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Bandiera Bianca

Nella vicenda di Valditara, la Resistenza e l'Anpi quel che manca è la logica

Antonio Gurrado

Il ministro dell'istruzione vuole coinvolgere all'insegnamento della Resistenza nelle scuole non solo l'Associazione nazionale partigiani ma anche altre associazioni, che però si identificano nell'Anpi

Un filosofo razionalista seicentesco, di quelli convinti che la ragione fosse un infallibile calcolatore in dote a ogni essere umano, si trovò per caso a leggere i quotidiani di stamattina. Apprese così che il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara aveva in animo di coinvolgere nel protocollo di insegnamento della Resistenza nelle scuole non solo l’Anpi ma anche altre associazioni di partigiani. Pur non essendogli chiarissimo cosa fosse la Resistenza, il filosofo razionalista seicentesco non mancò di notare che le alternative erano due: o questa Resistenza era stata opera di gruppi diversi di partigiani, e allora era giusto aprirne la celebrazione scolastica a quante più associazioni fosse possibile; oppure essa Resistenza era stata opera di un unico gruppo di partigiani, la cui rappresentanza esclusiva spettava all’Anpi.

 

Con una certa sorpresa, invece, il filosofo razionalista seicentesco venne edotto che, secondo l’Anpi, la Resistenza era stata opera di gruppi diversi di partigiani, ma che tutti loro trovavano rappresentanza nell’Anpi, la quale dunque bastava e avanzava per parlare di Resistenza nelle scuole, senza che il Ministro aprisse il protocollo anche ad altre associazioni di partigiani, delle quali tuttavia l’Anpi sosteneva il lavoro confrontandosi con esse in un forum unitario. Di fronte all’ammirevole logica dei nostri tempi, il filosofo razionalista seicentesco non poté che rallegrarsi di essere morto da trecento anni e rotti.

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