Beghe olimpiche

Fontana contro Zaia. Il rebus delle gare di Milano-Cortina 2026 sta spaccando la Lega

Francesco Gottardi

La perdita del bob “lascia alle Dolomiti le briciole”, si arrabbia il governatore del Veneto. Mentre la Lombardia fa scudo bipartisan: “Togliere lo sci a Bormio non esiste”. E Forza Italia spera di portare lo slittino a Torino: è il grande inverno dei partiti

È il derby della neve. E della Lega: Bormio contro Cortina, Attilio Fontana contro Luca Zaia. Il pasticciaccio brutto del bob – tuttora il rebus delle Olimpiadi 2026 – ha scatenato l’inopinato braccio di ferro tra i due amministratori. “Tempo scaduto, la Valtellina non si tocca”, dichiara il presidente della Lombardia. “Il nome per i Giochi lo mettiamo noi, ma ora ci ritroviamo senza gare”, si impunta quello del Veneto. E così l’edizione italiana rischia di far disputare parte del programma all’estero. Perché una sintesi che metta d’accordo il nord, al momento non si trova.

 

A sparigliare le carte è stato il no di Giovanni Malagò, numero uno del Coni, alla pista di bob, slittino e skeleton che da copione sarebbe dovuta sorgere nella Perla delle Dolomiti. Era già stato lanciato un futuristico video promozionale: costo 40mila euro. Per un minuto e mezzo di girato. Puf, buttati via. E la parte spiega il tutto di un’operazione diseconomica per natura: per garantire a Cortina degli impianti a rigor di Olimpiadi – lo storico tracciato Eugenio Monti è stato appena demolito a cent’anni dall’inaugurazione – servivano 124 milioni. Poi abbassati a 80, per fare in modo che un pacchetto di discipline poco avvezzo al grande pubblico non gravasse eccessivamente sul bilancio. Ma a queste cifre non si è trovata alcuna società disposta ad accollarsi l’impresa. Giovedì, dopo la resa di Malagò davanti all’evidenza, Zaia decide di scrivere al Comitato olimpico: “Tale scelta determina una rilevante penalizzazione nella distribuzione delle gare tra Milano e Cortina d’Ampezzo”, la lettera del governatore. “Senza la pista da bob, infatti, la città veneta potrà ospitare soltanto le gare di sci alpino femminile e curling. Ritengo dunque necessario che si affronti nelle sedi opportune la rideterminazione di un’equa assegnazione delle discipline olimpiche”.

Tradotto, “svuotiamo Bormio”, titola il Gazzettino a cui Zaia concede qualche commento più informale. “Abbiamo già ceduto loro lo sci-alpinismo, tutto il ghiaccio prodotto a Trento se l’è portato a casa la Lombardia. Cortina e il Veneto meritano rispetto. E segnali dal governo”. Anche perché da Milano arrivano solo porte in faccia. “Spiace per la figuraccia”, Fontana di fatto risponde a distanza via Repubblica, “ma Zaia sa benissimo che è partita una macchina che non possiamo più fermare: abbiamo investito tanto per realizzare opere funzionali al territorio e alla manifestazione”. Il risultato è che lo scontro intra-Lega distende gli animi all’interno della regione. Con il Pd lombardo pronto a dare il suo appoggio alla causa. “Ho chiamato il sindaco di Cortina per manifestargli il mio rammarico”, Beppe Sala fa eco a Fontana. “La città non c’entra nulla. Ma non ci sono i margini per ridistribuire le gare: dovremo forse rinunciare agli investimenti privati che hanno coinvolto Milano? Quello che conta è seguire i principi di economicità e sostenibilità ambientale. Anche per quel che riguarda la riassegnazione del bob”.

 

L’altra grande grana. Dove spostarlo? S’è parlato di Innsbruck. Zaia scomoda perfino “America e Cina”. Fontana dice “St. Moritz, perché l’impianto svizzero è già pronto all’uso e si trova a pochi chilometri dal villaggio olimpico di Livigno”. Ma al netto della praticità, sarebbe un duplice schiaffo. Prima contro Cortina, l’ennesimo, beffata proprio dalla località che ne ha sempre insidiato la leadership della settimana bianca per antonomasia – “sole, whisky e sei in pole position!”, parafrasavano i Vanzina. Poi c’è il versante politico. Perché chiedere aiuto all’estero saprebbe di smacco, per il governo che ha istituito il ministero del Made in Italy barcamenandosi nell’Open to meraviglia. Così si gettano nella mischia pure il Piemonte e Forza Italia. Che con la sponsorizzazione di Cirio e Tajani, propongono di affidare il bob alle strutture di Cesana Pariol, intoccate sin da Torino 2006: la soluzione in casa che salverebbe capra e cavoli. Forse. Perché riqualificare le piste avrebbe un costo indefinito. Secondo la regione Piemonte, 14 milioni. Nel dossier che candidava Torino alle Olimpiadi 2026 la cifra saliva a 31. L’Agi stima invece che ne occorrano più di 40. Praticamente si va alla cieca. È il grande buio dei grandi eventi.