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La marcia di Conte

Mille emendamenti posson bastare? Il M5s “compete” con Schlein sulla manovra

Marianna Rizzini

Oggi sia la segretaria del Pd sia il leader del M5s presentano le proprie "controproposte" alla legge di Bilancio 

Si era mossa per tempo, la segretaria pd Elly Schlein: mercoledì 22 (cioè oggi) “presenteremo la nostra contromanovra”, aveva detto a Radio24. E l’ha ripetuto: mercoledì, alla direzione del partito, all’ordine del giorno ci sarà la contromanovra. E la parola, “contromanovra”, rotolava giù per i primi giorni della settimana, pimpante come il nuovo piglio della segretaria, apparsa domenica a “In mezz’ora”, su Rai3, rinnovata nel tono e nel cedimento a un leggero make-up, forse anche galvanizzata da sondaggi incoraggianti (ma ieri arrivavano voci discordi da La7). E però la parola, rotolando, arrivava dritta dritta nel cortile di Giuseppe Conte, leader del M5s che i sondaggi li guarda con intenzione uguale e contraria a quella di Elly, magari per strapparle un giorno lo scettro di primo partito dell’opposizione, motivo per cui  alza i toni dove Shlein smorza, e rincorre rimbalzando dove Schlein accelera il passo.

Fatto sta che, alla palla della contromanovra di Schlein, Conte opponeva ieri direttamente il cannone: 956 emendamenti, quasi mille, diceva. Emendamenti da presentare al pubblico nel giorno della direzione pd, cioè sempre oggi, ma al mattino, in Piazza della Minerva. E anche se la premier Giorgia Meloni si muove da tempo in modo da blindare Schlein sulla poltrona di leader dell’opposizione – a lei si rivolge polemicamente, a lei risponde, a lei manda inviti – Conte procede imperterrito sulla via del tentato sorpasso (intanto mediatico, poi chissà) della segretaria pd.

Mille emendamenti posson bastare? Per premunirsi, Conte lanciava su X l’anteprima: “Il piano del governo Meloni per l’Italia è chiaro. Tasse e tagli per i cittadini e la sanità, tutele e guanti bianchi per tutti coloro che hanno collezionato enormi incassi sulle emergenze che colpiscono famiglie e imprese. Domani presentiamo la nostra manovra ‘giusta’ e lo faremo a modo nostro, puntando i riflettori su quella parte del paese che il governo non considera”. Schlein, il giorno prima, era andata all’attacco con parole indirettamente evocative: “Il Pd deve diventare nemico della paura di futuro”, aveva detto, puntando sul salario minimo e annunciando l’ecumenico accordo sulla sanità con le altre opposizioni. Ma niente: dove lei univa, lui, Conte, aveva già detto “a modo nostro”: “Abbiamo fatto un lavoro organico per dimostrare che una manovra diversa, in cui accompagnare la crescita e ridurre le diseguaglianze, si può fare anche in questa congiuntura”, era infatti il ritornello contiano che scippava a Elly il lessico: “La nostra è una contromanovra. Ci siamo assunti un onere che le opposizioni non si assumono”, diceva il leader m5s: “Speriamo che il governo possa far tesoro di molte delle nostre misure”.

Intanto lei, Schlein, dopo aver preso di petto l’accordo Italia-Albania sui migranti (“il governo ha sbattuto il muso sulla Costituzione, bene che, con un’incredibile inversione a U, ci abbia dato ragione”, diceva, mentre i Cinque stelle si sfilavano dalla risoluzione unitaria delle opposizioni), annunciava che con M5s e Avs il Pd aveva lavorato per presentare emendamenti comuni. “Quella del governo è una manovra iniqua che taglia i servizi, la sanità, le pensioni, non prevede nulla sul diritto allo studio, alla casa, su come affrontiamo l’emergenza climatica”, diceva Schlein. “La conferenza stampa di presentazione degli emendamenti non sarà tradizionale, verrà impostata in modo corale”, diceva Conte, cavalcando il distinguo della modalità e rivolgendosi intanto a Meloni come fosse al megafono: “La ricreazione del governo è finita, è suonata la campanella”. Campanella che suonava anche per la segretaria del Pd e per le frasi misurate da lei dette alla Stampa, due giorni fa: “Puntiamo sulle nostre priorità e sui buchi del governo”, troviamo “forme di collaborazione e appoggio reciproco” con le altre forze di opposizione. E vai a sapere che l’altro, Conte, da solo, nel quartier generale m5s di via Campo Marzio, alla testa di una piattaforma digitale autarchica, stava mettendo a punto le ultime tappe della marcia dei mille emendamenti. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.