pranzo. 

Il conduttore dell’evento è l’eurodeputato della Lega, Marco Zanni. E’ l’Ettore Andenna della Lega (Andenna era il conduttore di “Giochi senza Frontiere”) e si è calato nella parte tanto da condurre questa “birreria senza frontiere” come se fosse questo il suo mestiere antico. Dice: “E ora il contributo dalle Fiandre…”; “e ora il leader Gerolf Annemans”. Quest’ultimo è il leader fiammingo. La traduzione, canale 1, dell’auricolare, è tutta un ainz, ainz, opscia, “amigizia e fidugia con Matteo, ainz. Euroba serve a zervire il nostro popolo. Noi no ziamo condro l’Euroba, ma per l’Euroba, ma il zogno eurobeo è stato ztuprato dalle elidde burogratiga”. Il solito Ardenna-Zanni, spericolato, è felice come se gli avessero regalato lo zucchero filato e non vi diciamo Salvini che accanto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, se la ride come se stesse vedendo Charlie Chaplin sul grande schermo. Un giornalista norvegese, che è vestito ancora da fiordo, ferma la militante Federica con un microfonazzo nordico, anch’esso, e le chiede se conosce il leader di AfD, Chrupalla. A quel punto Federica, con un cappellone nero, risponde che lei conosce solo Salvini, “il più bravo, il più bello”. Forse era la zia di Salvini. Quando notavamo che Salvini, rispetto agli indesiderabili esteri, sembra un marchese toscano (ha pure il maglione collo alto) non scherzavamo. Chrupalla, con l’occhialetto alla Klaus Davi, a ora di pranzo, dice che “Von der Leyen è la nemica, la più pericolosa d’Europa” e che “l’Ucraina non potrà mai vincere la guerra”. Giorgetti, che tra quattro giorni deve andare a trattare con Von der Leyen il nuovo Patto si stabilità, non si capisce bene se in quell’istante l’abbiano ricoverato all’ospedale Careggi dal dispiacere. Dopo le parole di Chrupalla, la regia non lo inquadra più o forse è lui che si alza il bavero. Si comincia a ragionare sulla sua diserzione, ma Giorgetti fa sapere al cugino di Chrupalla, che lui aveva un impegno preso in precedenza. Al suo posto appare Riccardo Molinari, il Mol, il capogruppo alla Camera. Due file dietro si vede Claudio Durigon, che è andato a fare il commissario Lega in Campania, e che ogni volta che sente “ainz, ainz”, ha la faccia di chi vuole addentare una bufala di Battipaglia e urlare: “Simm’è napule, paisà”.

Sempre nelle segrete dove siamo stipati, con il collega norvegese vestito da fiordo, il Capitano scalda il sovranismo e allena la lingua. Arriva un codazzo di omaccioni a scortarlo che però si scopre indossano dei fantasmini che hanno colore dei collant di nonna Peppa. Il Capitano, sempre con la bellissima Francesca, a quel punto ci tiene a precisare che questo evento non “è un cantiere nero, ma un’onda blu”. Non prendete granchi (blu). Dal baule tira fuori il solito Soros e addirittura cita la Bibbia perché “mi sono riletto un passaggio, quello di Davide contro Golia. Oggi, qui a Firenze ci sono donne e uomini che sconfiggeranno un gigante. Perché noi del Golia Soros, che distrugge le civiltà, non abbiamo nessuna paura”. Ma il Capitano che è pure profeta anticipa che in futuro non esclude uno scandalo: “Dopo il Qatargate chissà se ci sarà il Chinagate”. Ce l’ha con le batterie elettriche cinesi dei nipotini di Mao Tse-tung. Salvini è un diesel, ma non usa la miscela di Tajani, il collega di governo che in Europa, dice Salvini, “sbaglia alleati”, ma questo non vuol dire che il Capitano sia in pessimi rapporti con Antonio, perché “io, Antonio e Giorgia governeremo fino al 2027 e oltre”. Il rumeno Simion, che a faccia tosta è maestro più del Raffaello, ripete che “non c’è nessun problema. Io Matteo, e Giorgia Meloni siamo una famiglia”. Il conto, però l’ha pagato Matteo, lenza che non sei altro! Zanni, l’Ettore Andenna, che non ha capito il pacco, il contropacco di Simion, lo fa salire sullo sgabello e si deve riconoscere che il rumeno ci sa fare. Di sera, in albergo, ha letto tutta la Divina Commedia. Parla in italiano e bacchetta i tipi alla Chiara Valerio che ci vogliono depredare del Devoto-Oli, che ci impediscono di usare parole “come madre, Natale. Dovete sapere che a Bruxelles sono pazzi, Ursula è una malata. L’Europa è oggi è un inferno ma noi possiamo passare dal Purgatorio al Paradiso”. E certo! Lui è passato con Meloni! Nella sala adibita ai giornalisti, il Cpr da Basso, i fotografi hanno già spostato le lancette alle 15, quando partirà il corteo dei centri sociali di sinistra. Nicola, il fotoreporter, grazie alla manifestazione di Salvini, e alla contro, vende due servizi che fanno 14 euro. Con disappunto, con la scusa di andare a prendere un caffè non sintetico, scopriamo che la vera festa è tuttavia nell’altra area della Fortezza. Se solo lo sapesse Chrupalla murerebbe l’area con il cartongesso. Da una parte ci stanno infatti i sovranisti in birreria, ma dall’altra c’è il festival del tatuaggio. Chrupalla, che da ragazzo deve essere stato sicuramente maltrattato da un capo cantiere, sogna un’Europa con “il muro, dove tutti gli indesiderati stanno fuori”, che è poi lo stesso sogno dell’olandese tinto Wilders: “Basta asilo e immigrazione di massa”. Loro hanno un sogno, Salvini un altro, i have dream: vedere Gentiloni tornare a Roma in monopattino perché questo pericoloso burocrate “lavora per l’inciucio popolari-socialisti” mentre lui, Salvini, è sicuro che i sovranisti in birreria possano diventare la terza forza europea. Chiediamo al norvegese con il microfonazzo cosa accadrà alle Europee. Secondo lui, gli indesiderabili, possono eleggere fino a 90 eurodeputati. Susanna Ceccardi ai giornalisti toscani promette un nuovo rinascimento europeo: Chrupalla non sarà Leonardo, ma lavora con lo stucco, che è un po’ come fare l’artista. Bardella cita addirittura Stendhal. Nella sala di sopra ci starebbe il governatore del Veneto Luca Zaia che finisce nelle speculazioni dei legologi: “Se non fa il terzo mandato non gli resta che fare il segretario della Lega”. Zanni ci presenta nientemeno che Tomio Okamura, leader del partito sovranista della Repubblica ceca, un tipo che è per “rispedirne a casa uno per non farne partire cento”. Alle 14.05, Salvini, che deve andare a pranzo con Francesca, a casa di babbo Denis Verdini, che ha preparato una buona costoletta d’agnello con le patate, chiude la kermesse “perché è domenica e si è fatta una certa ora”. Simion non si trova. A casa Verdini, dicono che si sia presentato uno che si spacciava per amico di Matteo. Al citofono: “Salve, sono George Melion, c’è posto?”.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio