L'intervista

“Noi M5s dovremmo essere meno ambigui su Israele”. Parla Buffagni

Gianluca De Rosa

L'ex viceministro grillino ammette: "Se fossimo ancora al governo su Israele avremmo una posizione molto più netta. Stiamo sbagliando, la prima cosa da fare era difendere Israele". Intanto Giuseppe Conte annuncia querele contro il presidente della comunità ebraica di Milano

“Lo premetto il presidente della comunità ebraica di Milano ha esagerato, le sue sono accuse spropositate e però…”. E però? “Le posizioni prese finora dal M5s prestano il fianco a interpretazioni ambigue e questo può portare qualcuno anche a dire cose esagerate o a strumentalizzare”. Stefano Buffagni, ex viceministro allo Sviluppo economico del M5s, milanese doc, nel capoluogo lombardo ancora punto di riferimento dei grillini, interviene sulla polemica del giorno. Alla fine si è arrivati alle carte bollate. Giuseppe Conte ha annunciato  querele contro il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi. Non proprio un bel segnale. Meghnagi durante il presidio in solidarietà a Israele a Milano aveva detto: “Stasera manca un partito, poco male, non li vogliamo perché sono antisemiti”. Accuse “oltraggiose” per i grillini. “Abbiamo atteso e sperato in una resipiscenza, ma non c’è stata nessuna smentita”, ha scritto Conte su Facebook.. “Agiremo quindi in giudizio contro il sig. Meghnaghi“. Il capo grillino ha quindi insinuato una politicizzazione del presidente della comunità ebraica: “Se vuole cimentarsi nell’agone politico, come dimostrato dalla lettera di compiaciuto sostegno a Meloni e La Russa, trovi il modo di parlare a titolo personale e non di una comunità, altrimenti rischia di sembrare un Donzelli qualsiasi”. Buffagni è in imbarazzo. “In questo momento – dice– onestamente preferisco non commentare”. Dal canto suo, su quanto accaduto sabato in Israele, ha subito preso una posizione secca e l’ha postata sui suoi profili social: “ Ferma condanna per queste violenze e massima solidarietà alle vittime. Sostegno a Israele”. Eppure non tutti dentro al M5s hanno usato la stessa nettezza. “Io – rivendica lui – non ho alcuna intenzione di essere confuso con questi deficienti filo Hamas”.

 

L’ex sottosegretario, quando era al governo, è stato ospite dell’young leader programme israeliano e ha visitato i kibbutz sulla striscia colpiti dall’attacco di sabato. “E’ stato scioccante vedere quel che è accaduto”, dice. Si aspettava un atteggiamento più chiaro del Movimento? “Penso che se fossimo ancora al governo su Israele ci sarebbe una posizione diversa, più netta, si sta sbagliando e questa cosa rischia di essere un autogol, è giusto rivendicare la complessità della situazione, aspirare a una de-scalation rapida, ma c’è tempo per tutto, la prima cosa da fare era stare con Israele contro tutte le violenze” . Anche l’ex ministra (e orami ex grillina)  Lucia Azzolina è abbastanza esterrefatta: “Quello del M5s è un atteggiamento cinico: mantenere un profilo ambiguo su tutto per capire poi, in base a cosa conviene, come schierarsi, è proprio questo che mi ha spinto a lasciare”.


Ma Conte si sente vittima di un pregiudizio. Eppure l’ambiguità del M5s su Israele ha una storia antica. E non solo, come ha raccontato questo giornale, per i rapporti tra la deputata Stefania Ascari e l’onlus Hsbbp, attenzionata dall’Antiriciclaggio e dall’intelligence israeliana perché sospettata di raccogliere fondi per finanziare Hamas. Era il 2015 quando alcuni parlamentari grillini invitarono a Montecitorio Omar Barghouti, il fondatore del movimento per il boicottaggio di Israele, che accusa lo stato ebraico di “nazismo”. Nel 2017, invece, fu il turno dell’allora sindaca di Roma Virginia Raggi che offrì una sala del Campidoglio al boicottaggio d’Israele. Relatrice Ann Wright, leader della Freedom Flotilla, l’imbarcazione che sotto la bandiera umanitaria aveva cercato di portare solidarietà a Hamas. Sempre in quegli anni, un altro sindaco grillino, Filippo Nogarin difese uno striscione appeso , non lontano dal municipio: “Fermare il genocidio a Gaza, Israele vero terrorista”, recitava. Nogarin parlò di “una frase generica”, di uno “striscione che aiuta a sviluppare un ragionamento”,  che “per me  può restare lì”. Erano gli anni del M5s d’opposizione. Si proponevano sette passi per strangolare letteralmente Israele, fra cui il blocco di tutte le commesse di armi italiane nei confronti di Israele, lo stop degli accordi commerciali con le aziende israeliane che operano nei Territori e l’obbligo per l’Ue di identificare l’origine di ogni prodotto importato da Gerusalemme.  Altri tempi e altri protagonisti, si dirà. Vicende passate di cui Giuseppe Conte non ha responsabilità. Oggi il capo grillino rivendica di aver “condannato senza esitazione Hamas”. Gli suggeriamo però una cosa: querelare il presidente di una comunità ebraica non è il modo più convincente di dimostrare di non essere antisemiti. A meno che non la si pensi, in salsa local, come la pensava qualche anno fa Alessandro Di Battista: “Sono le azioni del governo israeliano la benzina gettata sul fuoco degli antisemiti nel mondo”.

Di più su questi argomenti: