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Il caso

Tarchi spiega a Pagliarulo (Anpi) cosa vuol dire essere veri antifascisti

Nicola Mirenzi

Il politologo dell’Università di Firenze, rimane incredulo di fronte all'intervento del presidente dell'Anpi: "Mi sembra un uso della ricerca storica a fini politici. Direi: una strategia della diffamazione”

L’unico che ha sempre evitato di chiamare “fascista” è Vladimir Putin, nonostante la vasta letteratura esistente in materia. Per il resto, Gianfranco Pagliarulo – presidente dell’Anpi senza essere stato partigiano – dà la caccia al “fascio” con imperturbabile creatività, stiracchiando il concetto fino a far rientrare nell’etichetta anche il serio e autorevole Marco Tarchi. “Storico sostanzialmente legato al fascismo”, lo ha definito nel suo intervento alla Camera, mercoledì, in occasione della presentazione delle proposte di legge sul contrasto ai fascismi, promosse dal Partito democratico. Mentre Tarchi del fascismo è uno studioso, non un militante, con una bibliografia che dal Ventennio arriva alla destra europea e ai più recenti soprassalti populistici. Era appena arrivata, la segretaria del Pd, Elly Schlein, nella sala Berlinguer, quando Pagliarulo legge una definizione del regime scritta da Tarchi. “In modo elegante”, dice, “disegna bene il fascismo”. Approvandone il merito. E sottintendendo che se l’ha scritta un fascista, è ancora più vera. Quando facciamo ascoltare l’intervento a Tarchi, politologo dell’Università di Firenze, precipita nell’incredulità. “Mi fa sentire meglio?”. Poi, si ripara nella risata dell’uomo messo di fronte all’assurdo. “Che vuole che le dica? E’ ridicolo”. Infine, risponde: “Io non sono legato al fascismo. Per una dozzina di anni, ho militato nel Movimento sociale italiano. Esperienza che ho sottoposto a una severa autocritica personale. Non ho fatto abiure. Ma un profondo esame di coscienza sì. Quello di Pagliarulo mi sembra un uso della ricerca storica a fini politici. Direi: una strategia della diffamazione”.

Nelle parole di Pagliarulo il fascismo è una categoria antropologica, anziché una realtà storica. “Rivela una concezione razzista dell’appartenenza politica”, dice Tarchi. “Se sei stato nel Msi, sei bollato a vita in ogni ambiente, qualunque siano le tue reali opinioni. È un marchio indelebile. A meno che, ovviamente, tu non sia passato dall’altra parte, come è capitato a vari esponenti della sinistra”. Questo non significa che Tarchi non abbia un giudizio netto del fascismo. Ma “è molto diverso da quello di Pagliarulo”, perché “si basa su analisi scientifiche, non su umori o intenzioni politiche”. E invece, secondo Pagliarulo, la battaglia contro il fascismo è ancora in corso. E si combatte qui e ora. C’è il pericolo, ha detto, di “una torsione autoritaria, oscurantista, nazionalista, che richiama alcuni capisaldi del fascismo”. Prova ne sia la “sequela impressionante di provvedimenti sostanzialmente autoritari e repressivi del governo, tra cui le cariche nei confronti degli studenti pochi giorni fa a Torino”. Così come l’enfasi “sulla parola nazione” della presidente del consiglio. 

Fatti così poco circostanziati da far immaginare come sarebbero stati accolti nel dibattito dell’assemblea costituente. Dove gli avversari delle norme per la repressione dell'attività fascista (soprattutto, liberali e monarchici) ne contestarono l'istituzione dicendo che una legge speciale avrebbe potuto rappresentare un vulnus alla libertà d'espressione di tutti. Obiezione a cui rispose il fenomenale giurista e partigiano cattolico Giuseppe Bettiol, relatore della legge, spiegando che le norme anti fasciste erano state pensate non per “colpire il pensiero politico come tale”, bensì per sanzionare il pensiero politico che si traduce “concretamente in una determinata attività, pericolosa e dannosa per l’ordine democratico”. Valutando che dopo “cinque anni” avrebbero potuto decadere automaticamente. Visto che il fascismo sarebbe stato sufficientemente alle spalle. 76 anni dopo, invece, siamo ancora qui. Con la brigata Pagliarulo che reclama con allarme altri provvedimenti speciali. E un pacato e serio professore come Marco Tarchi tacciato di fascismo. Non per quel che ha fatto. Ma per quel che è.

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